Autore Topic: Indignati contro la crisi  (Letto 12363 volte)

0 Utenti e 1 Visitatore stanno visualizzando questo topic.

Offline satanasso

  • Biancoceleste DOP
  • *****
  • Post: 791
  • Karma: +101/-3
  • Sesso: Maschio
  • "A volte sei tu che mangi l'orso"
    • Mostra profilo
Re:Indignati contro la crisi
« Risposta #140 : Giovedì 20 Ottobre 2011, 16:38:05 »
Senonche', da un lato mi resta il dubbio sulla gestione della sicurezza per come e' stata pensata e posta in essere dalle istituzioni, dall'altro, e qui penso alle forze democratiche e di sinistra, credo che la ricerca di una possibile convergenza su obiettivi comuni sia attualmente difficilissima; persino l'interessantissima esperienza di atenei in rivolta e' fortemente pressata fra l'elaborazione di obiettivi concreti e pragmatici ed un'anima ideologica da rincorrere. Le contraddizioni sono tante e troppe. Urge soprattuto affrontare il tema della violenza, a costo di autosospendere le mobilitazioni. Concordo infatti sull'analisi che considera una parte del movimento permeata dalla logica violenta; permeata e non collusa, sia chiaro. Le forze di sinistra si stanno allontanando con le loro farisaiche condanne dopo aver avuto l'idea di appendere il cappello. Un servizio d'ordine autoprodotto richiederebbe disciplina, mezzi, capacita' che il movimento non ha. E, non ultimo, l'esperienza tragica e degenerativa del fu servizio d'ordine di LC fa drizzare i capelli. Meglio fermarsi che riaprire la stura a derive liberticide. Di Pietro, ahime', invoca una legge Reale bis. No per carita' meglio fermarsi.

Prendo spunto come al solito dalle parole del divino 8) benvolio.
Sono assolutamente d’accordo con lui sulla opportunità/necessità di autosospendere le manifestazioni.
Nelle attuali condizioni non è possibile garantire che gli episodi a cui abbiamo assistito non si ripetano. Sono stati commessi errori gravissimi prima e durante il corteo.
Personalmente credo che al fondo vi sia una contraddizione politica enorme.
Dal momento che tutti (non solo gli organizzatori) sapevano che la manifestazione avrebbe avuto toni accesi, non si è assolutamente tentato, nelle settimane e nei giorni precedenti il corteo, di dichiarare pubblicamente l’intenzione di sfilare pacificamente.
Questo tipo di iniziativa, anche se certamente non determinante nel prevenire le violenze, avrebbe comunque mandato un messaggio chiaro e inequivocabile ai violenti di non accettazione delle loro pratiche.
Il fatto di essere scesi in piazza senza una piattaforma programmatica e rivendicativa, poi (come detto), ha peggiorato la situazione. Si è convocata una manifestazione di pura e generica indignazione, aprendo di fatto la strada all’espressione violenta della stessa.
Ogni piattaforma politica detta una strategia politica.
Se si manifesta contro tutto e tutti, indiscriminatamente, non ci si può stupire che chiunque manifesti con le proprie parole d’ordine, le proprie inclinazioni, i propri intendimenti egemonici.
Si è deciso invece di non fare nulla, preservando l’unità e la sacralità del corteo e lasciando che proprio al suo interno si potesse trovare una sorta di mediazione/conciliazione che permettesse in extremis alle varie anime della manifestazione di coesistere.
Quella mediazione è drammaticamente fallita. E non poteva non fallire.
Ancora non mi capacito della sottovalutazione della rottura politica che si è consumata all’interno del movimento tra le sue due anime più radicali già da qualche mese e delle conseguenze che quella rottura avrebbe prodotto. Leggete questo comunicato che traggo dal sito di un importante csoa del nord. Qui c’è tutto (sorvolo sulla qualità dello scritto):

