Autore Topic: Rassegna stampa sabato 17 aprile (Gazzetta Sport- Giallorossi)  (Letto 1122 volte)

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Rassegna stampa sabato 17 aprile (Gazzetta Sport- Giallorossi)
« : Sabato 17 Aprile 2010, 10:59:18 »


Da LA GAZZETTA DELLO SPORT di oggi, sabato 17 aprile



1) ROMA E LAZIO, QUANTI BRUTTI SCHERZI (a firma Stefano Boldrini)

Da Behrami a Totti, vi raccontiamo quando il derby è diventato una trappola per chi stava volando


Derby? No, sgambetto. Il derby, la partita delle partite, non è solo la sfida che mette in palio la supremazia cittadina o che esalta il meglio (ironia, coreografie spettacolari) e il peggio (volgarità, violenza). È anche una gara che può valere una stagione (la Roma lanciata verso lo scudetto), o darle un senso (per i laziali battere domani i giallorossi sarebbe il massimo). Nei momenti migliori di Roma e Lazio, i derby hanno rappresentato un passaggio fondamentale: le due squadre si sono complicate la vita, o, addirittura, hanno compromesso i sogni di gloria della rivale. Quello di domani preoccupa non poco. Ieri, vertice sicurezza. Il prefetto Giuseppe Pecoraro ha dichiarato: «Abbiamo anticipato il derby a scopo precauzionale. I rinforzi che io e il questore abbiamo richiesto sono stati assicurati». I cancelli dell’Olimpico saranno aperti alle 15.30.

L’ultimo esempio di derby-sgambetto è quello vinto 3-2 dalla Lazio il 19 marzo 2008, con un gol di Behrami al 92’. La Roma era passata con Taddei, poi l’uno-due laziale con Pandev e Rocchi, il pari di Perrotta e, nel recupero, il 3-2 dello svizzero. I giallorossi, in piena rimonta sull’Inter, furono stoppati sul più bello. La sconfitta si rivelò determinante per i giallorossi: si giocarono lo scudetto, quella sera.  Nel 1999, parti rovesciate. La Lazio di Eriksson era in testa alla classifica, 6 punti sopra la Fiorentina. La Roma di Zeman era quinta. I giallorossi si riscaldarono sotto la curva Sud. La Roma chiuse il primo tempo in vantaggio 2-0, doppietta di Delvecchio. Nella ripresa, la Lazio segnò con Vieri, ma nel recupero arrivò il 3-1 di Totti, che festeggiò il gol esibendo la maglia con la scritta « vi ho purgato ancora » . La sconfitta fu devastante per la Lazio, scavalcata alla penultima giornata dal Milan.

I laziali si presero una parziale rivincita il 29 aprile 2001, quando frenarono la Roma lanciata verso lo scudetto. I romanisti erano saliti sul 2-0 con Batistuta eDelvecchio, maNedved al 78’ eCastroman al 95’ permisero alla Lazio di pareggiare. Sulla panchina biancoceleste c’era Zoff, amico di Capello: «Mi sarebbe piaciuto fargli uno scherzetto». L’1-1 del 21 aprile 2004 fu una picconata ai sogni di gloria della Roma. Il 2-2 del 26 febbraio 1984, riportò sulla terra la Romache cercava lo scudetto-bis: il punto perso pesò non poco nella classifica dei giallorossi.



2) RANIERI BLUFFA O NO? PROVA UNA SQUADRA SENZA CAPITAN TOTTI  (a firma Alessandro Catapano)

Per due giorni schiera il tridente Toni-Vucinic-Menez

Ieri solamente palestra per De Rossi: soffre d’allergia



Ci vorrebbe un coraggio da Gladiatore, quando Rusell Crowe (peraltro simpatizzante laziale) non era ancora Peter Pan, mail generale Massimo Decimo Meridio. «Al mio segnale scatenate l’inferno!». Così i romanisti vedono Claudio Ranieri, gladiatore nelle t-shirt che ieri circolavano a Trigoria. Si comporterà da generale anche con il capitano? Lo ha già fatto: a Firenze e all’Olimpico con il Palermo, lo sostituì dopo 45’. NemmenoCapello aveva osato tanto. Ma avrà il coraggio di lasciar fuori Totti dal derby?

Non se lo aspetta nessuno. L’esclusione sarebbe clamorosa per un verso: Totti si è allenato regolarmente, sta sempre meglio, il derby è la sua partita, soprattutto questo che vale un altro pezzetto di scudetto. Per l’altro, però, farlo partire dalla panchina può avere un senso: Totti non ha ancora i 90’, Toni e Vucinic sono ormai coppia affiatata, Menez è sbocciato. E infatti sono due giorni che Ranieri in allenamento schiera il francese con Toni e Vucinic, relegando Totti tra le riserve con Baptista. Esperimenti senza particolare valore? Solo pretattica? Una cosa è certa: dopo tutti i guai che ha passato, Totti ha voglia di tornare protagonista in questo finale di stagione. E nel suo ruolo. Se giocherà, si piazzerà al centro dell’attacco e il sacrificato probabilmente sarà Toni.

