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Storia del sistema pensionistico pubblico
La prima tutela pensionistica italiana si fa comunemente risalire al 1898 con l'istituzione,
con legge 17 luglio 1898 n. 350, della Cassa Nazionale di Previdenza per l'Invalidità e la
Vecchiaia degli operai con il compito di gestire forme facoltative di assicurazione. Nello
stesso anno era stata introdotta, sull'esempio tedesco, l'assicurazione contro gli infortuni
sul lavoro con legge 17 marzo 1898, n. 80. L’assicurazione contro gli infortuni sul lavoro
era obbligatoria, la forma facoltativa scelta, invece, per l'assicurazione invalidità e
vecchiaia ebbe uno scarso sviluppo nei primi anni del ventesimo secolo, si fece perciò
strada la tesi di coloro che sostenevano l'obbligatorietà dell'assicurazione come già fatto
dalla Germania sin dal 1889 per volontà del Bismark.
Dopo la prima guerra mondiale venne sancita l’obbligatorietà dell’assicurazione di
invalidità e vecchiaia per tutti i lavoratori dipendenti da privati eccetto gli impiegati con
stipendio superiore alle 350 lire mensili.
Il sistema istituito nel 1919 venne perfezionato con varie leggi successive e le
caratteristiche di questo sistema possono così sintetizzarsi:
a) il finanziamento era basato sulla contribuzione paritaria dei lavoratori e dei datori di
lavoro, con un modesto intervento dello Stato che corrispondeva a 100 lire per ogni
pensione liquidata;
b) il regime tecnico-assicurativo era quello della capitalizzazione.
c) la formula di calcolo era quella contributiva, in funzione cioè dell’ammontare dei
contributi versati dal singolo;
d) l’età di pensionamento era fissata, per uomini e donne, a 65 anni, un’età estremamente
elevata in rapporto alla speranza di vita, all’epoca molto inferiore rispetto a quella attuale.
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