Autore Topic: Greek humor...  (Letto 1932 volte)

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neweagle

Re:Greek humor...
« Risposta #40 : Lunedì 20 Febbraio 2012, 19:29:34 »
Non ho letto una sola parola e manco me ne frega una sega.
Però volevo informarvi che non se lo intruppano neanche nel sito in cui scrive, FLU. Anzi lo prendono abbondantemente per i fondelli.
non ci scrive da una vita

Offline NoSurrender

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Re:Greek humor...
« Risposta #41 : Lunedì 20 Febbraio 2012, 19:34:55 »
Non ho letto una sola parola e manco me ne frega una sega.


"No retreat, baby, no surrender"


rocco tanica

Re:Greek humor...
« Risposta #42 : Lunedì 20 Febbraio 2012, 20:49:10 »
non ci scrive da una vita

te credo. Pure loro tra Bertarelli, il molo di Fiumicino per avvistare la barca in arrivo del suddetto, la cazza e la randa, lo hanno sbrindellato che manco un pitbull

Offline Fabio70rm

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Re:Greek humor...
« Risposta #43 : Lunedì 20 Febbraio 2012, 21:05:28 »


20 Febbraio 2012 -

E’ arrivato il momento di dire BASTA! E’ ora di fare qualcosa e di farla tutti insieme, anche a costo di mettere allo stesso tavolo gente che da anni si guarda in cagnesco e che più o meno apertamente si prende in giro o addirittura si insulta a distanza. E’ giunta l’ora di superare steccati e divisioni, di mettere da parte le piccole guerre da bottegai dell’etere e dell’informazione per mettersi TUTTI seduti intorno ad un tavolo e fare seriamente qualcosa per la Lazio, per liberare la Lazio da questo abbraccio mortale che sta trascinando l’ambiente (ma anche la squadra) verso il baratro.

Non è una questione di risultati e il 5-1 di Palermo è solo una goccia in un mare di problemi accumulati e messi colpevolmente da parte in questi anni. L’umiliazione di ieri sera va ben oltre il risultato del campo e guardare la classifica con la Lazio fissa sul terzo gradino del podio non cambia le cose, modifica solo la prospettiva alterandola in modo fuorviante e pericoloso.

“Vabbé, ma siamo ancora terzi, è stato solo un passo falso, d’altra parte perdere 1-0 o 5-1 alla fine della classifica cambia poco. Stiamo stretti intorno alla squadra, archiviamo tutto e andiamo avanti”.Ecco, questa frase, modificata e portata in un contesto molto più serio e grave (qui parliamo in fin dei conto solo di calcio, non di vita o di morte) può essere paragonata ai colloqui tra la capitaneria di porto e la Concordia, quando con una nave che affondava si rifiutava ogni aiuto parlando solo di un guasto elettrico. Perché qui da anni si continua a navigare a vista, a cambiare umore e parere sui personaggi a seconda di una vittoria o di una sconfitta. Si guarda da anni il dito che indica la Luna ma non si guarda mai la Luna. E così facendo non si può andare da nessuna parte, si continua a navigare a vista, a rassicurare i tifosi con una classifica parziale, come sulla Concordia si spedivano i passeggeri in cabina, perché la nave stava ancora a galla. E questa situazione può andare avanti in eterno, almeno fino a quando la nave non affonderà definitivamente visto che al timone ci sono non uno, ma addirittura due emuli di Schettino. Due personaggi che continuano a mistificare la realtà, a raccontare alla gente frottole che non stanno né in cielo né in terra. E trovano sempre qualcuno pronto a fare da sponda, a giustificare, perché nessuno ha il coraggio di fare domande scomode, di metterli una volta per tutte all’angolo e di fronte alle loro vere responsabilità. Perché l’informazione oggi viaggia così. Alla “volemose bene”, alla “non creiamoci problemi”, perché alla gente gli basta una “calla” dopo una vittoria per dimenticare tutto e se pure si perde c’è sempre la “calla” di riserva per andare avanti nella navigazione a vista. E quando si fallisce l’obiettivo come è successo lo scorso anno, è facile buttarla in caciara, evocare complotti o fattori imponderabili per scaricarsi da ogni responsabilità. Bastano un paio di acquisti per far balenare l’idea di una presa di coscienza degli errori fatti da parte dei personaggi, di un cambiamento di rotta e quindi di un finale diverso al solito film che va in onda da quasi otto anni. Ma si tratta solo di illusioni, di miraggi d’agosto e di gennaio, perché poi a settembre e a febbraio la realtà ci viene sbattuta in faccia come è successo due volte in questi quattro giorni. Ma a qualcuno non basta neanche questo. Si cerca di rincuorare comunque i passeggeri, gli si dice che la costa è vicina, che la nave è inaffondabile e che comunque ci sono abbastanza scialuppe per portare tutti in salvo. Ma quando l’equipaggio non è all’altezza e al comando c’è uno Schettino, va a finire come sappiamo. E questa Lazio assomiglia sempre di più alla Concordia: bella e sfarzosa se si guarda solo l’aspetto esteriore (la classifica), ma con la chiglia logora e sfondata, condotta verso il naufragio da due comandanti presuntuosi e per giunta incapaci.

