A 90 minuti dall'epilogo
Domenica, 20 maggio 1973. L'ultima giornata del Campionato 1972/73 deve decidere chi vincerà lo Scudetto. E' un finale thrilling con tre squadre in lotta per il titolo. Il Milan aveva chiesto invano alla Federcalcio di procrastinare la data della sua partita, perché quattro giorni prima aveva giocato la finale della Coppa delle Coppe, ma la richiesta gli viene negata per salvaguardare la norma sulla concomitanza delle gare.
Comunque i rossoneri, che in settimana hanno vinto la Coppa a Salonicco contro il Leeds e sono quindi euforici per il successo europeo appena conseguito, si apprestano ad una facile trasferta in quel di Verona contro una squadra che non ha più nulla da chiedere alla classifica. La Lazio si reca a Napoli e la Juventus è di scena all'Olimpico contro i giallorossi. In quegli anni, l'unico modo per conoscere i risultati delle gare in corso è quello di sintonizzarsi sulle frequenze di "Tutto il Calcio minuto per minuto", che iniziava il collegamento solo al termine dei primi tempi.
La classifica a 90 minuti dalla conclusione è la seguente: Milan 44, Juventus e Lazio 43. Tutto quindi si sarebbe deciso nell'ultima giornata, ma con una forte probabilità di dover ricorrere all'appendice dello spareggio.
Giovanni VavassoriRancori e vecchi veleni napoletani
I biancazzurri, che mai erano arrivati a giocarsi lo Scudetto a 90 minuti dalla fine da quando era stato istituito il girone unico, sono attesi a Napoli, dove il rancore per i fatti accaduti nella gara di andata è ancora molto forte.
In quell'incontro, infatti, nel sottopassaggio dell'Olimpico, Giorgio Chinaglia si era scontrato con il mediano partenopeo Giovanni Vavassori e con il terzino Rimbano. Oltre alle parole grosse: "Al ritorno ti spezzo le gambe", gridate dal napoletano, e Chinaglia che replicava: "Al ritorno starete in Serie B da un pezzo", erano volati schiaffi e pugni a stento sedati da Juliano e da altri giocatori laziali. I napoletani erano rientrati malconci negli spogliatoi, promettendo vendetta per il ritorno.
Nei giorni prima della gara decisiva, qualcuno aveva fomentato ad arte i tifosi partenopei che prima prendono a sassate il pullman biancazzurro al suo arrivo al San Paolo, poi aggrediscono i tifosi laziali al seguito, arrivando infine a bruciare un pullman. Un vero e proprio agguato che il presidente Umberto Lenzini denuncia a fine partita come essere stato organizzato da qualcuno che aveva interesse a condizionare la gara. L'autista della Lazio Alfredo Recchia deve far ricorso alle cure dei sanitari per ferite dovute ad un vetro infranto. A Umberto Lenzini viene inoltre sottratto il portafoglio mentre firma autografi. Il clima rimane tesissimo, sia in campo che fuori.
Una rete del Verona al Milan
La gioia dei gialloblùLa fatal Verona
Fa caldo nello stadio Bentegodi di Verona gremito in ogni settore per l'incontro che vede di fronte il fortissimo Milan di Rocco e Rivera, lanciato alla conquista dello Scudetto della stella, ed i gialloblù di Cadè, già salvo. Le due squadre, accolte nel loro ingresso in campo dal tifo appassionato, iniziano la gara in maniera guardinga. Già dai primi minuti, però, si capisce che l'Hellas Verona, considerato alla vigilia demotivato e privo di stimoli, ha tutte le intenzioni di rovinare la festa ai rossoneri. I veneti infatti attaccano senza timori e trovano la rete del vantaggio al 16' con Sirena. Il Milan è frastornato, sorpreso da un Hellas estremamente determinato ed aggressivo, e fatica a mettere ordine al proprio gioco. Al 26' arriva il raddoppio dei scaligeri siglato da Luppi e al 29' addirittura il tris grazie all'autorete di Sabadini. I rossoneri sono tramortiti ma accorciano le distanze al 33' con Rosato riaprendo così il discorso Scudetto.
Il biglietto della gara Roma-Juventus
Il Presidente della Repubblica Leone in tribuna all'OlimpicoQui Olimpico: Roma in vantaggio
Il risultato maturato a Verona arriva all'Olimpico e al San Paolo, grazie alle comunicazioni che i vari cronisti riescono a compiere tramite telefoni di fortuna o a gettoni. Tra gli spettatori, ignari dei risultati, tra cui moltissimi laziali andati in incognito a dar man forte ai "cugini", serpeggiano le fantasie più assurde sui risultati dagli altri campi.
