Autore Topic: e non indurci in prescrizione...  (Letto 1113 volte)

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jumpingjackflash

e non indurci in prescrizione...
« : Venerdì 1 Luglio 2011, 14:47:20 »

Lo scudetto per prescrizione ci mancava
Lo scudetto del 2006 (l’anno dei Mondiali, ma anche di Moggi e di Guido Rossi) resta dell’Inter. È stato respinto il ricorso della Juventus. Ma non perché le telefonate emerse successivamente tra Facchetti (allora presidente dell’Inter) e gli arbitri non avessero rilievo ai fini della giustizia sportiva, ma semplicemente perché è subentrata la prescrizione. E poiché la nostra è una Repubblica fondata sulla giurisprudenza, è naturale che anche il calcio si adegui. Complimenti vivissimi all’Inter.
p.s. chi scrive non è juventino.



Leggi il resto: http://www.linkiesta.it/lo-scudetto-prescrizione-ci-mancava#ixzz1QrDLWoYA


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Offline DinoRaggio

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Re:e non indurci in prescrizione...
« Risposta #1 : Venerdì 1 Luglio 2011, 14:54:02 »
Da corriere.it

MILANO - La Procura federale della Federcalcio ha archiviato la richiesta della Juventus sullo scudetto del 2006 assegnato all'Inter. Secondo la Procura federale non vi sono fattispecie di rilievo disciplinare. Il Procuratore federale, «esaminati gli atti dell'indagine inerente alle trascrizioni delle conversazioni telefoniche depositate presso il Tribunale di Napoli nel noto processo penale in corso di svolgimento» ed espletata «la conseguente attività istruttoria in sede disciplinare, ha disposto «l'archiviazione del procedimento, non essendo emerse dalle risultanze istruttorie e dai contatti telefonici in atti fattispecie di rilievo disciplinare procedibili, non coperte da giudicato ovvero non prescritte ai sensi dell'art. 18 del C.G.S. vigente all'epoca dei fatti».
E ra gisumin all'ùart!

La serie A è un torneo di limpidezza cristallina, gli arbitri non hanno alcunché contro la Lazio e si distingueranno per l'assoluta imparzialità, non ci saranno trattamenti di favore o a sfavore nei confronti di alcuno. Sarà un torneo di una regolarità esemplare. (19-8-2016)

BobCouto

Re:e non indurci in prescrizione...
« Risposta #2 : Venerdì 1 Luglio 2011, 15:01:01 »
In cosa si differenziano lo scudetto 2005 - revocato alla Juventus e non assegnato - e quello del 2006, assegnato invece all'Inter?

Apparentemente, è tutto lineare. La classifica del 2005 non era più riscrivibile nei suoi effetti, essendo già terminato il campionato successivo. Mentre retrocedendo la Juventus all'ultimo posto per il 2006, il primo rimaneva libero e quindi assegnabile.

Ma allora anche lo scudetto 2005 era assegnabile, no? Bastava darlo a chi si classificò secondo.

In realtà, l'intenzione della FIGC in origine era chiara e univoca: revoca dello scudetto 2005, retrocessione all'ultimo posto nel 2006. Senza assegnazione a nessuno del titolo, in entrambi i casi.

Ma a quel punto l'Uefa avvertì gli italiani: attenzione, senza l'assegnazione del primo posto viene a mancare anche il presupposto per mandare in Champions chi lo ha conseguito: quindi avrete una squadra in meno nel torneo.

E questo, a fronte di possibili ricorsi, fu l'elemento che determinò l'assegnazione all'Inter di quel campionato.

Ma rileggendo la classifica, forse non è andata proprio male... O no?

Offline NoSurrender

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Re:e non indurci in prescrizione...
« Risposta #3 : Venerdì 1 Luglio 2011, 15:06:23 »
Lo volevano gli abusivi... :-X
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Offline giamma

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Re:e non indurci in prescrizione...
« Risposta #4 : Sabato 2 Luglio 2011, 10:11:38 »
In cosa si differenziano lo scudetto 2005 - revocato alla Juventus e non assegnato - e quello del 2006, assegnato invece all'Inter?

Apparentemente, è tutto lineare. La classifica del 2005 non era più riscrivibile nei suoi effetti, essendo già terminato il campionato successivo. Mentre retrocedendo la Juventus all'ultimo posto per il 2006, il primo rimaneva libero e quindi assegnabile.