E come è successo per Schettino, sbattuto in prima pagina dopo il naufragio, dopo ogni sconfitta della Lazio monta la protesta. Le foto di Lotito e Tare campeggiano su tutti i  social network come quelle di due ricercati, con gente che li insulta, li minaccia o, addirittura, auspica un intervento divino come unica soluzione per eliminare una volta per tutte il problema. Dopo ogni sconfitta, riescono fuori antiche ferite che non potranno essere mai rimarginate, perché sono troppo profonde e mal curate. E quando il rischio è la cancrena e quindi la morte, l’unica salvezza è l’amputazione. Lo so, il paragone è molto crudo, anche assurdo perché comunque stiamo parlando sempre e solo di calcio, ma rende bene l’idea parlando di Lazio. Perché questa infezione, questo tumore si è propagato per incuria e indifferenza. E siamo tutti responsabili. E visto che c’è ancora tempo, che per fortuna non siamo arrivati oltre il punto di non ritorno, bisogna provare a fare qualcosa per salvare il salvabile, per ricompattare un ambiente allo sfascio, dilaniato da mille polemiche e diviso in mille fazioni. E chi a Roma si occupa di comunicazione, secondo me in questo momento ha il dovere di fare qualcosa.

Perché non si può essere comunicatori solo per ricevere applausi, per essere riconosciuti per strada, per stringere le mani e farsi le foto con i tifosi alle cene organizzate dalle radio o allo stadio. Il mestiere del comunicatore non è solo quello di far passare qualche ora in allegria ai tifosi dando la parola agli opinionisti o prendendo per i fondelli quelli dall’altra parte del Tevere, cercando di dimenticare il nostro presente e godendo delle disgrazie altrui. Perché ripetere ai microfoni che puntare l’indice contro Lotito e rivangare dopo ogni sconfitta gli errori commessi e il mercato non fatto è inutile perché tanto oramai la squadra è questa, non porta da nessuna parte e invitando tutti a stringersi intorno alla maglia e alla bandiera, non porta da nessuna parte, visto che la maglia e la bandiera contano solo per noi, non per chi dovrebbe sventolare la bandiera e onorare la maglia. Continuando così, difendendo anche l’indifendibile pensando di difendere la Lazio, purtroppo, non si va da nessuna parte e non si costruisce nulla. Così come (ed essendo parte in causa sono il primo a dirlo), non si costruisce nulla stando sempre con l’elmetto e il fucile spianato. E allora troviamolo un benedetto punto d’incontro, dimostriamolo concretamente di essere tutti veramente e solo ed ESCLUSIVAMENTE dalla parte della Lazio, pronti a mettere in un cassetto le situazioni personali, le invidie, le antipatie e in alcuni casi l’odio che regna tra i vari comunicatori laziali per un bene comune.

