Rieccoci. Oggi si gioca.
E si gioca nell’orario che preferisco, le 15,00 della domenica, che hai avuto modo di svegliarti con calma e quasi rilassato (il quasi e d’obbligo di questi tempi), mangiare con calma, e sai pure che dopo la partita ti resta un po’ di pomeriggio per smaltire l’adrenalina.
Insomma, sto serena.
E sereno sta pure il nostro amico Boblovati, che arriva puntualissimo, mentre le telecamere sky si impicciano negli spogliatoi.
Ma pochi minuti dopo arriva anche l’altro nostro caro amico, Giglic, che ci stravolge: giura e rigiura di aver sentito alla radio, venendo in auto a casa di Clazia, da un tizio su tutto il calcio minuto per minuto che la Lazio gioca col Chievo alle 20,45.
Il che vuol dire che in realtà si dev’essere verificato uno di quegli strani fenomeni tipo ritorno al futuro e che noi tre, nel salotto di casa mia stiamo avanti di circa 5 ore. Faccio uno sforzo di memoria ma non mi ricordo proprio di aver swicciato nessuna manopola e/o tasto qui in casa.
Però non stiamo preoccupati manco un po’.
Tanto più che la partita in tv comincia, e a Verona c’è un solicello pallido, si vede che pure là stanno in una fase temporale normale del “Notturno” di Asimov, per intenderci prima che inizi la ciclica eclissi dei 4 soli.
Ma veniamo alla partita: l’arbitro ci teneva tanto a mettersi la blusetta azzurrina e così ha fatto mettere quella bianca ai Nostri. Quello che è strano è che benchè faccia un freddo fottuto in molti, Lulic, l’arbitro stesso, stanno in mezze maniche. Il solicello de quo ante agitur potrebbe fargli abbronzare le braccia tipo ciclista.
Nel Chievo c’è l’allenatore che pare Zio Fester giovane. E c’è pure, a piede libero, tal Heriberto Luciano, detto anche l’Uomochevisseimpunitodueidentità.
Manco è cominciata che Herny e Ledesma si beccano due cartellini gialli.
Nel Chievo gioca pure tal Paloschi, che però siccome ero convintissima che fosse straniero, chiamerò Palosky. Dice: mica puoi storpiare il nome alla gente. E chi lo dice che non posso? A me lo storpiano dalle elementari. E poi peggio per lui se non è straniero.
La Lazio sta giocando bene, e non è poi così facile su un terreno di gioco che fa alquanto schifetto: il pallone ha spesso rimbalzi strani ed imprevedibili, a seconda se cada nel settore del campo dove hanno appena raccolto le patate o in quello dove hanno appena seminato il radicchio: ahò, i Veneti sono gente che lavora e produce, e tenere inutilizzato ed infruttifero tutto il campo del Bentegodi per 5 giorni la settimana sarebbe uno spreco.
Dicevo, stiamo giocando bene, ed infatti Lulic entra in area, aspetta Rocchi, gli passa il pallone e Tommaso lo ripassa a Herny che sta pronto come un falchetto sulla linea, e lo butta dentro; il tutto con i clivensi che stanno immobili e curiosi per vedere come va a finire.
Evvai! Uno a zero per noi!
Palosky sgancia una gomitata sul costato di Marchetti e gli fa un sacco male.
Non contento, dopo un po’ blocca pure la palla con un braccio, e si lamenta del fallo che gli chiamano contro con tanto di espressione da maschera greca tragica.
Fine primo tempo.
Ottime pastarelle portate da Giglic, e chiacchierate amene tra noi.
Secondo tempo
Marchetti s’è cambiato la maglietta, mo’ ce l’ha più scura, e Radu ha gli scarpini meno arancioni e più rosso-Anas.
La Lazio continua a fare bel gioco.
Lulic ha una bella occasione da goal, ma tira al volo col piede sinistro mentre pare che il suo piede forte sia il destro e così tira fuori.
Pochi minuti dopo fa un’altra bella incursione, e stavolta tira col destro ma fuori, mentre pare che il suo piede forte sia il sinistro.
Misteri dei piedi.
Tal Andreolli entra perfido su Rocchi, che però cadendo gli dà una scarpinata sulla fronte e gli fa una feritina.
Si cucca un giallo anche Dias, ma sorride. Bello de casa.
S’è fatta l’ora Rejana e così esce Herny ed entra Matuz, con capigliatura sempre più cretina.
Intanto Dias si diverte a far fare un po’ di tentativi inutili a Polosky.
Lulic riceve un pallone da Klose e dribbla un po’ di gente, compreso il portiere, ma prende una traversa.
Esce Bradley, entra Hatemaj. Che delusione, un'occasione sprecata di utilizzare giustamente una ypsilon: ma che ci azzecca una jei alla fine di un nome, dico io, meglio una ypsilon no? Manco le basi.
Fallaccio su Gonzy, che sta giocando davvero benissimo, a me sto ragazzo è sempre piaciuto, dà sempre tutto quello che può. Stellina.
Sullo schermo, in basso, scorrono i risultati degli altri campi, e, come notano Bob e Giglic, le partite della Juve e della Fiorentina stanno ferme con lo stesso risultato ed allo stesso minutaggio da un bel po’, il che conferma che oggi qualcosa di strano, tipo sfasamento temporale, si è verificato. Ma non ce ne cale.
Esce Rocchi ed entra Cissè, bello come il sole.
E Dibril su un calcio d’angolo prova subito a tirare, ma il portiere clivense para.
Uno del Chievo fa un brutto fallo su Klose, che si mostra dolorante. Che è una cosa che sgomenta, dato che in genere non fa mai manco una smorfietta.
Biava segna un goal ma lo annullano, e Bob e Giglic dicono che era giusto annullarlo e così mi rassegno a non incazzarmi.
Però Cissè fa un bel passaggio a Klose, che la butta dentro!
Ari-evvai!
Due a zero!
E manco ancora abbiamo finito di gioire che stavolta è Gonzy che lancia la palla al Grande, ed è ancora dentro!
Evvaissimo!
Tre a zero!
Pochi minuti ancora, e finisce.
Ebbene sì, amo vinto.
E pure bene, senza patire manco un attimo, e senza neanche danneggiare più di tanto le coltivazioni di radicchio e valeriana ed altre verdurine presenti sul campo. Che de sti tempi, con le zucchine a sette euro al kilo, bisogna stare attenti a ste cose.
Sto serena davvero. E non ho manco sonno, nonostante l’ora ormai tarda. Dice: non è tarda, sei tu che stai sfasata temporalmente. Po’ esse. Che sto sfasata po’ esse. E va bene uguale.
Perché sto felice.
Forza Lazio mia Bella!