Nello stadio romano, sotto un sole estivo, intanto, una Roma in giornata di grazia sta costringendo la Juventus in difesa. I giallorossi falliscono due palle-gol clamorose, ma al 29' passano con una rete di Spadoni, abile a sfruttare un'incertezza della difesa bianconera. Metà stadio gioisce, l'altra metà resta muto. La Juventus sembra frastornata dal colpo subito e per poco non capitola una seconda volta. Riesce però a limitare i danni e a tornare negli spogliatoi con un solo goal al passivo, mentre sul tabellone dell'Olimpico appaiono i risultati parziali dei primi tempi tra lo stupore dei tifosi giallorossi presenti, intimoriti anche dalla possibilità della Lazio di vincere lo Scudetto o quanto meno andare agli spareggi, e la delusione di quelli bianconeri.
La Rosa manca una palla-goalLa battaglia del San Paolo
Entrati negli spogliatoi, Maestrelli e Wilson hanno un vivace battibecco con Vavassori, che sembra non attendesse altro. Il clima è ostile anche nei sotterranei dello stadio partenopeo. Comunque i giocatori, coscienti di quali sarebbero stati i toni dell'incontro, cercano di non farsi intimorire. A qualcuno era balenata l'idea che potesse ripetersi in campo quello che era successo due domeniche prima a Bologna.
Le voci su presunti "premi a vincere" erano circolate in settimana tra i tifosi ed erano giunte anche in Società ma, considerato che la Procura Federale aveva aperto un'inchiesta sui fatti in Emilia, nessuno aveva avuto coraggio a muoversi per tempo. In un clima di forte tensione si comincia la gara e le squadre vengono accolte in campo dagli scoppi di mortaretti e tracchi. I partenopei picchiano duro alle gambe e ne fa le spese Re Cecconi, vittima di un'entrata assassina da parte di un difensore partenopeo: ciò intimorisce i biancazzurri, che sentono particolarmente il peso della gara. I laziali giocano male, forse la peggior partita del Campionato.
Il Napoli intanto attacca, Frustalupi è l'unico a cercare di dare un gioco alla squadra e con lui si distingue Oddi che frena le incursioni dei napoletani e sopratutto quelle di Oscar Damiani, giovane punta degli azzurri. Alla fine del primo tempo la classifica vede il Milan e la Lazio a 44 punti, la Juventus a 43.
Il presidente della Roma AnzaloneSpogliatoi bollenti nell'intervallo
Durante l'intervallo all'Olimpico, il presidente della Roma Anzalone scende negli spogliatoi per complimentarsi con la squadra. Come racconterà anni dopo il capitano giallorosso dell'epoca Franco Cordova (che non era in campo quel giorno), il numero uno giallorosso fa irruzione nello stanzone dove i giocatori stanno raccogliendo le energie ed esordisce più o meno così: "Siete stati bravi, complimenti a tutti. Avete messo alle corde lo squadrone bianconero e fatto vedere che anche voi valete molto." A questo punto il presidente romanista, sempre per ammissione del capitano giallorosso, fa capire ai presenti che possono ritenersi soddisfatti e lasciare andare l'incontro. Anche perché l'amicizia della Juventus può essere utile in sede di calciomercato ed è inutile accanirsi e renderla in qualche modo ostile.
Nello stesso momento, a Verona, l'allenatore rossonero Rocco cerca di spronare i suoi a rimontare, ma si accorge che la squadra è stanca, sfiduciata e cede allo sconforto. A Napoli, invece, qualcuno "consiglia" a Wilson di avvicinare qualche giocatore partenopeo e chiedere in un modo più o meno esplicito quanto possa costare un ammorbidimento della gara. Il capitano biancazzurro raccoglie il consiglio e avvicina Juliano (che conosce bene) e sa che di lui ci si può fidare.
La risposta del giocatore azzurro è agghiacciante: "Spiacenti, siete arrivati secondi: qualcun altro ha già pensato a prometterci un premio se vi battiamo". Wilson rientra nella stanza dove Maestrelli sta impartendo le direttive per il secondo tempo e avvisa i compagni che qualcuno li ha preceduti. L'allenatore predica di non credere a tutto ciò e di stare tranquilli e come risposta riceve un eloquente "Tranquillo mister, gli rompiamo il c...". Occorre tuttavia ricordare che in quel periodo i cosiddetti "premi a vincere" non erano esplicitamente vietati dal regolamento, ma chi li prometteva non faceva certo una bella figura e naturalmente nulla veniva divulgato.
