Autore Topic: Calcioscommesse, Mauri nega tutto «Nessun rapporto con gli zingari»  (Letto 674 volte)

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Giglic

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Il laziale ha ammesso solo l'amicizia con Zamperini. Il gip ha chiesto a Milanetto di altre partite truccate: c'è Genoa-Samp



CREMONA - Dai ritiri a Formello alla cella quattro metri per quattro che divide con due compagni marocchini. Dal pullman granturismo della squadra, al cellulare della polizia penitenziaria.Se nel giro di poche ore la vita fa una capriola e da capitano della Lazio ci si ritrova in carcere con l’accusa di associazione a delinquere finalizzata alla frode sportiva, l’interrogatorio di garanzia davanti al gip diventa il rigore che non si può sbagliare. Stefano Mauri si presenta carico e nega tutto: «Non sono uno scommettitore, non ho mai truccato partite, non ho mai avuto contatti con gli zingari. Zamperini? E’ un amico, le accuse nei suoi confronti mi paiono impossibili».
 
Dopo tre giorni di carcere Mauri arriva in procura con il cappuccio di una felpa nera calato sulla testa, scortato dagli agenti infila una porta laterale e si siede ad aspettare il suo turno. Che arriverà dopo tre ore di attesa, dato che prima tocca a Omar Milanetto e a Marco Turati. L’ex giocatore del Genoa ora al Padova lancia la bomba: «Ci sono altri incontri manipolati» oltre a quelli finiti nell’inchiesta dei magistrati di Cremona, dice al gip Guido Salvini e al pm Roberto Di Martino. Il quale, durante una pausa, ammette che «sono emerse nuove evidenze».
 
In particolare su un match ancora indedito per le indagini, ovvero il derby Genoa-Sampdoria, sul quale ruotano con insistenza le domande degli inquirenti. Insomma, l’elenco delle gare alterate o oggetto di tentativi di combine si allunga e il capo della procura allarga le braccia: «Questa inchiesta potrebbe andare avanti ancora chissà per quanto. Sembra di svuotare il mare con un cucchiaino».
 
Mauri, secondo l’accusa, era parte integrante del sistema, manifestando «la sua costante disponibilità a favore del gruppo degli zingari ad alterare in cambio di denaro il naturale risultato di partite della Lazio nel campionato 2010-2011». In concreto, avrebbe partecipato «quantomeno alla manipolazione di Lazio-Genoa del 14 maggio 2011 e Lecce-Lazio del 22 maggio» e con l’approssimarsi di questi incontri avrebbe infittito i rapporti con gli altri membri dell’associazione. In particolare con l’amico Alessandro Zamperini, che per il gip «costituiva il costante strumento di mediazione tra gli zingari e i calciatori, corrotti o corruttibili, della serie A». Il 25 maggio gli investigatori segnalano un loro incontro all’Hotel Raffaello di Modena, propedeutico ad accordi manipolatori.
 
Mauri, davanti al gip, riferisce di una realtà ben diversa: «Conosco Zamperini da una vita, siamo amici. Mi trovavo a Miami quando ho letto sul giornale del suo arresto: ero sorpreso, incredulo». I due, stando alla ricostruzione degli investigatori che hanno lavorato sulle celle telefoniche, erano insieme a Formello il giorno prima della sfida col Genoa. E per tenere i contatti, secondo l’accusa, Mauri avrebbe usato una sim intestata a Samantha Romano. Sulla questione il capitano della Lazio «ha chiarito e dato spiegazioni - afferma il suo avvocato Matteo Melandri - che saranno ora oggetto di verifiche». La procura però non appare troppo soddisfatta: «La motivazione circa la scheda appare poco plausibile, diciamo appiccicata». I legali di Mauri hanno presentato istanza di scarcerazione, venerdì si saprà se può tornare a casa.
 
Nel frattempo il pm vuole interrogare al più presto Milanetto: «La situazione è complessa - trapela - sono emersi aggiornamenti improvvisi». Ovvero altre partite come Genoa-Sampdoria che sarebbero finite nel mirino dell’organizzazione gestita da Singapore con il braccio operativo degli ungheresi. Un sodalizio criminale nel quale le società risultato sempre più compromesse. Come avrebbe confessato Turati, le combine sulle partite del Grosseto e dell’Ancona sarebbero state fatte in seguito ad accordi tra direttori sportivi e dirigenza dei club, confermando così i sospetti degli inquirenti convinti da tempo che il giro di scommesse non riguardi solo i calciatori.

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