Questa definizione ci accompagna da tempo immemore, e per noi è sempre stata curiosa, se non misteriosa.
Tutte le volte che veniva applicata al pallone fin dalla nostra infanzia ci veniva spiegata con un'accezione negativa, cioè che un ritorno di un calciatore alla base dopo essere stato impegnato altrove, non sarebbe mai stato un buon affare.
Ci è tornata in mente per via del paventato o agognato (dipende dai punti di vista) ritorno di Milan Badelj in maglia biancoceleste.
Negli anni settanta, ai prodromi della nostra fede calcsitica, ricordavamo il curioso caso di Alessandro Abbondanza e Pietro Manservisi che sembravano fare la spola tra la Lazio e il Napoli. Loro sono i primi cavalli di ritorno che ci vengono in mente.
Poi chi altri? Carletto Perrone, che giocò una stagione in giallorosso? Sicuramente Alen Boksic e naturalmente Paolo di Canio, anche se nel suo caso era passato troppo tempo, e forse il significato più pregnante del termine è meglio indicato per i ritorni a stretto giro di posta