Joe Strummer, l’anima dei Clash. Cresce il mito a 10 anni dalla morte
Se n’è andato all’improvviso dieci anni fa sotto Natale, il 22 dicembre 2002, un mese prima che il suo gruppo, The Clash, entrasse nella Rock and Roll Hall of Fame, il «museo» riservato ai grandissimi del rock. Quel giorno li introdusse The Edge, il chitarrista degli U2: «Per me - disse - i Clash sono, con i Rolling Stones, la band di rock and roll più grande della Storia».
Joe Strummer, che era nato con il nome di John Graham Mellor ad Ankara, Turchia, era figlio di un diplomatico britannico e di un’infermiera, ed era cresciuto al Cairo, a Città del Messico, a Bonn. A Londra, alla scuola d’arte, era diventato vegetariano e aveva fondato il primo gruppo, i 101’ers, che nel 1976 aveva lasciato per i nascenti The Clash: già si faceva chiamare «Strummer», strimpellatore, e già faceva il chitarrista ritmico, l’autore e il cantante.
Nel 1977, anno del Giubileo d’argento della Regina Elisabetta II e dell’esplosione del punk, The Clash firmano un contratto con la multinazionale Cbs, scatenando le invidie degli altri gruppi della vispissima scena londinese e naturalmente anche la scomunica dei puristi. Già in quel momento si sarebbe dovuto capire ciò che con gli anni divenne lampante, e cioè che il gruppo apparteneva più alla storia del rock and roll - da Elvis Presley all’hip-hop allora nascente - che alla moda del momento, alla ribellione ai maestri coltivata ed esibita dalla generazione punk.
Se in questi dieci anni il mito di Joe Strummer è cresciuto oltre ogni aspettativa è proprio per questo, per quella sproporzionata ambizione di riassumere in sé tutta la musica del mondo che è propria del rock e che Strummer e i Clash furono tra gli ultimi a incarnare. Nei loro album, soprattutto il doppio (venduto al prezzo di un solo disco) London Calling, e nel triplo (venduto al prezzo di un doppio) Sandinista!, usciti nei primissimi Anni Ottanta, c’era tutta la musica dei vent’anni seguenti, dal rock chitarristico all’elettronica, dalle ritmiche caraibiche ai primi barlumi di grunge.
Questa sera, in ogni parte del mondo, qualcuno suonerà in memoria di Strummer: i siti a lui dedicati riportano un calendario che va da Buffalo (Usa) a Chicago, Dublino, Edimburgo, Brighton, naturalmente Londra, Los Angeles, New York, Osaka, Phoenix, Portland, Stoccolma, Salonicco, Tokyo, e che comprende anche alcune località italiane. In tv, il canale Studio Universal stasera in seconda serata trasmette Il futuro non è scritto - Joe Strummer, il bel documetario del 2006 diretto da Julien Temple che ripercorre la vita di Strummer attraverso materiali d’archivio e il ricordo di chi l’ha conosciuto bene.
Molti di questi avvenimenti serviranno a finanziare e a promuovere le attività di Strummerville, l’associazione che gestisce l’eredità artistica di Joe Strummer, che tra i garanti ha anche Damien Hirst e che finora si è dedicata soprattutto a offrire opportunità a nuovi gruppi musicali, a Londra e a Bogota, Colombia.
http://www.lastampa.it/2012/12/22/spettacoli/a-anni-dalla-morte-cresce-il-mito-di-joe-strummer-anima-dei-clash-F5vd6WoRtCUYp7Kdk3MuCO/pagina.html