Autore Topic: E' morto Enzo Bearzot  (Letto 4072 volte)

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Mazzola

Re:E' morto Enzo Bearzot
« Risposta #40 : Giovedì 23 Dicembre 2010, 13:31:23 »
La Gazzetta, invece, ha dedicato molte pagine a Bearzot, anche se in prima la notizia era di spalla.

Molto bello, a mio parere, l'editoriale di Franco Arturi, che sottolinea il significato di quella vittoria, una "sferzata di ottimismo sociale". C'è un'Italia prima del 1982 e una dopo, e questo mi trova perfettamente d'accordo. Il modo in cui si guardava a questo tormentato paese, da dentro e da fuori, cambiò radicalmente e per sempre.

Anche il CDS gli dedica molte pagine.
La seconda, la terza, la quarta e la quinta...quindi voglio dire la "notizia" più importante era quella.
Ma se anche la Gazzetta ha fatto così, evidntemente "ragiono" male io o considero il "titolo" più importante di quello che in realtà è.

Per quanto riguarda quella vittoria, credo ci servì per metterci definitivamente alle spalle gli anni '70.

Per quanto riguarda un "ricordo personale"...dopo tutti questi anni, uso ancora il No Bearzot ! di Pertini quando sono sicuro di una cosa mentre  il mio interlocutore dice altro...

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Re:E' morto Enzo Bearzot
« Risposta #41 : Giovedì 23 Dicembre 2010, 13:49:48 »
Oltre la faccenda di Italia-Argentina, subentrò anche un certo appagamento: ricordo benissimo che in vista di Italia-Olanda nessuno credeva seriamente alla possibilità di andare in finale, tuttavia il bilancio appariva già soddisfacente (quattro vittorie e lo sfortunato pari coi tedeschi). Gli olandesi non erano certo quelli del '74, ma erano zeppi di vecchi pirati e di calciatori ancora ottimi, ci si avvicino a quel match con un timore reverenziale che secondo me fu determinante. Nell'82, per dire, una volta battuti i brasiliani la sensazione generale era quella di aver vinto il torneo e di dover solo sbrigare due formalità: il nostro camioncino parato a festa era pronto già dal giorno prima di Italia-Polonia...

La finalina col Brasile fa meno testo, ma quello era uno squadrone, già defraudato della finalissima, che probabilmente avrebbe raggiunto se proprio l'Italia non avesse scaraventato l'Argentina nel girone dei verdeoro.

C'è pure chi dice - il Plastino - che quel mondiale era già (as)segnato ai padroni di casa, mentre le ford taunus senza targa scorazzavano per le strade a rapire pericolosi "comunisti" e aerei militari organizzavano dei misteriosi "trasferimenti".
Certo che se c'eravamo noi in finale mondiale al posto dei tulipani per il regime di Videla (oggi, per coincidenza, condannato all'ergastolo) sarebbe stato più difficile fare delle visite negli spogliatoi



Che bella immagine di sport, vero?
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Offline Ulisse

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Re:E' morto Enzo Bearzot
« Risposta #42 : Giovedì 23 Dicembre 2010, 15:49:58 »
Lo vidi giocare nel Torino negli anni 50 in coppia con Moltrasio, due ottimi mediani.
In porta c'era Lovati e a terzino Molino, giocatori passati poi alla Lazio insieme a Moltrasio.

Lo ricorderò sempre con tanta simpatia ringraziandolo per quell'estate fantastica che mi fece vivere con la nazionale italiana.
IL DERBY NON VA MAI PERSO.

Ci sarà sempre chi ti critica, l'unica cosa da fare è continuare ad avere fiducia, stando attento a chi darai fiducia due volte.

Non ti sforzare tanto, le cose migliori succedono quando meno te lo aspetti.

Nessun futuro è per sempre.

IL GOL DI VIERI ERA BUONO!!

Mazzola

Re:E' morto Enzo Bearzot
« Risposta #43 : Giovedì 23 Dicembre 2010, 16:41:17 »
Il suo più grande merito fu quello di creare il "Gruppo".

Zoff Gentile Scirea Tardelli Causio Graziani Antognoni Bettega a cui poi si aggiunsero Rossi Cabrini nel 1978 e via via gli altri.
Andando dritto per la sua strada senza ascoltare i cachinni e fescennini (come diceva Brera) di certa stampa che voleva Beccalossi, Pruzzo ecc
Sapendo di poter contare su quella forza che viene fuori nei momenti difficili.
E ce ne furono.
Nel 1978 ci si chiedeva cosa andiamo a fare in Argentina ?
Nel 1980, agli Europei, non eravamo ancora usciti dal CalcioScommesse.
E nel 1982 riandavamo ai Mondiali chiedendoci che ci andavamo a fare.
Ebbe il coraggio nel 1978, di togliere Maldera e Graziani e lanciare Cabrini (esordio in Nazionale al Mondiale) e PaoloRossi con appena due presenze sulle (gracili) spalle.
Nel 1982 lasciò a casa Beccalossi ed il capocannoeinere Pruzzo per portare PaoloRossi, fermo da due anni, e Spadino Selvaggi, un buon attacccante da squadra provinciale, più due giovanissimi come Bergomi (seconda partita in nazionale contro il Brasile !) e Massaro.

