Partita da zero a zero. Anzi, da zero e basta.
Forse il peggior Milan dell'era berlusconiana: quello usato come pallina da flipper dalla Juventus era dimezzato dalle assenze, in apnea e con una quadratura stagionale ancora da trovare.
Può starci, soprattutto coi bioritmi che Allegri ha regolarmente imposto alle sue squadre.
Quello di ieri sera, senza idee e inesistente nei punti di forza (Ibra e Boateng in testa), non rientra in percorsi e logiche abitualmente seguiti né dai rossoneri né dal loro allenatore. Il quale, per parte sua, si è infilato nel ritratto di Reja versione giornata nera.
Boateng trequartista atipico aveva definito un nuovo equilibrio a trazione posteriore, miracolando nel contempo Nocerino e i suoi inserimenti: bastava aggiungere il duo Ibra-Robinho per completare il puzzle.
Perché allora Pato, la cui idiosincrasia per lo svedese mostra da tempo connotati patologici?
Perché inventarsi trequartista un oggetto misterioso, retrocedendo il Boa nel ruolo di poche settimane fa ma senza gli spazi del caso?
E soprattutto: ammesso che quello iniziale fosse un esperimento, perché attendere così tanto per i cambi dopo il gol di Milito, quando era lampante come la serata rossonera fosse finita nelle sabbie mobili?
Infine, perché così poca fiducia in El Shaarawi, i cui limiti di solista si rivelavano perfetti come salvagente in una serata di black-out totale per il collettivo (e infatti ha combinato più l'italo-egiziano in cinque minuti che Barbarino in settanta)?
Una serata assurda, non solo negativa. A meno che l'obiettivo fosse ritirare dentro gli onesti - il cui nulla è stato premiato in maniera addirittura sconcia - nella lotta scudetto, onde evitare la sua precoce chiusura con relativo calo di interesse.
Vista la spudoratezza raggiunta nel campionato in corso da soccorso nerazzurro, non ci sarebbe da stupirsi neppure di questo.