In Italia la giornata del 15 ottobre ci consegna una realtà che mentre scriviamo viene descritta fotogramma per fotogramma dai tg e dai siti informativi, come il giorno in cui un manipolo di teppisti si é impossessato di una giusta causa ed ha rovinato tutto.
Più o meno le stesse parole di Mario Draghi, e quelle di Bersani che si spinge più in là, chiedendo a Maroni di riferire in parlamento nei prossimi giorni perché, come per il 14 dicembre dello scorso anno, si ha paura che i ragazzi colorati con le tende o avevano al loro interno qualche infiltrato di Kossiga memoria, o che le forze dell’ordine abbiano “lasciato fare” il manipolo di teppisti apposta.
La realtà ancora una volta è un’ altra e va ben al di là di queste considerazioni e di quelle che iniziano a circolare tra il movimento.
Al 15 ottobre ci si è arrivati in una situazione assurda, dove gli organizzatori dei comizi finali in piazza San Giovanni, avevano desistito da tempo di sfilare verso i palazzi del potere romano, che era l’unica cosa incisiva in una giornata del genere. Le iniziative dei giorni scorsi volevano smorzare e incanalare una rabbia diffusa e irrapresentabile che oggi si è manifestata in tutta la sua espressione.
Può anche essere vero che all’inizio la giornata avesse preso una piega difficile da spiegare (ma più comprensibile di altre volte se possiamo dire) con l’attacco a banche, Suv e compro oro, ma poi quello che si è visto è stato tutt’altro che qualche gruppo di esagitati, infiltrati, carabinieri o fascisti che dir si voglia nei social network.
Si è visto un corteo di giovani, per lo più giovani, non rappresentati da nessuno neanche all’interno del movimento, che in quel “Que se ne vayan todos”, si sono riconosciuti appieno.
Giovani studenti, precari o disoccupati che si sono portati anche la maschera antigas nello zaino, perché pensavano di partecipare ad una giornata di riscossa, un po’ come per il 14 dicembre dell’anno scorso, dove nonostante tutti i calcoli degli organizzatori, il corteo straripò, fuori dai recinti e dalle mediazioni.
Diciamola tutta, se c’era un paese che doveva trasformare l’indignazione in incazzatura di massa, quello era proprio l’Italia, che vive un presente veramente penoso.
La giornata di oggi, piazza San Giovanni nella fattispecie, si è trasformata in ore di resistenza di massa alle forze dell’ordine, chiamate a respingere una rabbia sacrosanta verso un presente di austerity. Magari non è comprensibilissimo ai più, ma le ore di resistenza romana odierna hanno detto chiaro e tondo che al debito, ai sacrifici, alla casta, all’austerity a senso unico, che ribellarsi è qualcosa che può unire, e che può succedere.
Oggi poteva solo succedere qualcosa in più dei piani prestabiliti, era normale, era nell’aria, spiace che ci sia chi non lo ha voluto vedere e si è voluto coccolare il suo orticello fatto di qualche poltroncina con Sel alle prossime elezioni.
Spiace la rinuncia degli organizzatori a puntare dritta verso i palazzi del potere, perché questo ha lasciato di fatto mano libera alla spontaneità, che non essendo indirizzata, ha consumato, dall’inizio, passo per passo, l’attacco a tutto ciò che è considerato simbolo del sistema di iniquità.
Era destino, ed era giusto, siamo nell’Italia dei Berlusconi e dei ceti politici sempre verdi.
Doveva finire con qualche comizio in piazza San Giovanni, è finita con ore di resistenza…
Que se ne vayan todos (ma proprio todos).


Del resto, è a mio modo di vedere urgente fare una valutazione della manifestazione.
In primo luogo, non c’è stata nessuna spontaneità negli eventi. Sono stati il frutto di una programmazione scientifica e di una precisa volontà politica di indirizzarne l’esito.
Senza troppi giri di parole, i violenti hanno riportato una vittoria storica.
Per loro, il movimento è irrappresentabile e nessuna sponda politico-istituzionale (vedi accenno tutt’altro che casuale a Sel e ai presunti abboccamenti con una parte del corteo) deve essere accettata o presa in considerazione. La prima conseguenza è la stretta repressiva che si abbatterà sul movimento e sui soggetti che ne fanno parte, a partire dalla fiom già domani.
Conseguenza prevista, e cercata.
Si vuole imprimere una torsione ultraradicale al movimento, legittimando il ricorso alla violenza nei confronti dei simboli del potere e delle istituzioni che lo rappresentano. E si vogliono tagliare i ponti con tutto ciò che può costituire un canale di mediazione con esse.
Il tema non è nuovo: tra partito(i) e movimento(i), nessun dialogo, nessuna possibile sintesi, nessuna convergenza. Niente cappelli, niente condizioni.
L’azione diciannovista di questa fetta di movimento – che, lo ripeto, non è trascurabile in termini sia qualitativi sia quantitativi – è rivolta a imprimervi un nuovo volto, all’insegna dell’antagonismo, della rebeldia, del conflitto. E permane quella folle e disgraziata estetica (pseudo)rivoluzionaria da presa del Palazzo d’Inverno per cui la violenza scatena effetti palingenetici; per cui nella manifestazione stessa dell’atto violento si distinguono, una volta e per sempre, i buoni dai cattivi; per cui solo il conflitto svela il vero volto delle istituzioni, toglie i chiaroscuri, impone di schierarsi: o da una parte o dall’altra; per cui solo in piazza si manifesta la vera volontà e sovranità del popolo. Questo è il retaggio perverso e retrivo del Novecento, il secolo delle folle. Oggi, diremmo delle moltitudini (‘tacci tua negri).
Quell’azione diciannovista aveva come ragion d’essere una volontà egemonica e la pretesa di imporre le proprie scelte al resto del movimento. Radicalizzando il corteo si è deciso di accendere la miccia conflitto-repressione-conflitto. La repressione annunciata la si è voluta, e fa solo gioco a questi personaggi. Che, nel frattempo, ringraziano e brindano.
Capito Di Pietro, capito Maroni?
Sciarpe rotte eppur bisogna andar

Giglic

Re:Indignati contro la crisi
« Risposta #141 : Venerdì 21 Ottobre 2011, 06:52:39 »
io non capisco cosa costi informarsi prima di dare per scontato che Edward Wollard ed il figlio di Gilmour siano la stessa persona, e che quindi l'intervento sia al veleno.

ti ri-consiglio di usare il tasto ignora, io provvedero' subito cosi da evitare ulteriori risposte stucchevoli da chi si sente perseguitato.