Ma allora anche lo scudetto 2005 era assegnabile, no? Bastava darlo a chi si classificò secondo.

In realtà, l'intenzione della FIGC in origine era chiara e univoca: revoca dello scudetto 2005, retrocessione all'ultimo posto nel 2006. Senza assegnazione a nessuno del titolo, in entrambi i casi.

Ma a quel punto l'Uefa avvertì gli italiani: attenzione, senza l'assegnazione del primo posto viene a mancare anche il presupposto per mandare in Champions chi lo ha conseguito: quindi avrete una squadra in meno nel torneo.

E questo, a fronte di possibili ricorsi, fu l'elemento che determinò l'assegnazione all'Inter di quel campionato.

Ma rileggendo la classifica, forse non è andata proprio male... O no?
Perfetto, cosi fu, sarebbe un bel gesto dell'Inter rinunciare a fregiarsi di quello scudetto che senza l'out-out dell'UEFA non gli sarebbe mai stato assegnato; è altresì vero che Moratti ha sempre detto che lo considerava un risarcimento per i molti furti subiti da parte della rubentus, in primis quello scandalosissimo del 1961 (quello che portò alla ripetizione di Juve-Inter con la squadra ragazzi nerazzurra schierata per protesta).
Una bugia fa in tempo a viaggiare per mezzo mondo mentre la verità si sta ancora mettendo le scarpe. (C. H. Spurgeon)

schwitters

Re:e non indurci in prescrizione...
« Risposta #5 : Martedì 5 Luglio 2011, 11:15:49 »
Quanti crimini in Italia sono stati coperti dalla prescrizione! E questo è uno dei casi meno importanti. Criminali che girano impunemente tra noi e che dovrebbero essere in galera ne hanno beneficiato in modo scandaloso.

Offline WombyZoof

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Re:e non indurci in prescrizione...
« Risposta #6 : Martedì 5 Luglio 2011, 11:47:57 »
per questa roba non c'è stato neanche bisogno della prescrizione.  palamarate di sabbia.



Il 4 luglio 2005 il quotidiano Il Tirreno esce con un articolo esplosivo su un presunto accordo tra il presidente della Roma Franco Sensi e il designatore arbitrale Paolo Bergamo: il primo avrebbe promesso contratti con la Ina-Assitalia (società assicurativa sponsor della Roma, nella quale lavorava Bergamo) in cambio di una lista di cinque arbitri graditi. Lo diciamo subito, è una vicenda spinosa che ha portato con sé minacce di querele. Al fine di restare fuori da ogni questione, ci limitiamo a riprodurre solo alcuni articoli tratti da quotidiani e riviste, lasciando al lettore ogni eventuale considerazione. Cominciamo con l’articolo originario, quello de Il Tirreno:

