Autore Topic: LAZIO/Calcio: Mercato, rosa mastodontica, idee poche e confuse.  (Letto 830 volte)

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Giglic

LAZIO/Calcio: Mercato, rosa mastodontica, idee poche e confuse.
« : Martedì 22 Maggio 2012, 06:32:32 »
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Tanto, troppo tempo fa, ogni calciofilo aspettava l’estate per le meritate vacanze, durante le quali ritemprare lo spirito. Su spiagge affollate, sotto il solleone, consumava la lettura rituale dei quotidiani sportivi alla ricerca di notizie su cui costruire sogni e propositi di vittoria. In estate ogni tifoso si sentiva campione, immaginava un’annata di successi idealizzando ogni acquisto concluso dalla propria società. In serate afose egli si confrontava orgoglioso al bar con colleghi di fede diversa ed alla fine della tenzone tirava fuori la fatidica moneta da inserire nel juke-box per ascoltare il tormentone estivo. Erano bei tempi, contrassegnati da rose la metà di quelle attuali, composte perlopiù da calciatori indigeni e qualche giovane del vivaio.

Poi tutto è mutato: l’estate oggi è sempre più incerta, arriva tardi e ci abbandona presto, cancellando prematuramente ambizioni e desideri. Le società iscrivono rose multietniche, assomiglianti a bibliche torri mesopotamiche. Il fenomeno riguarda tutti, anche le opulente metropoli del nord, anch’esse schiacciate dal peso di una crisi epocale. Il calciomercato estivo ha ormai l’aspetto di un tavolo spoglio, sotto al quale una muta di fiere si disputano le poche briciole disponibili. Come barbari sportivi le maggiori realtà pedatorie  continentali scendono nella penisola saccheggiando ogni oncia di talento, munite di denaro frusciante messo a disposizione da mecenati ansiosi di impreziosire i propri giocattoli. Alle italiche società, poco lungimiranti in termini di giovani, non rimane che affidarsi ad anziani tenori al crepuscolo o scommesse esotiche che presentino anche qualche vantaggio fiscale. Il tutto pur di sfangare la stagione e raschiare quanto più possibile il barile televisivo, consapevoli che è sufficiente un’effimera vittoria nazionale o una qualificazione a luccicanti manifestazioni per restituire il sorriso ai propri tifosi.

La Lazio veleggia in questo mar morto dando l’impressione di navigare a vista, senza una rotta predefinita: il presidente annuncia l’ingaggio di un allenatore esperto in competizioni europee? Et voilà, dal cilindro spunta tal Ballardini, talmente coeso da tenere fuori rosa due dei pezzi da novanta della squadra per “scelta tecnica” (leggasi divergenze contrattuali). Durante un gelido mercato di riparazione lo stesso presidente annuncia colpi sensazionali salvo poi ripiegare frettolosamente su obiettivi secondari negli ultimi minuti di contrattazioni. Ne consegue che la Lazio è un’eterna incompiuta, cui mancano sempre pochi spiccioli per fare un soldo. Quest’aspetto irrita l’ambiente ancor più delle battaglie legali condotte dalla dirigenza o degli scandali che ciclicamente vedono coinvolti dei tesserati.

Eppure il tifoso laziale non ha molte pretese: è abituato a vincere col contagocce e sovente viene etichettato per ciò che non è, una specie di nostalgico razzista strumentalizzato da non si sa chi. Non è così. Egli possiede spiccato spirito critico che esterna a volte con dissacrante ironia ed è poco incline a farsi prendere in giro: ciò che chiede è solo un po’ di chiarezza, ad esempio conoscere, anche approssimativamente,  il budget da investire sul mercato o magari sapere chi sarà l’allenatore della prossima stagione, quale squadra gli verrà consegnata e se verrà allestita in base ai suoi convincimenti tecnici. Poi gli piacerebbe conoscere i motivi per cui vengono rinnovati contratti a giocatori di secondo piano nonostante una rosa che ad oggi conta una quarantina di elementi e via dicendo.

Purtroppo oggi la tanto decantata coesione è un miraggio tra una dirigenza che segue un modus operandi incomprensibile e un nugolo di tifosi-detrattori ai quali veramente non va bene nulla, neanche quel poco di buono combinato. Questi ultimi sono degli integralisti che si definiscono scippati della lazialità dal demone presidenziale, a cui non oppongono alternativa ed ai quali interessa solo che il nemico abbandoni il campo per poi dirla alla Guccini “e a culo tutto il resto!”. Tra i due poli, proprio nel mezzo, ci sono altri sostenitori ai quali poco importa di scalate borsistiche, di scorciatoie fiscali, sponsor inesistenti, colpi di fulmine campani o beghe istituzionali. Questi sventurati non hanno manie di protagonismo, occupano abitualmente il loro posto allo stadio e sostengono la Lazio incondizionatamente, per pura passione. In cambio chiedono solo di potersi innamorare di una realtà che li inorgoglisca e gli restituisca la fierezza dei colori che indossano. Non sembra poi molto. L’estate è alle porte, ma fuori piove ancora, incessantemente.


Francesco Di Cicco 

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