Ranieri ha i problemi di abbondanza che voleva (solo De Rossi ha lavorato al coperto per un’allergia). In serata, rispettando cabala e scaramanzia, i romanisti si sono dedicati a Inter-Juve. Totti da solo, Vucinic con un paio di compagni, i brasiliani in gruppo. Sono andati a letto con l’amaro in bocca. Domani tocca a loro, e devono vincere.



3) PIZARRO, IL DIRETTORE D'ORCHESTRA E' IL "PEK"  (a firma Stefano Boldrini)

Cervelli si nasce, e David Marcelo Pizarro, modestamente, «lo è nato». In campo e fuori. C’è infatti una stretta correlazione tra il Pizarro regista della Roma e il Pizarro regista di se stesso, nella vita. Fosforo quando dirige il gioco, intelligenza e buon senso in borghese. Ranieri, che stravede per il cileno — come stravedeva Spalletti e comestravedeva Hodgson, solo Roberto Mancini non l’ha capito —, gli fa svolgere in allenamento addirittura il ruolo del doppio playmaker. Fratino bianco, gioca per tutte e due le squadre. In teoria, una cosa così potrebbe farti girar la testa, ma il «Pek» — abbreviazione di pequeño, piccolo — si trova a suo agio. Ma c’è tanto cervello anche fuori: nei suoi rapporti umani («io frequento le persone per quello che sono, i miei amici sono pescatori, insegnanti, operai»), nelle sue iniziative (sta raccogliendo fondi per aiutare il Cile devastato dal terremoto), nelle sue idee (ha una coscienza civile difficilmente riscontrabile tra i suoi colleghi).

Il suo cervello, domani, dovrà far ragionare la Roma. Non è un derby qualsiasi, questo. La Roma si gioca lo scudetto, mentre la Lazio vuole dare un senso alla stagione, sgambettando sul più bello la squadra giallorossa. Chi ha più cervello, si dice, lo adoperi: domani, sarà la carta vincente. In una squadra dove c’è overdose di romanità e di romanismo (la presidentessa Rosella Sensi, l’allenatore Claudio Ranieri, il direttore sportivo Pradè, il capitano del presente Francesco Totti, il capitano del futuro Daniele De Rossi) c’è il rischio, concreto, di andare in tilt. La freddezza e il cervello sono le armi migliori per vincere un derby, soprattutto quando c’è di mezzo un traguardo importante. Sembra una storia scritta apposta per lui, il piccolo grande «Pek».



4) LA SFIDA DENTRO I QUARTIERI: AI PARIOLI SI TIFA LAZIO, ALLA GARBATELLA LA ROMA  (a firma Alessandro Catapano)

È un altro viaggio, sulla solita vespetta 125 bianca. Un caro diario calcistico. Non l’abituale suddivisione in quartieri laziali e romanisti. È un giro dentro la città, una traversata nella storia, un incontro con uomini, parole, gesti e luoghi del derby. Partenza Il viaggio comincia da Piazza Ungheria, simbolo della Roma bene, ricca e borghese. Il sacro e il profano. La chiesa di San Roberto Bellarmino, dove si svolsero i funerali di Dino Viola, e, dall’altra parte della piazza, i tavolini dell’Hungaria, il regno del «Completissimo»: hamburger con uovo, prosciutto e cipolle. Lionello Manfredonia è nato all’angolo con via Panama. Buona famiglia, classico pariolino, grande laziale. Raccontano che da ragazzo trascorresse i pomeriggi con gli amici a scrivere sui muri «Roma me...». Dopo la militanza nella Lazio, il calcioscommesse, il passaggio alla Juventus, Viola lo riportò a Roma, spaccando la curva Sud. Manfredonia fu più forte delle contestazioni e del suo passato: in un derby al Flaminio fece espellere Amarildo, centravanti con la Bibbia. A pochi metri dalla piazza, su via Romania, c’è il Grottino del laziale: cucina romana e ambiente biancoceleste.