ROMA. Parlavano di un’altra bufera, Mario Saporito, imprenditore edile, e l’assicuratore Paolo Bergamo, designatore degli arbitri di serie A e B, amici e livornesi, in quel novembre del 2002. Non si spiegavano perché Igor Protti, artefice di quella squadra appena uscita dall’inferno, dopo una lite con gli ultrà, se ne stesse chiuso nella sua villa di Cecina a pensare se lasciare o meno il calcio giocato. Dal pallone di provincia, si sa, a quello nobile, il salto è breve. Anche perché quel giorno del 2002 Saporito - che qualche giorno fa è stato ascoltato come persona informata sui fatti dalla polizia giudiziaria - si trova a tu per tu con un personaggio, Bergamo, che nel mondo del calcio vive da sempre e ne conosce tutti i meandri.
Così l’ex designatore si mette a raccontare di una visita fatta un mese prima a villa Pacelli, residenza romana della famiglia Sensi. E mentre nella conversazione l’affaire Protti passava in secondo piano, facevano la loro apparizione ben altri argomenti che sarebbero tornati d’attualità due anni dopo, oggi. Scatenando una bufera.
Bergamo, dunque, racconta all’amico quella visita a Villa Pacelli a casa Sensi: «Ha dei quadri fantastici alle pareti», dice. «Sono dell’Ottocento, varranno 150 milioni l’uno. Mi ha fatto vedere anche quello che vuol regalare al Papa».
Saporito ascolta e Bergamo si sfoga. Non si è ancora scrollato di dosso l’affare degli orologi, i Rolex che proprio Sensi due anni prima aveva regalato per Natale ai 35 arbitri professionisti e che li avevano portati di nuovo in prima pagina. «Uno degli orologi era d’oro, quello regalato al direttore di un importante quotidiano sportivo. E gli altri arbitri, i miei colleghi, a lamentarsi perché ci era toccato solo uno Swatch (così si legge ndr) d’acciaio». Di Sensi e della Roma i due amici parlano e riparlano, anche perché sono i giorni in cui il presidente si lamenta degli arbitraggi che ricorrono più volte nella discussione, anche perché è l’anno in cui la Roma si sente vittima delle terne.
«Quella volta», rivela Bergamo, «Sensi mi parlò di una polizza. Mi disse: lei è assicuratore, vero? Perché io dovrei fare una polizza da due miliardi per una piattaforma petrolifera».
Vai a pensare che sotto il tavolino dell’ufficio di Saporito, in via Marradi 4, a Livorno, i finanzieri avevano piazzato una microspia cercando tutt’altre cose, rivelazioni e conferme riguardo all’inchiesta che si stava conducendo in città sugli intrecci tra politica e appalti.
E invece s’erano trovati nei nastri parole che avrebbero scatenato una tempesta nel mondo del calcio. Tanto da portare il sostituto procuratore del tribunale della capitale, Luca Palamara, ad aprire un fascicolo dove compaiono i nomi di Bergamo e di Franco Sensi, patron della Roma. L’ex arbitro,, sollecitato dal Tirreno, non lo ricorda proprio quell’episodio. «Io conosco Sensi come una persona perbene», ha detto al giornale e al suo legale di fiducia, Sergio Russo. «Come agente generale dell’Ina Assitalia per la provincia di Livorno non ho mai avuto a che fare col presidente della Roma. Contratti con una delle sue società con la mia agenzia? Mai stati fatti». Smentisce amareggiato.
E amareggiato, pochi giorni dopo quelle dichiarazioni, nel luglio scorso, lascia il mondo arbitrale e il suo ruolo di designatore. «Troppi veleni», dirà ai giornalisti che gli telefonano.
Eppure oggi è proprio quello il particolare illuminante che il magistrato romano cerca: la polizza che, secondo l’intercettazione, Sensi avrebbe promesso a Bergamo.
L’arbitro livornese vi accenna mentre parla con Saporito: «Un contratto da due miliardi», specifica. Seicento milioni la provvigione che l’assicuratore ne avrebbe tratto. «Un mese e mezzo dopo mi chiama un amico dell’Ina, uno che conosco da anni e lavora al settore della responsabilità civile. Se mi mette seicento milioni lì non posso mica rifiutarli».
Il registratore va avanti, macina minuti, e quelle parole oggi sono oggetto di un’indagine. Il rapporto della Guardia di Finanza è preciso, ma il magistrato vuole vederci chiaro e verificare se si tratti solo di parole ambigue e di sospetti oppure di episodi più concreti.
Capire, per esempio, perché Bergamo non informò la giustizia sportiva, e soprattutto se e come quel contratto sia stato compilato. In maniera diretta o, come Sensi avrebbe suggerito (lo dice sempre Bergamo nella conversazione intercettata) attraverso un’altra agenzia dell’Ina a Roma e poi fatta arrivare nel pacchetto clienti a Livorno.
Il pm Palamara ha già disposto l’acquisizione agli atti di quella polizza e quindi molte domande avranno presto una risposta. Tutti i protagonisti smentiscono con fermezza. Bergamo, soprattutto, ma anche la Roma, attraverso il suo direttore generale che annuncia querele e azioni giudiziarie contro i giornali che dovessero parlare ancora della vicenda: «Non c’è nessuna indagine, Sensi non è indagato». Un’indagine, invece, esiste, come il “Tirreno” documenta. E va avanti almeno da due anni. Prima è stata la polizia giudiziaria della Finanza a fare accertamenti. Addirittura gli inquirenti hanno fotografato dall’elicottero la piattaforma petrolifera al largo di Civitavecchia di proprietà della Italpetroli, società del gruppo Sensi. E sono anche andati alla ricerca degli eventuali favori che Bergamo avrebbe potuto fare a Sensi. In campo arbitrale, naturalmente, attraverso nomi di giacchette nere gradite ai giallorossi.
Così sono stati passati al setaccio risultati di tutte le partite di quello che fu per la Roma un “annus horribilis” contrappuntato da continui arbitraggi sfavorevoli da prima ancora di quel novembre 2002 e almeno fino alla fine del campionato. Ma anche questo è un nodo che solo il magistrato, una volta completato il lavoro, potrà sciogliere.