Fai come vuoi, ovviamente, ma prima commenta la notizia, altrimenti ho la sensazione che tu abbia criticato il mio post solo per altri motivi...

zorba

Re:Indignati contro la crisi
« Risposta #142 : Venerdì 21 Ottobre 2011, 18:54:04 »

zorba

Re:Indignati contro la crisi
« Risposta #143 : Martedì 25 Ottobre 2011, 18:02:53 »
Presentati i nuovi 'obiettivi' dei black bloc per le prossime manifestazioni.....

Bella la nuova Freemont in versione 'pantera biancazzura'.

Il problema è: chi la paga la benzina per farla camminare?!?

 ;D ;D ;D ;D ;D





Offline rione 13

  • Biancoceleste DOP
  • *****
  • Post: 1424
  • Karma: +58/-5
    • Mostra profilo
Re:Indignati contro la crisi
« Risposta #144 : Giovedì 27 Ottobre 2011, 16:14:48 »
divieto di manifestare, proiettili di gomma, testate nucleari, 20 anni di galera....un topic che gronda idiozia e becerume.
li dovreste ringraziare i black bloc che vi vengono offerti apposta per tirare fuori tutta la merda che c'avete dentro.

ammazzateve.






 




rocco tanica

Re:Indignati contro la crisi
« Risposta #145 : Venerdì 20 Aprile 2012, 12:34:20 »
ROMA - Blitz del Ros e della Digos, con arresti e perquisizioni, nell'ambito dell'inchiesta sugli scontri e le devastazioni, tra cui l'incendio di un blindato dei carabinieri, avvenuti durante la manifestazione di Roma del 15 ottobre scorso. Le indagini hanno coinvolto soggetti appartenenti all'area antagonista e anarchica nazionale e agli ultras. In manette, tra gli altri, due ultras romanisti e Davide Rossi, militante di Azione Antifascista Teramo, che è stato anche il primo dei non eletti alle ultime elezioni comunali a Teramo nelle liste di Rifondazione Comunista. Tra i tredici ci sono anche soggetti che hanno partecipato agli scontri No Tav. In particolare un manifestate arrestato a Macerata ha un precedente per gli scontri in Val di Susa.
 
In manette due ultras romanisti. Hanno 20 e 27 anni i giovani arrestati nella Capitale: sono stati riconosciuti in piazza San Giovanni mentre attaccavano il blindato dei Carabinieri, poi dato alle fiamme, il primo con una trave di legno ed il secondo con un martello. Entrambi sono noti alla Digos e al Ros per la loro appartenenza al gruppo ultras Offensiva Ultras. Alle spalle hanno alcune denunce.

Perquisizioni anche a casa di un leader della curva Nord. Digos e Ros hanno perquisito anche l'abitazione di un leader della Curva Nord dell'Olimpico, 30 anni, sospettato di aver partecipato attivamente agli scontri. L'uomo è già stato sottoposto più volte al provvedimento di divieto di accesso dove si svolgono competizioni sportive.



rocco tanica

Re:Indignati contro la crisi
« Risposta #146 : Venerdì 20 Aprile 2012, 13:16:27 »
Nella Capitale. Solo a Roma sono stati sottoposti agli arresti domiciliari S.G. (20 anni) e Z.M. (27), noti alla Digos e al Ros per la loro appartenenza al contesto ultras romanista, in particolare al gruppo ultras "Offensiva Ultras", riconosciuti in piazza San Giovanni nell'atto di attaccare il blindato dei carabinieri, poi dato alle fiamme, il primo con una trave di legno e il secondo con un martello. Sempre nella Capitale, le tre persone sottoposte alla misura della presentazione alla polizia giudiziaria sono note per la loro militanza nel movimento antagonista capitolino, in particolare nei movimenti per i diritti dell'abitare come Coordinamento Cittadino di Lotta per la Casa, vicini al centro sociale "Acrobax", e del sodalizio anarchico. Infine, Digos e Ros hanno perquisito un 30enne, sospettato di aver partecipato attivamente agli scontri in piazza San Giovanni.
Appartenente al contesto ultras romanista, leader del gruppo ultras della Curva Nord
 
Ahmadinejād.it