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"L'Atletico è storicamente una squadra altalenante"Lazio pesca l’Atletico Madrid ai sedicesimi di finale d’Europa League. Il ritorno, che si giocherà al Vicente Calderon il 23 febbraio 2012, sarà presente anche il vicepresidente della Figc Demetrio Albertini, ex di entrambi i club. Albertini ha rilasciato un’intervista tra le colonne dell’edizione odierna della Gazzetta dello Sport, a firma di Davide Stoppini. Tornò dalla Spagna a Roma nell’estate 2003. “Mi ha già chiamato Miguel Angel Gil (figlio di Jesus e attuale a.d. dell’Atletico, ndr). Mi ha invitato allo stadio, non mancherò”.
Che sfida sarà per la Lazio? “Non semplice. Molto dipenderà dallo stato di forma in quel periodo dell’Atletico, squadra storicamente altalenante: era così anche ai miei tempi. Però…”.
Prego. “Però Reja ha trovato la quadra giusta. Sono contento per il tecnico; è un’ottima persona, prima era criticato solo per i derby persi. Ma si sa, il derby a Roma è sempre stato importante”.
In Spagna no? “Le racconto un episodio: a Madrid, il giorno prima del derby con il Real, ero a spasso per il centro. Mi fermò un solo tifoso, che mi sussurrò “Speriamo di avere fortuna domani”. A Formello, l’anno dopo, non erano neppure usciti i calendari che la gente mi chiedeva solo di vincere contro la Roma”.
Due mondi così distanti, il calcio italiano e quello spagnolo? “Sì, in tutto. In Spagna i calciatori sono più liberi mentalmente, così in campo provano giocate più difficili senza paura di sbagliare. In Italia non è così”.
Che ricordi ha della Lazio? “Straordinari. A Roma ho potuto vincere la Coppa Italia, trofeo che mi mancava. A 32 anni mi ritrovai arricchito: capii che in Italia non c’era solo il Milan”.
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