Sta settimana sto tizio s'è superato:
" Per dire, una dele poche partite perse nell'anno dell'urtimo scudetto fu ner famoso lunedì di Fiorentina-Roma, quello der "siamo tutti parrucchieri".
E' inutile, per quanto se sia forti o sperimentali, per quanto i presidenti, i progetti e gli allenatori passino, le rotture de cazzo restano, sempre le stesse. Nce sta gnente da fa, a noi de giocà in giorni in cui de solito se lavora in vista della prossima partita o ce se rilassa mentalmente sempre in vista dela prossima partita (che noi, se sa, ogni giorno della settimana lo passamo in funzione dela prossima partita), nun ce riesce proprio. Ovviamente scrivemo tutto ciò solo pe esse smentiti tra mpar de lunedì, allorché incroceremo l'idea de Luigi Erico co quella meravigliosa che s'è messo in testa l'amabile Conte, ma tant'è, a oggi è così.
Già rovinasse de domenica la settimana che viene non è bello, ma armeno è tradizione. Con gli anticipi ar sabato avevamo smesso de pià per il culo l'inglesi perché giocavano de sabato e co na sconfitta se rovinavano le domeniche. Coll'anticipo ar venerdì s'ariva all'autolesionismo supremo, quello de finì de merda na settimana e rovinasse uiccchend e settimana ventura co soli 10 minuti de fuorigioco sbajati.
Ciò premesso, a Udine er banco de prova è mportante.
C'è da dà continuità all'idea de uscì indenni e vittoriosi, ma soprattutto indenni, non solo co Novara e Lecce, ma pure co squadre de blasone tipo l'Udinese. Cosa sia er blasone poi è tutto da capì, però na squadra de carneadi più Di Natale che ogni anno dà l'impressione de poté vince er campionato pe poi accontentasse den posto in Cempions da quarche parte er blasone ormai ce l'ha.
Ma a Luigi Enrico der blasone altrui non je ne po fregà de meno, ragion per cui è Udine l'occasione giusta pe rispolverà José Angel da Twitter a sinistra, dirottà er poro Taddei a destra e sacrificà na punta, Bojan, pe giocà co ncentrocampista in più, Greco. Ora, Luigi, noi a capitte stamo a fa più fatica de José Angel che pure parla la lingua tua, ma se ce porti a fa no striscione co su scritto “mai schiavi del risultato”, nun poi levà na punta la domenica dopo, artrimenti ala prossima ce toccherà fa no striscione co su scritto "mai schiavi del risultato tranne de insolito venerdì sera nell'operoso nord est".
E' vero, la stamo a pià ala larga, ma der primo tempo, oggettivamente, c'è poco da dì.
Le fasi di studio se protraggono tarmente tanto che pare nesame pe studenti ripetenti fuori corso co l'angoscia de fa sbajà er vicino de banco piuttosto che provà a fa ntema decente. Gli udinesi non ripartono, noi non tessemo, e tutti comunque coremo e se menamo perché nell'operoso nord est, a differenza der fancazzista centritalia, a fine novembre fa freddo davero, no come qua che è ancora estate.
Tra npassaggio sbajato e un lancio story d'antan, ancora pervaso de senso de ingiustizia per il sopruso che in quanto tale lo tramanderà ai posteri nei secoli, Osvardo è quello che davanti s'empegna de più. A tené botta ale folate avverse ce pensa soprattuto, a sorpresa, lazzaro Juan, giocatore tanto forte quanto all'apparenza finito, che pe na domenica, anzi, pe un venerdì, decide de tornà miore in campo.
Per il resto Pjanic ce prova ma intruppa, De Rossi e Gago devono gestì er problema Greco, e a Chiaiar je dice culo che ogni domenica ce sta uno vicino che je fa fa na bella figura. Poi c'è Lamela. Parlamose chiaramente, uno così, ad aveccelo contro, a chi non starebbe sul cazzo? Un pischello de 19 anni senza peli dela barba, sguardo fisso de chi l'ha già viste tutte e capello segato e mpomatato, che gioca ogni palla pe finì su un video de Youtube che poi Repubblica metterà nella colonnina de destra della homepage tra il lupo tenerone e na zinna rubata, uno così irrita. Se poi al primo trampolino che trovi in area, pii e te butti come se in Friuli l'acqua der mare fosse mai stata calda, l'operazione simpatia dela giovane canaja è completa.
