Figli e figliastri?!?
(ilfattoquotidiano.it)
di Luca Pisapia
I miliardi di perdite del Manchester City alla prova del fair play finanziario
Regolamento Uefa alla mano, il club dello sceicco Mansour sarebbe fuori dalle competizioni europee a causa delle paurose perdite di bilancio. Ma come già accaduto in passato, il massimo organismo continentale del calcio chiuderà gli occhi per non perdere la potenza della società
La tanto decantata regola del fair play finanziario voluta dal presidente della Uefa Platini si trova ora davanti all’ostacolo più atteso: quello rappresentato dal Manchester City. Un club per il quale lo sceicco Mansour di Abu Dhabi dal 2008 ha investito oltre 1 miliardo di sterline, facendolo diventare una superpotenza mondiale (anche se i risultati in campo europeo non sembrano confermarlo) in contravvenzione a ogni principio di equità e lealtà sportiva. Istituito nel 2009 per evitare che solo le squadre con dietro grandi investitori fossero in grado di competere a livello europeo, il fair play impone alle società di non spendere più di quello che guadagnano. Nel 2014 saranno conteggiati i bilanci delle due stagioni precedenti: 2011-12 e 2012-13. Biennio in cui le società non possono dichiarare perdite superiori ai 45 milioni di euro, né avere i passivi ripianati della proprietà. Le pene per chi non rispetta questa regola partono dalle multe e arrivano fino all’esclusione dalle coppe.
Ma le società hanno già trovato diversi escamotage per aggirarla: sponsorizzazioni mascherate; finti investimenti nei settori giovanili; quotazioni in borsa e/o ricapitalizzazioni; o addirittura, come nel caso del Trabzonspor, la costruzione di opere pubbliche. Eppure, quello del Manchester City è un caso limite. Venerdì, al momento di rendere pubblico il bilancio della stagione 2011-12, dove le perdite ammontano a 98 milioni di sterline – in un solo anno quasi il triplo dei 45 milioni di euro consentiti in due anni – al City hanno dichiarato che “date le facilitazioni permesse, il club si sente di avere ottemperato alle regole del fair play finanziario”. Vediamo se e come questo possa essere possibile. Innanzitutto il City si fa forza di avere dimezzato il passivo rispetto al 2010-11, dove fu di 197 milioni di sterline (record), ed è vero che la Uefa “riconosce e promuove” i trend positivi di abbattimento delle perdite.
Non si capisce però come, se già dal 2010 si sa che nel 2011-13 le perdite devono limitarsi a 45 milioni di euro, possa essere accettato un passivo di 225 milioni di euro (197m di sterline) l’anno prima per poi dimezzarlo. Così com’è aleatoria la giustificazione che sul monte ingaggi – che nel bilancio 2011-12 ha superato i 200 milioni di sterline (altro record) – gravino i contratti firmati prima del 2010. Non solo dopo il 2010 sono stati acquistati e stipendiati campioni come Aguero e Nasri, ma nel 2011 è stato anche stipulato un accordo con Etihad come sponsor dello stadio e della squadra, per una cifra vicina ai 150 milioni di sterline: inserite come voci attive negli ultimi bilanci. Peccato però che Etihad sia la compagnia di bandiera di Abu Dhabi, la cui famiglia reale è proprietaria del City, e si configuri così un gigantesco conflitto d’interessi in contravvenzione alla regola principe del fair play: ovvero che il proprietario non può iniettare liquidi nel club sotto forma di sponsorizzazioni.
Non solo. Il City si fa forza di una nuova cittadella di allenamento da costruirsi a ridosso dello stadio: un progetto faraonico da 140 milioni sterline per un complesso che ospiterà anche il settore giovanile. Anche qui, la Uefa ‘scarica’ dai passivi tutti gli investimenti fatti per i settori giovanili. Ma, se è opinabile in sé che questi soldi, investiti in campi riscaldati, hotel e piscine, servano a promuovere il calcio di base e lo sviluppo dello sport a livello giovanile, di sicuro i lavori non sono ancora cominciati e questa spesa difficilmente potrà essere messa a bilancio prima del 2013. Detto ciò, le preoccupazioni per gli sceicchi sono minime. Non solo la Uefa non vorrà mai rinunciare all’indotto che genera una superpotenza come il City, negandole l’iscrizione alle coppe. Ma basti pensare che delle 23 squadre cui la Uefa aveva congelato i premi perché non avevano ottemperato al fair play finanziario, a ben 16 di loro la settimana scorsa è stata revocata sanzione. Ecco perché, se la Uefa ha già preferito chiudere un occhio nei confronti di squadre come Atletico Madrid, Sporting Lisbona, e Rubin Kazan, al cospetto della potenza di fuoco economica del Manchester City, è sicuro che Platini gli occhi se li benderà entrambi ben volentieri.