La vicenda era stata menzionata due giorni prima da alcuni giornali, ma il tutto si era limitato ad un pour parler. Vediamo cosa scrisse Repubblica il 2 luglio 2005:

Una chiacchierata lunga mezz' ora durante la quale un autorevole personaggio del mondo del calcio parla a ruota libera, fa il nome di cinque arbitri disposti ad accettare regali o somme di denaro, sostiene anche ipotesi di "pilotaggio" di designazioni: è in questa intercettazione ambientale, riassunta in due pagine dalla Guardia di Finanza di Livorno, il nuovo scandalo che scuote il mondo del calcio.
La cimice era stata messa in un ufficio all' inizio del 2002: gli inquirenti livornesi stavano indagando su una storia di tangenti (che ha portato al rinvio a giudizio di quattro persone) e soltanto casualmente si erano imbattuti nella chiacchierata "calcistica". Nella telefonata, oltre a quello degli arbitri, pare sia stato fatto anche il nome di Franco Sensi, presidente della Roma, che in quel periodo era particolarmente infuriato con Franco Carraro, numero 1 della Figc, e con i due designatori, Paolo Bergamo e Pierluigi Pairetto. Il patron giallorosso si lamentava infatti per una serie di arbitraggi estremamente infelici nei confronti della sua squadra. È certo comunque che i cinque arbitri citati, e finiti nell' intercettazione, siano della Can di serie A-B.
Arbitri che, stando a chi parlava, erano particolarmente malleabili. L' ipotesi potrebbe quindi essere quella della frode sportiva, ma nel caso venissero fuori anche sospetti di scommesse si potrebbe aggiungere la truffa. Livorno ormai ha chiuso il suo lavoro: strano, comunque, che pur di fronte ad una "notizia criminis", ci sia soltanto un' intercettazione su questo personaggio calcistico (che probabilmente mai ha saputo di essere stato ascoltato e che non è stato sentito sinora dai magistrati). La pratica adesso è passata a Roma. Il pm Luca Palamara, che ha aperto un fascicolo, non ha allo stato iscritto alcun nome nel registro degli indagati: nei prossimi giorni il magistrato procederà alla identificazione certa della persona intercettata.
Per il momento nel fascicolo della procura capitolina vi sono soltanto le trascrizioni della conversazione telefonica (due pagine, appunto). Circostanze, nomi e atti che hanno ancora necessità di riscontri: se ne sta occupando la Guardia di Finanza di Roma. Ma anche l' Ufficio indagini della Federcalcio si è attivato, pur non avendo aperto alcun fascicolo in questo momento. Il generale Italo Pappa si è già incontrato, nei giorni scorsi, con i magistrati romani Torri e Palamara e ora attende i riscontri della Procura prima di decidere come (e se) muoversi. Tutto ruota, appunto, su quell' unica intercettazione.
Ora dovrà essere chiarita, nei dettagli. Da parte della Figc c' è la volontà di accertare la verità, per non lasciare alcuna ombra su questa vicenda. Pappa martedì chiuderà personalmente gli interrogatori sul caso Genoa con Preziosi e Dal Cin (più avanti dal capoluogo ligure gli arriverà il secondo filone, quello relativo alle scommesse). Poi il capo dell' Ufficio Indagini, scritta la relazione su Piacenza-Genoa e Genoa-Venezia, si concentrerà su "fischietti" e dintorni. Già lo scorso anno due arbitri, Marco Gabriele e Luca Palanca, erano finiti nel mirino di un' inchiesta giudiziaria, quella legata alle scommesse: la Dia di Napoli li aveva indagati per associazione a delinquere, ma, dopo un periodo di sospensione cautelare, erano potuti tornare ad arbitrare (Gabriele 6 partite in A, Palanca 3 nell' annata appena chiusa). L' indagine giudiziaria da tempo è ferma.
«Per un centimetro Beppe, per un centimetro»