Nel mentre, le folate avverse non arivano a dama ma ce so, grazie soprattutto ala spinta sule fasce de Basta da na parte (quer Basta suggerito dar Capitano con apposita maja indossata a Trigoria mesi fa) e de Armero dall'altra. Er problema è che José Angel, uno che come s'accorge de avé perso tre follower su Twitter se fa pià dar panico, a vedé uno che sula schiena c'ha scritto Basta se spaventa e accanna ogni pretesa. Er poro Rodrigo, invece, ce prova pure ad opporre esperienza, mestiere, sostanza, duttilità e aspetto alle cavalcate de Armero, ma sarà la razza superiore, sarà la giovine età, sarà la strafottenza dell'immigrato realizzatosi in Padania che notoriamente diventa più stronzo der padano stesso, Armero fa quello che je pare. Scende, crossa, tira e se leva la palla da solo.
E in effetti questo sembra esse il senso de sta partita: fasse male da soli potrà esse l’unico modo de scongelà sto zero a zero, e questo succederà, ma fra mpochetto.
Prima c’è tempo de bevese, stavolta sì, er the caldo, e de rientrà in campo, con immutate palle congelate ma, forse, co un po de voja de vive e de giocà a pallone in più, ed è subito subito Capitan Presente a scagliare un comodino SVEJEN dalla lunga distanza, e ce manca poco che lo stesso non se vada a inserire alla perfezione nella parete attrezzata PØRTTA, ma se sa, co la roba de Ikea te pare facile, ma poi c’è sempre l’intoppo, che in questo caso è il complemento d’arredo MÄÄNO, montato al volo dall’operaio Handanovic.
Ma se questa combinazione non finisce come sperato, quantomeno rimette mpo de voja de provà a costruì quarcosa de bono, che resista all’usura der tempo, quarcosa de più solido de du passaggi e de ntiro fori, qualcosa tipo un gò. La coppia de pamperi lì davanti a provacce ce prova pure, ma prima il giovane depilato, poi il meno giovane crinuto se perdono tra viti, brugole e mensolette, senza riuscì a mette insieme na cosa che se regga in piedi, e lasciandoce in una situazione de incertezza e precarietà. E a niente serve la serie de capocciate quasi vincenti date da Juan sugli sviluppi de tre calci d’angolo in 30 secondi.
E fra le tante incertezze de na stagione sbilenca ce n’è una che rischia de entrà de prepotenza nel Guinnes dei tifosi, e riguarda l’uomo che non sussurrava a nessuno, sennò poi je risussuravano e quello non lo sentiva. Stekelenburg se erge ormai a caso limite de portiere che dopo 4 mesi ancora non se riesce a capì se sia forte, forte forte, normale, o così così, in una altalena ormai pure prevedibile de parate normali, mezzi miracoli, miracoli interi, mezze papere, papere intere e na caterva de gol inevitabili, de quelli che dici “eh ma non c’ha colpe”, però pensi “mh”. In questo caso, a metà ripresa, se prodiga in un mezzo miracolo, dopo na mischia che la metà basta, e che infatti Basta dice basta e tira a colpo sicuro, ricevendo in cambio un olandofono e Moscardelliano “Sicura questo”, intervento in bello stile che, puntualmente e ciclicamente, ce fa cercà conferme nel compagno de seggiolino o de divano co un “Eeeh cazzo, o vedi che è forte”.
Ma se del doman non v’è certezza, figurate dell’ogg e fatte du conti sull’adess, e infatti la certezza de non pià gò dura poco, nantri dieci minuti.
Quelli durante i quali Luigi Enrico se ricorda che noi mai schiavi del risultato, eccheccazzo, ergo levamo ncentrocampista bono, tipo Gago, e mettemo dentro er putto cantero. Insomma che nse dica che noi se gioca pe pareggià.
E infatti nse pareggia.
