Claudio Ranieri a cuore aperto. In un'intervista a L'Espresso in edicola domani venerdì, il tecnico racconta la sua travagliata stagione in giallorosso. "Se davvero qualcuo avesse brindato al mio addio avrei fatto bene ad andar via prima. Al mio interesse ho sempre anteposto quello del gruppo, ci ho messo la faccia, ho cercato un rapporto onesto ed aperto con tutti".
Il tecnico di Testaccio torna sul progetto Roma, un progetto degenerato per "le troppe voci, le false notizie, la macchina è finita fuori strada e poi si è fermata". Ma anche il rapporto con alcuni giocatori si era incrinato. "Ci sono state reazioni che andavano punite, calci alle borse, musi lunghi, labiali in diretta tv da sanzionare per dare un esempio, non è accaduto e si è fornito il lasciapassare all'anarchia", aggiunge.
In molti pensano che Totti non abbia tollerato lo smacco di Genova con la Samp, quando lo fece entrare a 4 minuti dalla fine, scelta che Ranieri rifarebbe. "Era influenzato - si difende - Gioca chi è in forma e Totti è un campione che in un minuto può cambiare volto e senso a una partita. Comunque non abbiamo mai litigato. Francesco è la bandiera della Roma e nello spogliatoio è probabilmente molto più solo di quanto non appaia".
Rapporti difficili invece con Pizarro ("non mi ha mai guardato negli occhi") e Borriello ("voleva giocare sempre, ma non è che nel Milan fosse costantemente titolare") e ammette: "so che sono stato solo, solissimo. Da Madrid a Londra, da Torino a Roma, sempre una rivoluzione societaria. Me le vado a cercare con il lanternino queste situazioni. Nessun rimpianto, mi rimane un anno e mezzo meraviglioso. Chi mi è rimasto nel cuore? Tante persone. Se devo fare un nome dico Burdisso. Non si nasconde, ti guarda negli occhi sempre". (03 marzo 2011) ©Riproduzione riservata .