Autore Topic: L'autobiografia di Ibrahimovic  (Letto 1481 volte)

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Offline DinoRaggio

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L'autobiografia di Ibrahimovic
« : Mercoledì 9 Novembre 2011, 13:59:39 »
Filtrano alcuni brani dell'autobiografia di Zlatan Ibrahimovic. Il primo, ormai famoso, è quello di Ibra vs Guardiola:

(da sportmediaset.it)
"Bollivo dentro - continua lo svedese parlando dell'inferno vissuto in Catalogna -, chiamavo i miei amici di Malmoe e qualcuno si era anche offerto di darmi una mano fisicamente, ma non era la soluzione migliore..." scherza Ibrahimovic. Un rapporto, quello con Guardiola, che si è incrinato quasi subito dopo un buon inizio. "Messi ha cominciato a parlare, chiedendo un altro ruolo, le cose sono cambiate e Guardiola ha preferito accontentare lui". A quel punto lo svedese chiese un incontro in cui gli spiega: "Sono una Ferrari ma mi guidi come fossi una Fiat". Da quel momento le cose peggiorano con il tecnico spagnolo che non gli rivolge nemmeno più lo sguardo. Un rapporto mai decollato, già dai primi momenti quando al primo incontro il tecnico gli dice che "nel Barcellona bisogna rimanere coi piedi per terra" spiegando il fastidio nel vedere giocatori che vanno all'allenamento in Porsche o Ferrari. Poi l'amaro epilogo con un Ibrahimovic che esplode nell'estate del 2010: "Sei senza palle, davanti a Mourinho ti c... addosso. Ma vaff...!". Fine della storia e passaggio al Milan dove Ibra assicura di "sentirsi a casa".

Nella biografia c'è anche spazio per la rivelazione di qualche bravata. "Guido come un pazzo. Una volta andavo a 325 all'ora con dietro la polizia. Ho fatto così tante cazzate che non oso pensarci". Infine c'è anche una descrizione un po' particolare dello spogliatoio del Barcellona come un posto dove tutti stavano zitti, buoni, quasi sottomessi. Studenti che non osavano disubbidire: "Io invece sono un ragazzo a cui piacciono i tipi che passano col rosso. Là diventavo troppo buono".

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Poi c'è la lite con Oneyewu ed il Milan che gli "consiglia" di mentire

Le anticipazioni sulla prossima autobiografia di Zlatan Ibrahimovic continuano ad uscire e a strappare titoloni in prima pagina. Dopo le rivelazioni non molto simpatiche sull’ex tecnico Guardiola e sulla convinvenza a Barcellona, ecco adesso la vera storia sull’espulsione che lo svedese si prese a Firenze per insulti al guardalinee, proprio nel momento più importante della stagione e appena rientrato dalla squalifica per il pugno in Milan-Bari.

Domenica 10 aprile, il posticipo della 32^ giornata dice Fiorentina-Milan. Il Milan non può permettersi passi falsi, anche perchè, dopo la squalifica di tre giornate, torna in campo dal primo minuto Zlatan Ibrahimovic. Dopo le polemiche per il pugno rifilato a Rossi in Milan-Bari, tutti i riflettori sono puntati su di lui, e Ibra lui non delude le attese: prima entra decisivamente in entrambi i gol rossoneri per il 2-1 finale, poi a 3′ dalla fine si fa esplellere per insulti al guardalinee. Polemichie a dismisura, con lo svedese cha a fine partita si presenterà in sala stampa dichiarando: “Ero arrabbiato con me stesso perchè avevo perso il pallone, ho detto delle frasi in italiano e in slavo ma non erano rivolte al guardialinee”. Parole mirate per una riduzione della squalifica che, successivamente, passerà da tre a due giornate.

Lunedì 7 novembre, ecco il colpo di scena. Ibra nella sua autobiografia scrive che “Il club mi chiese di dire una bugia”. Ecco la firma del volpone Adriano Galliani che in quella circostanza, visto lo scudetto che incombeva, mandò lo svedese in sala stampa a fare la bella figurina. Ma il calcio del giorno d’oggi, purtroppo, è anche questo. E la rissa con Onyewu in allenamento? Ibra è senza freni e mezze misure: “In quella rissa con Onyewu mi sono rotto una costola ma non abbiamo detto niente. Ci siamo quasi ammazzati”. Forse esagera la penna di Ibra, ma un lottatore come lui è così: prendere o lasciare.