Puntuale come le tasse, la morte e un treno che non sia italiano, inderogabilmente, immancabilmente, de riffa, de raffa, de culo, de talento proprio o de sbajo artrui, se rinnova così l’appuntamento cor destino, e più precisamente cor nano che ha detto no! alla Juve, si! alla provincia e forse? all’italiano parlato. Ma in questo caso non c’è niente da dire, non serve argomentare, basta core. Perchè se ce pensi è un miracolo che fino a mo un danese co na felpa de tatuaggi e la vocazione alla dominazione mondiale e un brasiliano triste e stanco e co la vocazione a na vita tranquilla se siano capiti. E infatti a sto giro nse capiscono, José Angel ce mette er suo che in questi casi è sempre troppo, e er forigioco sbajato rimane lì a eterna testimonianza dell’incomprensione tra popoli, ma soprattutto a immediata esultanza de Di Natale, che non je pare vero de potessene annà a fa gò, ma purtroppo pe noi è vero eccome.
Chiaiar, proteso ner vano inseguimento della propria cazzata, se irrigidisce, se tocca senza godere, con gamba de legno guarda er bassotto dela banda artrui esurtà, e stramazza ar suolo.
Panucci, vecchia vorpe, dà subito voce ar pensiero de tutti, rivelando er trucco risaputo per cui, davanti a nerore, accusà no stiramento in un punto qualsiasi der corpo umano po esse l’estremo tentativo de evità ncentinaio de vaffanculo, pure se di norma raddoppia la figura de merda.
A quer punto, pe na città dove è sempre Natale, ce vorebbe nepifania che tutte le feste se porta via, ma il subentrato Cassetti è troppo bellino pe sembrà befana, motivo per cui zompa male e libera Armero sula fascia. Quello, nsia mai fosse stanco ar 90esimo, sgroppa iracondo e giocondo pennella ar centro pe l’isolata Isla bonita a fa batimuro.
E così, pur demeritando ar cospetto nostro ma non ar cospetto dei normodotati friulani, amo perso pure questa. Gnente salto de qualità, gnente serie de risurtati utili (pe quanto pure le sconfitte siano utili, ma noi cominciamo a abusà der concetto), gnente maturazione der gruppo.
Gnente de gnente fino ar 100esimo circa, minuto in cui, giù per su, narrano i dispacci de cronaca nera der Gazzettino de Udine, tal Osvaldo Daniel Pablo detto Erfucipolla, di anni 25, colpisce con ganciocielo ar volto, l’effige di Lamela Erik, di anni 19.
L’Osvaldo, prima si sferrare il maglio perforante, avrebbe attenzionato il collega con parole ingiuriose recanti a movente la poca propensione del Lamela all’altruismo. Il Lamela, di contro, si sarebbe difeso adducendo ad alibi l’obbligo contrattuale di somigliare il più possibile a Cristiano Ronaldo. Colpito al volto, infine, il Lamela avrebbe ingiuriato l’Osvaldo con le seguenti parole: “ao, er gò cor Lecce era bono, peccato”.
Siccome rispetto a noi Tafazzi è nesempio de cinismo e opportunismo, la società ha murtato l’Osvardo de 30mila dicasi 30mila euri, sospendendolo pe 10 giorni, la partita co la Fiorentina.
Nun ce vole un genio pe capì che in tempi de crisi economica e realizzativa sarebbe stato mejo murtà l’Osvardo de 300mila euri e fallo giocà coi viola, ma logica e buon senso raramente s’accoppiano co la revoluciòn.
Detto che un Lamela non se picchia manco con un fiore e che Gujermo Tell era leggendario eroe svizzero e quindi neutro pe non dì fasullo, giova qui ricordare che er poro Fucipolla ebbe l’ardire, l’ardore e l’hardcore de sbucà da Fiumicino cor simbolo dela pace ar collo.
E che menasse nello spojatojo è pratica diffusa ma degna de letteratura solo ner caso se vinca lo scudo (cosa che, stando ai ben informati, non rientra nei piani immediati der progetto).
Pertanto, Osvà, bella che così fiera vai, non ti pentire mai, non aspettare mai, e stringilo forte a te, l'amico che ti sorriderà.
Cogli Lamela, ah."