Lasciamo i Parioli, costeggiamo Villa Borghese, scendiamo per il Muro Torto. Eccoci a Piazzale Flaminio. Seguiamo il percorso del 2, il tram che porta allo stadio Flaminio. L’ultimo derby che si giocò qui lo vinse la Roma, nel 1990, con un gol di Voeller. Negli anni Ottanta le due squadre lo utilizzavano per l’amichevole del giovedì. Il 30 marzo 1983, ad un mese e mezzo dallo scudetto, la Roma di Liedholm fu invitata ad assistere a Lazio-Under 21. I tifosi biancocelesti non gradirono e alla fine aspettarono la squadra a piazza Apollodoro. Di Bartolomei fu colpito in testa da una pietra, Prohaska e Fernando Fabbri aggrediti. Sebino Nela, non a caso ribattezzato Hulk, fu l’ultimo a salire sul pullman dopo aver ingaggiato con gli aggressori una scazzottata.

Scendiamo verso sud. Oltrepassiamo il Tevere. In pochi minuti siamo a piazza della Libertà: qui fu fondata la Lazio il 9 gennaio 1900, qui ha sede la fondazione Sandri. Sfiliamo Prati, feudo biancoceleste, Borgo Pio e il ricordo di Ferraris IV, Castel Sant’Angelo, il Cuppolone. Puntiamo dritti a Trastevere. Quartiere bipartisan: Mazzone nato a vicolo del Moro giocava a San Cosimato, Giordano da vicolo del Cinque si spostava a Santa Maria in Trastevere. Sopra la nostra testa, il cannone e le coppiette del Gianicolo. Delio Rossi si tuffò nel Fontanone dopo un derby vinto 3-0. Lo aveva promesso a Suor Paola. Da allora i romanisti lo chiamano lo stagnaro. A ovest del Gianicolo, Monteverde: a piazza Ottavilla c’è Santa Maria della Consolazione, da queste parti nel ’72 nacque il Commandos Monteverde Lazio, poi CML ’74, per anni guida della Nord.

Noi scendiamo invece per via Dandolo, sbuchiamo a viale Trastevere, torniamo verso il Tevere da Via Induno. Giriamo a sinistra per Circo Massimo, il luogo delle celebrazioni romaniste. Tre concerti di 'cantautore molisano che copia canzoni altrui (e che porta iella)' passati alla storia: in 500.000 nel 1983, primo grande raduno popolare dopo la Liberazione; in 300.000 nel 1984, a cantare e a piangere; 1.000.000 nel 2001, arrampicati perfino sulle rovine del Foro. L’anno prima, anche i laziali tentarono di festeggiare qui, ma nulla era stato organizzato e il pullman con la squadra non riuscì ad arrivare. Dal Circo Massimo alla Garbatella ci vogliono cinque minuti. Molto prima dei Cesaroni, c’era Valerio Mastandrea, il filosofo del romanismo. «La Garbatella è speciale perché è romanista, verde e umana», disse una volta.

Il 17 giugno 2001, giorno dell’ultimo scudetto, espose sul balcone uno striscione con scritto « So’ soddisfazzioni ». E, conoscendolo, deve essere stata una soddisfazione pure per Paolo Di Canio crescere laziale al Quarticciolo, quartiere assai romanista. Paolino, esule in patria, con un unico alleato: Tonino, il barbiere di via Manfredonia. «Quando segnò quel gol sotto la Sud volevano bruciargli la macchina...». Capolinea.



5) L’ALFADERBY. HOTEL, RITI E STRISCIONI. STORIA DI DITA VELENOSE  (a firma Alessandro Catapano e Davide Stoppini)

Aeroplanino Montella. L'incubo dei tifosi laziali, l'unico capace di segnare quattro gol in un unico derby il 10 marzo 2002: Lazio-Roma 1-5.

Behrami. È il 19 marzo 2008: l’Inter pareggia con il Genoa, la Roma può accorciare a -4. Ma Behrami al 92’ segna il 3-2.

Cafu. Brasiliano passato alla storia per i tre pallonetti con cui scavalcò Nedved nel derby d’andata 2000-01.

Dita. Quelle di Chinaglia e Di Canio sotto la Sud. Ma il dito è anche il pollice verso di Totti nel derby d’andata di quest’anno.

Errori. Il derby è anche storia di rigori sbagliati. Quello di Giannini parato da Marchegiani il 6 marzo 1994. Quel giorno nella Roma giocava anche Mihajlovic, che otto anni dopo (27 ottobre 2002), con l’altra maglia, si fa parare un rigore da Antonioli all’87’.

Franzoni. Una magia nella magia laziale della stagione 1973-74. Panchinaro fisso, Maestrelli lo fa debuttare al posto di D’Amico. E lui di testa regala il derby alla Lazio.

Gol. I recordman sono romanisti: Delvecchio e Da Costa, con nove reti in campionato. Il brasiliano ne segnò pure tre in coppa Italia.