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Ultimo in ordine di tempo, il brano su calciopoli (da lastampa.it)

Su Calciopoli Ibra ha le idee chiare: «Come sempre, quando qualcuno domina, altri vogliono tirarlo nel fango, e non mi stupiva affatto che le accuse venissero fuori quando stavamo per vincere di nuovo il campionato [...]Arbitri che ci favorivano? Ma andiamo! Avevamo lottato duramente, là in campo. Avevamo rischiato le nostre gambe, e senza avere nessun aiuto dagli arbitri, queste sono cazzate! [...]Non sono mai stato amico degli arbitri, nessuno della nostra squadra lo era. No, no, eravamo semplicemente i migliori e ci dovevano affondare, ecco la verità [...]La Juve organizzò una riunione di crisi nella nostra saletta fitness, in palestra, e non la dimenticherò mai. Moggi all'apparenza sembrava quello di sempre, ben vestito e forte. Ma era un altro Moggi. Proprio allora era venuto a galla un nuovo scandalo che riguardava suo figlio [...]ma non fu quello a colpirmi di più. Fu il fatto che cominciò a piangere, proprio lì, davanti a tutti noi. [...]Il mondo si era rovesciato».

Il primo incontro con Moggi, invece, sembra un film comico. «Dovevamo vederci in una saletta vip dell'aeroporto, ma c'era un traffico pazzesco e non riuscivamo ad avanzare con la macchina. Fummo costretti a scendere e a correre, e Mino (Raiola, l'agente ndr) non si può definire un grande atleta. È un ciccione. Ansimava ed era fradicio di sudore. Non si era certo fatto bello per l'incontro: indossava degli shorts hawaiani, una maglietta Nike e scarpe da jogging senza calze, e ormai era completamente zuppo. Arrivammo nella famosa saletta vip dell'aeroporto e lì dentro c'era fumo dappertutto. Luciano Moggi, in un completo elegantissimo. Era abituato che la gente facesse come diceva lui. Fissò Mino: «Ma come ti sei conciato?».

Ogni suo trasferimento si è trasformato in una guerra. Per convincere la Juve a cederlo si rifiutò di giocare. Prima dell'amichevole contro lo Spezia Deschamps perse le staffe e lo raggiunse in camera: Ibra impassibile continuò a giocare alla Play station. A Moratti, invece, fece subito due richieste: «Il presidente dava troppi premi, anche per le vittorie e gli dissi di smetterla». E poi: «La vera sfida era rompere quei cazzo di gruppetti [...]tutte le squadre rendono molto meglio quando fra i giocatori c'è coesione. All'Inter era l'opposto. Là in un angolo stavano seduti i brasiliani; gli argentini stavano in un altro e tutti gli altri in un terzo.[...] Quelle barriere invisibili erano troppo nette».
E ra gisumin all'ùart!

La serie A è un torneo di limpidezza cristallina, gli arbitri non hanno alcunché contro la Lazio e si distingueranno per l'assoluta imparzialità, non ci saranno trattamenti di favore o a sfavore nei confronti di alcuno. Sarà un torneo di una regolarità esemplare. (19-8-2016)

Offline AlenBoksic

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  • Belgrado: se non la ami, non ci sei mai stato
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Re:L'autobiografia di Ibrahimovic
« Risposta #1 : Mercoledì 9 Novembre 2011, 14:18:48 »
rbitri che ci favorivano? Ma andiamo! Avevamo lottato duramente, là in campo. Avevamo rischiato le nostre gambe, e senza avere nessun aiuto dagli arbitri, queste sono cazzate! [...]

Veramente le gambe le rischiarono Behrami all'andata e Mudy al ritorno senza che sventolasse neanche un cartellino giallo,
tanto per dire la prima che viene in mente.
Voglio 11 Scaloni

Offline Reflexblue

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Re:L'autobiografia di Ibrahimovic
« Risposta #2 : Mercoledì 9 Novembre 2011, 14:23:39 »


Onyewu me lo sarei preso.