Se riusciamo a fare fronte comune, mai come ora possiamo liberarci del nostro Schettino e del suo braccio destro. Se facciamo fronte comune e cominciamo a martellare veramente le istituzioni (a tutti i livelli), possiamo ottenere che chi lo ha messo sul ponte di comando lo rimuova o, comunque, che gli indichi la strada che conduce verso la porta d’uscita, lontano dal timone e dalla plancia di comando. Non è mai stato debole e vulnerabile come in questo momento. Il suo delirio di onnipotenza e le sue guerre private (in cui ha coinvolto la Lazio) lo hanno portato ad un isolamento oramai palese: è sospeso e fuori dalla stanza dei bottoni in Lega; è decaduto dalla carica di Consigliere Federale e non è più eleggibile per nessuna carica in base al nuovo codice etico; si è messo contro il capo dello sport (Petrucci) e quello del calcio (Abete); sta collezionando condanne penali e altre (entro il 28 febbraio arriverà la condanna in Appello del tribunale di Milano per il patto occulto con Mezzaroma ai danni degli azionisti della Lazio) si profilano all’orizzonte; non ha più nessun potere all’interno dei palazzi della politica e il suo sogno di realizzare lo stadio dove e come voleva lui è andato in frantumi; le sue aziende sono in profondo rosso e gli appalti non arrivano più come prima. In questo quadro, un’uscita morbida per traslocare armi e bagagli a Salerno, potrebbe essere una soluzione concreta. E allora proviamo a fare fronte comune, a far capire che la gente non ne può più di lui e anche della politica e del sistema politico-bancario che governa da sempre in questa città e che lo ha messo lì, lui romanista, per “salvare la Lazio”. Ecco, dal punto di vista economico la Lazio è salva, il suo compito da tempo è esaurito perché lui non ha i mezzi (non è mica una colpa) per far fare a questa società il salto di qualità. Non sono bastati neanche due trofei conquistati per spazzare via l’odio della gente nei suoi confronti che, anzi, paradossalmente è addirittura aumentato. E’ il momento di vedere anche da questa parte del Tevere vere pressioni da parte di chi di dovere per convincerlo a fare un “passo indietro”, per verificare se ci sono o no delle alternative. Le stesse pressioni che sono state operate per “convincere” i Sensi a farsi da parte, perché il loro tempo era finito. Lo è anche quello di Lotito. Lo sappiamo tutti, ma è arrivato il momento di fare concretamente qualcosa.

Io il sasso l’ho buttato, io sono pronto a stringere la mano a chiunque dimenticando quello che è successo in questi 8 anni e andando oltre a antipatie personali o vecchi rancori. Chi è disposto a raccoglierlo questo invito, si faccia avanti! E che “libera la Lazio” non resti solo e semplicemente uno stendardo o uno slogan urlato, ma la parola d’ordine di chi ha intenzione di fare veramente qualcosa di concreto per la nostra Lazio.


Quindi per il famoso principio di opposizione, ricominciamo a vincere, ci qualifichiamo per la Champions, l'ambiente si ricompatta, Lotito viene prosciolto da tutte le accuse, arriva il nulla osta per lo Stadio di Proprietà e viene eletto a Presidente di Lega....

Ellenico, salutame Bertarelli!
Polisportiva SS LAZIO, l'unica squadra a Roma che vince invece di chiacchierare!!

en_rui

Re:Greek humor...
« Risposta #44 : Lunedì 20 Febbraio 2012, 21:40:02 »
Ma tu immagina se durante la tiritera di Bertarelli, dell'urina delle monache, cara consob ti scrivo....... la conferenza stampa a Zurigo..., avesse chiesto una quota di partecipazione in denaro, quanti di noi ne avrebbe biscottati.....

Questo ellenico non dovrebbe occuparsi piu' di niente ed essere solo il soggetto ispiratore delle canzoni di Cristicchi