Hotel. La Lazio di Maestrelli preparava le partite all’Americana sull’Aurelia, quello dei colpi di pistola ai lampioni. La Roma per anni si è rifugiata al Cicerone, casa Sensi.

Ironia. Lo sfottò delle curve con due striscioni: «Voi fate il vostro gioco, noi poker servito», per celebrare i quattro derby vinti dalla Lazio nel ’98. «Il mercoledì a noi l’Europa, a voi Twin Peaks», uno striscione della Sud a inizio ’90.

Lanna. Diciotto febbraio 1996. Derby inchiodato sullo 0-0. Poi su un cross innocuo il difensore della Roma alza il braccio e tocca il pallone: è rigore, che Signori non sbaglia. E i laziali inventano il coro: «Agguanta la palla Marco Lanna».

Mancini. E come tacco verrebbe da dire. Il tacco del Roberto laziale, nel 3-3 del 29 novembre 1998. E quello dell’Amantino giallorosso, nel 2-0 del 9/11/2003.

Negro. Un eroe romanista: il suo autogol nel derby del 17 dicembre 2000 ha ispirato feste e canzoni.

Olimpico. È il teatro dei sogni o degli incubi, per rubare una definizione all’Old Trafford.

Paparelli. Ventotto ottobre 1979, il buco nero del derby. Non serve aggiungere altro.

Quattro derby. 1997-98, poker servito dalla Lazio che vince tutti e quattro i derby stagionali.

Rocchi. È il capocannoniere attuale della Lazio nel derby: già quattro gol alla Roma.

Scudetto/salvezza. Stavolta la posta in palio è altissima: il sogno più grande per i romanisti, la sopravvivenza per i laziali.

Totti. 27 derby in campionato, 4 in coppa Italia. Nessuno come lui.

Ultimo. Il 6 dicembre 2009, 1-0 della Roma, gol di Cassetti.

Vi ho purgato ancora. La celebre maglietta esibita da Totti l’11 aprile 1999, dopo il gol del 3-1.

Zeman. Laziale e romanista. Celebre per aver detto: "Il derby è una partita come le altre". Il suo bilancio è negativo: 3 vittorie, 3 pareggi, 5 sconfitte.



6) RAGAZZI, ALLO STADIO DOMANI ANDATECI SENZA RANCORI  (a firma Bruno Tucci)

Il rischio c'è. Quale, mi chiederà qualcuno? Che quando l'arbitro fischierà l'inizio di Lazio-Roma saremo stanchi del derby. Sono già due settimane che il ritornello è monocorde. Non si parla d'altro. Nei bar, nei circoli, in ufficio, al telefono: il leit-motiv è sempre lo stesso. E' un match che decide il campionato. Naturalmente, con tutti gli annessi e connessi che riguardano una partita fra due squadre della stessa città. Ed i giocatori, protagonisti, non sono da meno: chi parla attraverso la radio, chi in tv, chi nei siti internet, chi sul web. E' un rincorrersi di dichiarazioni e controdichiarazioni che alimentano l'adrenalina e danno un quadro non proprio idilliaco fra le due tifoserie. Il che, scusatemi, è l'esatto contrario di quel che dovrebbe essere. Lo so di rimanere fuori dal coro e che molti mi tacceranno di essere un provocatore. Io la penso in maniera diametralmente opposta. I provocatori sono coloro che appiccano il fuoco sotto l'incendio che può divampare anche aiutato dalle parole o da frasi incontrollate.

La speranza è che non sia così. L'Olimpico offrirà domani uno spettacolo unico, forse indimenticabile. La Roma in testa alla classifica, la Lazio che non perde da cinque giornate e che ha ritrovato il gioco di una volta. Che si vuole di più? Gli ingredienti ci sono tutti, non ne manca nessuno. Ed allora, si vada allo stadio senza rancore e senza il preconcetto che deve essere una partita vinta a tutti i costi. Roma, voglio dire la città di Roma, sarà al centro dell’interesse nazionale e mondiale. In settantamila saranno all’Olimpico, ma quanti seguiranno il match in tv? Centinaia di migliaia di persone che vogliono assistere ad un bel match. Agonistico, ma senza falli cattivi o reazioni isteriche. Ne va del buon nome della città in cui viviamo. A cui, credo, vogliamo tutti un gran bene.


Offline Fabio70rm

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Re:Rassegna stampa sabato 17 aprile (Gazzetta Sport- Giallorossi)
« Risposta #1 : Sabato 17 Aprile 2010, 11:20:18 »
Io spero una cosa, che succeda quello che tutti speriamo e che il giorno dopo scoppi il bubbone di calciopoli 2 con tutti gli interessi nei loro riguardi!!!
Polisportiva SS LAZIO, l'unica squadra a Roma che vince invece di chiacchierare!!