La rete di Altafini
Cuccureddu ha appena insaccato la rete scudettoLa rimonta juventina e la débacle milanista
La ripresa vede la Lazio propositiva che comincia ad attaccare anche se sterilmente. Maestrelli mette dentro La Rosa al posto di Nanni con la speranza che giocando con tre punte qualcuno riesca a inventarsi una rete. Ed è proprio il nuovo entrato a sprecare una ghiotta occasione per la disperazione dei compagni. Il Napoli riprende fiato ed inizia a pressare, chiudendo la Lazio in difesa e costringendo Wilson e compagni ad un superlavoro. All'Olimpico, intanto, viene annullato un gol ad Altafini perché nel colpire di testa si era appoggiato al palo, gesto non consentito dal regolamento. Ma l'italo-brasiliano si rifà al 61' e, con la sua nona rete stagionale, realizza il pareggio facendo salire l'adrenalina ai tifosi. In questo momento sarebbe necessario uno spareggio tra Milan e Juventus per aggiudicare il titolo di "Campione d'Italia".
Intanto a Verona le tenui speranze milaniste di una rimonta, sono destinate a svanire definitivamente al 25' della ripresa quando è ancora lo scatenato Luppi a segnare il gol del quattro a uno per i gialloblù. Passano quattro minuti e il risultato assume proporzioni quasi tennistiche: l'autorete del rossonero Turone determina infatti il quinto gol degli scaligeri. I gol inutili di Sabadini e Bigon fissano il risultato sul definitivo cinque a tre per i veneti. A tre minuti dalla fine arriva inoltre la notizia del vantaggio della Juventus sulla Roma.
E' Cuccureddu, lasciato inspiegabilmente solo a colpire una palla che nessun difensore giallorosso era andato a contrastare, che infila un immobile Ginulfi. La notizia non fa in tempo ad arrivare al San Paolo che la giovane ala partenopea Damiani mette il piede su una palla vagante in area laziale e segna, tra la disperazione di tutti i laziali in campo e sugli spalti, mentre i suoi compagni in campo si abbracciano come se avessero vinto una finale.
Per i biancocelesti non c'è neanche il tempo di capire né di poter recuperare. La gara finisce ed i giocatori azzurri, dopo aver fatto un giro di campo per salutare la folla, rapidamente prendono la strada degli spogliatoi mentre lo sconforto s'impadronisce dei biancocelesti.
Al termine della gara di Verona è grande festa tra i sostenitori gialloblù per una vittoria tanto inutile per la classifica quanto esaltante per come è maturata. Nello stadio scoppiano tumulti fra tifosi milanisti e i giocatori in campo, per evitare guai, devono correre per guadagnare gli spogliatoi.
All'Olimpico invece i supporters bianconeri invadono il campo mentre i giocatori juventini si abbracciano euforici per la conquista del 15° Scudetto, vinto quando ormai erano davvero in pochi a crederci.
Il tiro di Damiani s'insacca in rete
La gioia dei tifosi juventiniA soli due minuti dal sogno
Nei sottopassaggi del San Paolo intanto la tensione è altissima: i napoletani esultano e vola qualche sberla negli spogliatoi. Wilson ha una crisi di pianto e se la prende con alcuni giornalisti presenti. Chinaglia rade al suolo tutto ciò che gli capita a tiro. Ci vuole il miglior Maestrelli per calmare gli umori che rischiano di degenerare ancor di più.
Anche a Verona a fine gara gli umori negli spogliatoi sono diversi. Livio Luppi, giocatore gialloblù, si dice molto soddisfatto: «Una prestazione eccezionale da parte della squadra. Dal punto di vista personale sono davvero contento: questi tre gol mi ripagano dei tanti guai avuti ultimamente». Felice è anche il mister scaligero Cadè: «Abbiamo dimostrato di non regalare niente a nessuno mettendocela tutta pur non avendo interessi di classifica». Aria tesa e facce dimesse nello spogliatoio rossonero: l'allenatore Rocco è breve ma chiaro: «Questi sono i miei... cadaveri». Infine Chiarugi, sconsolato, se la prende con il destino: «Era scritto che non vincessimo».
Nella sala stampa dello stadio campano, Maestrelli rilascia dichiarazioni di fuoco prendendosela con il clima creato ad arte dai partenopei. Anche Lenzini non è da meno, mentre molti giocatori preferiscono tacere per non essere deferiti. Gli fa eco il presidente del Napoli Corrado Ferlaino il quale ricorda che "i napoletani non hanno scordato la gara di andata" e di essere "estremamente felice per questa vittoria del Napoli".
All'Olimpico i giocatori e il tecnico juventino dichiarano di aver vinto lo Scudetto con merito e sfidano chiunque a dimostrare il contrario. Già da quel momento serpeggia fra i cronisti il sospetto di qualcosa di poco chiaro, ma senza prove certe è preferibile soprassedere.
...........
http://www.laziowiki.org/wiki/L%27ultima_giornata_del_campionato_1972/73%2C_tra_luci_e_ombre