Autore Topic: Lazio, Simone Inzaghi 20 anni dopo  (Letto 444 volte)

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Lazio, Simone Inzaghi 20 anni dopo
« : Domenica 1 Marzo 2020, 12:00:20 »
www.corrieredellosport.it



Venti anni dopo il trionfo del Duemila, una squadra intera vola sotto la Nord, ora, più che mai, l’inno di Battisti come colonna sonora di un sogno da scudetto: “cieli immensi e immenso amore” cantano giocatori e tifosi, come se il tempo non fosse mai passato da quel 14 maggio. La Lazio è appena tornata in testa al campionato da sola e non più per una notte ma almeno per una settimana, ammesso che si torni subito in campo. La vittoria contro il Bologna e il rinvio di Juve-Inter hanno spinto i biancocelesti a più 2 su Ronaldo e addirittura a più 8 su Lukaku, al quale manca anche la partita contro la Samp. Emozioni nel segno di Simone Inzaghi, che quella domenica segnò un gol contro la Reggina e ieri ha dipinto dalla panchina il ventunesimo capolavoro consecutivo della Lazio: 17 vittorie e 4 pareggi, una striscia senza precedenti, che può avere il sapore del trionfo.
Oggi ci sentiamo di dire che non sono i gol di Luis Alberto e Correa lo specchio di cosa sia questa squadra che gioca in Italia un calcio unico e forse irripetibile, sicuramente il più divertente degli ultimi anni: è l’abbraccio del Tucu a Caicedo, dopo il 2-0, a farci capire che nella Lazio c’è qualcosa di magico, di intenso e di travolgente, perché non capita spesso che un titolare rientri al suo posto e dedichi la rete al compagno che lo aveva sostituito così bene da far pensare ad un cambio di gerarchie tra loro. Nella Lazio non esiste più, da qualche mese, l’interesse personale di uno piuttosto che dell’altro, esiste solo un gruppo che si divide tra il campo e la panchina vivendo questa corsa verso lo scudetto come fosse una scampagnata tra amici e nel frattempo la Juve e l’Inter sembrano squadre inquiete, talmente sotto stress da dare all’esterno un’immagine di insicurezza. Inzaghi primo in serie A, Inzaghi primo in serie B, evento unico e forse irripetibile pure questo: due fratelli padroni del calcio italiano. E quanto ci sia di Simone nella Lazio che vola è abbastanza evidente: il gioco, l’unità e, in certi momenti, anche l’umiltà che lui non possedeva da attaccante ma che poi ha scoperto da allenatore. Ogni mossa preparata spiegando alla squadra le sue scelte: Vavro e Caicedo, tra i più determinanti a Genova, finiti in panchina contro il Bologna, travolto per mezzora dalla fantasia biancoceleste e poi capace di segnare due gol (annullati) e di mettere in difficoltà la nuova capolista. La Lazio ha resistito, ha capito che per una volta non era la giornata di Immobile e ha gestito il successo senza più dare spazio allo spettacolo: un segnale di forza importante, davanti al vecchio amico Sinisa, festeggiato come se fosse ancora oggi nella Lazio come il 14 maggio del Duemila. Tu chiamale, se vuoi, Emozioni... per dirla alla Battisti.

           

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