Coppia vive in auto per 15 giorni Donna incinta perde il bambino
La giovane viveva col marito da oltre due settimane in un’auto dopo essere stata sfrattata da una casa vacanze di fianco al seminario vescovile grossetano
GROSSETO - Una pizzeria aveva finalmente riaperto l’orizzonte di Mohamed, egiziano di 31 anni, tredici dei quali da italiano. Gli aveva dato fiducia, gli aveva offerto un lavoro e lui, con questa certezza, si era messo a bussare di nuovo a tutte le porte: «Bastava aspettare e avrei avuto i soldi per pagare l’affitto di una casa - dice - Invece nessuno ci ha aiutato, ho anche dovuto lasciare il lavoro per stare dietro a mia moglie». Così l’unica casa di Mohamed e della moglie è rimasta la loro Twingo. Là dentro, sopra i sedili ribaltabili della Renault, Donya, la giovane moglie di Mohamed, ha passato gli ultimi 16 giorni della sua gravidanza arrivata all’ottavo mese.
Là dentro la coppia si è accorta che qualcosa non andava: la donna ha lamentato un forte dolore all’addome, i sedili si sono bagnati di sangue, a nulla sono servite la corsa in ospedale e il taglio cesareo. Mohamed racconta che per due settimane ha cercato in tutti i modi un posto decoroso. «Mi basta una sistemazione finchè non nasce mio figlio - ripeteva - nel frattempo io avrò riscosso il primo stipendio e cercheremo una casa». La strada di Mohamed e di Donya si è fatta in salita all’improvviso. A fine 2010 la donna resta incinta per la terza volta (le altre due gravidanze erano finite male), ma il marito perde il lavoro. È impossibile pagare l’affitto e così eccoli in auto ad affrontare l’inverno.
Il Comune però trova loro una soluzione: prima li sistema, insieme ad altre famiglie, in un residence di Marina di Grosseto, poi fino a fine maggio in una casa vacanze di proprietà della Curia, di fianco al seminario vescovile grossetano. Scade la convenzione e il gestore chiama i vigili urbani. Donya è al settimo mese di gravidanza, ma questo non cambia le cose: Mohamed bussa a tutte le porte che può e nessuno lo ascolta, lui dà retta a un amico e occupa abusivamente un appartamento. Ma dopo alcuni giorni la moglie ha bisogno di essere visitata in ospedale e al ritorno la porta di casa è sbarrata.
Per 16 giorni i due abitano nella loro auto e per giunta lunedì la donna viene visitata all’ospedale per via di alcuni dolori: «Dopo un’ecografia le sono state prescritte alcune medicine ed è stata dimessa» aggiunge Mohamed. Poi la situazione è precipitata. «Denuncio tutti, sindaco, assistenti sociali e medici - dice lui - perchè voglio giustizia». «Se una donna di 23 anni è costretta a vivere in un’auto ed in queste condizioni perde il figlio all’ottavo mese di gravidanza, è evidente che è venuto meno ogni diritto ed ogni garanzia minima di dignità umana» dichiara l’assessore regionale e segretario nazionale del Psi Riccardo Nencini. «Diceva Sant’Agostino che nella carità il povero è ricco e senza la carità il ricco è povero: sarà la magistratura ad accertare eventuali responsabilità, ma in questa triste vicenda è soprattutto la carità ad essere scomparsa».
«La signora era già stata presa in carico dalle strutture territoriali e ospedaliere ed era già stata assistita anche in ospedale». Così l’Azienda sanitaria 9 di Grosseto dopo la morte del feto di otto mesi che una giovane di origini egiziana, Donya Elsayeo Elemar, portava in grembo. Anche il Coeso, il consorzio che gestisce i servizi sociali del Comune di Grosseto, dice di aver seguito la famiglia anche più di quanto era in suo dovere e che, proprio per questo, la famiglia «era a conoscenza della straordinarietà di alcuni interventi». «Dal 17 dicembre 2010 all’8 maggio - dice il Coeso - la famiglia ha ottenuto un contributo di 2.450 euro per coprire le spese di soggiorno in un residence a Marina di Grosseto e poi altri 500 per la permanenza in una camera di Casa Betania, a Grosseto. Ma questi fondi erano di natura straordinaria e la famiglia ne era a conoscenza».
17 giugno 2011
fonte