Autore Topic: In memoria di Marini Dettina  (Letto 821 volte)

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zorba

In memoria di Marini Dettina
« : Sabato 17 Dicembre 2011, 12:01:22 »
(ilmessaggero.it)



È morto Marini Dettina il presidente della colletta

(di Roberto Renga)

ROMA – Il conte Marini Dettina, che si è spento ieri a 94 anni, era un uomo alto, elegante e con i baffi sottili. Amava la Roma e la voleva affascinante, quanto un gioiello di famiglia. Spese tutto ciò che poteva. Subito. Al primo colpo. Come davanti a un tavolo di roulette e come si conviene a un nobile. Andò male. Il banco vinse, la società rischiò il fallimento. E a Dettina dettero un consiglio: perché non facciamo una colletta? Cento lire a tifoso e si sistemano le casse societarie. Dove? chiese. Al Sistina, gli risposero: sarà uno spettacolo.

Venne scritta la pagina più triste della storia romanista. I tifosi entravano, sfilavano lungo la platea del grande teatro, lasciavano l’obolo e qualcuno piangeva. Si raccolsero seicentomila lire. La Roma sopravvisse, non per quella collinetta di carta, ma solo perché era la Roma e una squadra che porta quel nome non può morire così. E sopravvisse anche, arrossendo, a quel gesto estremo: la richiesta della carità.

Il conte ci provò, in realtà, alla maniera di tanti altri presidenti dell’epoca. Ora, anche se può sembrare strano, c’è addirittura maggiore programmazione. E, se non altro, i dirigenti possono contare sul danaro delle televisioni. Non c’erano sponsor e i soldi venivano dalla tasche dei proprietari o dal botteghino.

Dettina, uscito vincitore da un testa a testa con Anacleto Gianni, voleva lasciare il segno e aprire con fuochi d’artificio. Prese Angelo Benedicto Sormani dal Mantova: aveva segnato sedici gol alla sua prima stagione. Un brasiliano e proveniente dal Santos, la squadra di Pelé. La gente impazzì, ma il bravo, educato, gentile Sormani, venne travolto dalla crisi della società e ceduto alla Sampdoria. Si vide all’Olimpico anche Schnellinger, chiamato il cane dai suoi tifosi romani. Sciogli il cane, urlavano dalle curve a Lorenzo, quando la Roma doveva rimontare o cercare una vittoria. Il tedesco che ci avrebbe fatto gol in Messico nel 1970, costringendoci ai supplementari del 4-3, era un magnifico terzino d’attacco, prima di trasformarsi in difensore centrale.

Un successo, il conte, l’ottenne. Coppa Italia, strappata al Torino, in doppia finale. Zero a zero all’Olimpico. Il Torino propose di giocare il ritorno di nuovo a Roma: per motivi d’incasso (l’Olimpico a quei tempi faceva sempre l’esaurito) e perché Lorenzo se la cavava meglio, per via della sua difesa attenta, in campo esterno. Lorenzo rifiutò e fu Nicolé a segnare il gol della Coppa, che venne alzata da Losi, l’unico “core de Roma”. Dettina stava per chiudere. Tre anni di presidenza, dal 1965 al 1968, tutto sommato, indimenticabili.

POMATA

Re:In memoria di Marini Dettina
« Risposta #1 : Domenica 18 Dicembre 2011, 12:55:31 »
Riposi in pace

BobCouto

Re:In memoria di Marini Dettina
« Risposta #2 : Domenica 18 Dicembre 2011, 13:20:47 »
Pare che lui della colletta, organizzata da Lorenzo e Pietro Garinei, venne a sapere solo a cose fatte, vergognandosene moltissimo. Ma tanto contro la mitologia del "presidente della colletta al Sistina", come tante altre mitologie, c'è poco da fare.

Losi disse che quei soldi furono devoluti in beneficenza; a quanto ne so io furono destinati al pagamento degli stipendi di alcuni dipendenti dell'as. Quello che non viene mai ricordato (e te credo) è che molti laziali parteciparono alla colletta, a colpi di monetine da dieci lire e facendo più "giri", per godersi al massimo lo spettacolo dei cugini col cappello in mano.

Offline BobLovati

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Re:In memoria di Marini Dettina
« Risposta #3 : Domenica 18 Dicembre 2011, 18:16:35 »
Da quello che raccontava mio padre, Marini Dettina praticamente fu " messo in mezzo " dall´ambientone romanista di quei tempi che, informatosi delle sue effettive risorse economiche, organizzò tutto per approfittarne al massimo e poi ( come accadde, effettivamente ) disfarsene come un kleenex usato   ::)

R.I.P.
Laziale, Ducatista e fiumarolo

Siamo noi fortunati ad essere della Lazio, non la Lazio ad avere noi

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