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All'Olimpico i biancocelesti dominano in lungo e in largo con i bianconeri di Guidolin. Ledesma sbaglia un rigore, Champions a -2.
Lazio da sballo. La squadra di Petkovic liquida con un secco 3-0 la malcapitata Udinese e consolida il quinto posto a soli due punti dall'accoppiata Inter-Fiorentina. I trentamila dell'Olimpico applaudono i propri beniamini autori una prestazione da leccarsi i baffi. Tanti, viceversa, i problemi da risolvere per Guidolin.
LA PARTITA - Senza storia fin dall'inizio. Petkovic lascia Hernanes in panchina, per una staffetta gia' programmata con Ederson; Klose unica punta a dialogare con il solito centrocampo folto e dinamico. Guidolin risponde con Maicosuel in appoggio a Di Natale e Armero preferito a Pasquale. Il monologo biancoceleste comincia subito, tanto che gia' al 12' la Lazio potrebbe passare. L'arbitro Calvarese concede il rigore per un mani di Badu in area su tocco ravvicinato di Radu. Ledesma va sul dischetto ma la sua conclusione trova prontissimo Brkic alla deviazione in tuffo. La banda Petkovic non si scompone e riparte a testa bassa come se niente fosse; in un minuto si consuma la svolta della gara. Al 16' Di Natale scuote la traversa con una punizione al veleno, sessanta secondi dopo i biancocelesti passano grazie a una conclusione mancina di Gonzalez innescato alla grande da capitan Mauri. L'Udinese crolla e si consegna a un avversario in serata di grazia. Naturale conseguenza di cotanta supremazia e' il raddoppio che arriva poco dopo la mezz'ora. Klose arriva puntuale alla realizzazione con la precisione di un orologio svizzero; il bomber tedesco, innescato da un altro servizio geniale di Mauri, si invola verso la porta e fa secco Brkic con un preciso rasoterra.
I secondi quarantacinque minuti si trasformano in una passerella della Lazio che mette il sigillo a una serata super con il gol gioiello di Hernanes; punizione pennellata del brasiliano e pallone in buca d'angolo. La Lazio torna in piena zona Champions e, udite udite, si porta a sole sei lunghezze dalla Juve capolista. Petkovic si gode la sua creatura, mentre Guidolin ha molto da lavorare.
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