Ecco quando le partite contavano (mondiali ed europei) quelle squadre si fecero sempre trovare pronte.
Sbagliammo solo quello del 1986.
Ma il problema era che De Napoli e Galderisi non erano Cabrini e Rossi, brunoconti non era più lui e Di Gennaro, beh, non era Antognoni...
Va detto però, per onestà, che escluse quelle fondamentali partite, ci furono molte brutte partite negli anni che portavano ai Mondiali.
Per dire arrivammo al Mundial in Spagna vincendo, dal 1981 alla partita con l'Argentina, solo un'amichevole con la Bulgaria 3 a 2 e in qualificazione 1 a 0 (gol di Collovati) contro il Lussemburgo.
Nel 1978 arrivammo ai Mondiali vincendo contro Belgio Finlandia Lussemburgo, ma perdendo contro Inghilterra Germania Ovest e pareggiando contro Francia e Jugoslavia.
Dopo la vittoria nel 1982, tornammo a vincere ad ottobre 1983 contro la Grecia (gol di Giordano).
Molte partite brutte e giocate male, personalmente ne ricordo quattro: contro la Jugoslavia (tripletta di Susic), a Napoli con il già citato Lussemburgo (esordio di Marocchino), la sconfitta contro la Germania Est (esordio di Marangon) e quella contro la Norvegia 2 a 1 nel 1985.
Ma quando contava, l'Italia c'era.
Ed il merito fu suo.
Fossi stato io il CT nel 1982, avrei portato Pruzzo e Bivi...per dire...





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Re:E' morto Enzo Bearzot
« Risposta #44 : Giovedì 23 Dicembre 2010, 17:07:36 »
Bearzot e il gruppo: il suo merito, ma anche il suo limite.
E lo dico con un profondo rispetto e considerazione verso un uomo sicuramente testardo perché arciconvinto delle sue idee.
Infatti, convocare un giocatore per i mondiali (P. Rossi) che ha giocato due partite - DUE - durante il campionato significa avere coraggio.
Convocare per i mondiali un giocatore che aveva un ginocchio fuori uso (Bettega) e poi ripiegare su un ottimo attaccante ma sicuramente non un top player (Selvaggi) significa avere coraggio, ma anche essere testardo.
Di certo all'epoca avevamo due talenti come Beccalossi all'Inter (un gran bel giocatore, sicuramente sfortunato) e Pruzzo che era stato capocannoniere nelle due stagioni precedenti al mondiale 1982. Senza contare gli altri: per noi vale ricordare Giordano e D'Amico. Il primo lo convocò qualche volta, ma non ricordo che lo avesse molto nelle sue grazie. Il secondo forse all'epoca della sua stagione nel Torino ebbe qualche convocazione.
Piccola notazione riferita all'ultimo mondiale. Se nel 1982 Bearzot lasciò a casa giocatori che oggi sarebbero convocati di diritto nelle nostre nazionali, Lippi non aveva questo "imbarazzo della scelta". Quelli che erano giù in Sudafrica erano gli unici rappresentanti degni del calcio italiano: il che è molto triste.

Bearzot era fatto così, aveva creato quel gruppo di 6 o 7 e su quello ha insistito per anni. Ha avuto ragione lui, nell'unico momento in cui era necessario: ossia quel mese ai mondiali del 1982, anzi quei 15 giorni.
Se qualcuno di voi ha visto il filmato su Italia-Brasile del 1982 girato dal Plastino fuori dal Sarria nel dopo partita, si potranno vedere le facce stupefatte di giornalisti, dirigenti, giocatori, semplici tifosi, increduli di fronte all'enormità del risultato. Se qualcuno ricorda, la discussione nel prepartita verteva su quanto avremmo perso, insomma si discettava su una sconfitta onorevole.
Ed invece, pronti-via e al 5° Pablito infila di testa Waldir Peres. Poi pareggia Socrates (che giocatore, che personaggio!) al 12° con un gran gol (mette seduto Zoff), ma noi riprendiamo. Insomma, non è che ci veniva tutto facile, ma era come andare ad un esame terrorizzati dal professore e poi si inizia e viene fuori un diluvio di parole che ci porta al 30 e lode. Incredibile!
Il suo merito fu di giocare di astuzia, con la c.d. zona mista, a centrocampo a zona, dietro con i mastini-fabbri ferrai che menano di giustezza ora Zico ora Serginho, ora Eder.
Bello vedere gli azzurri andare in contropiede, la c.d. ripartenza, secondo il nuovo conio (che io personalmente aborro). Sublime per esempio il contropiede che ci porta al 4-2 di Antognoni che l'arbitro Klein ci annulla incredibilmente.
Il contropiede era il vero marchio di fabbrica del calcio italiano, il vero atto di perfidia calcistica: ci si finge difensivi, si riparte infilando l'avversario.
Anche questo è calcio, cari cultori dell'integralismo zemaniano!
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Mazzola

Re:E' morto Enzo Bearzot
« Risposta #45 : Giovedì 23 Dicembre 2010, 17:46:05 »
Il BLOCCO era quello della Juventua.
E non poteva essere altrimenti, nel calcio italiano del 1982.
C'erano poi quelli dell'Inter (Bergomi Oriali Marini Altobelli Bordon), più quelli della Fiorentina che sfiorò lo scudetto (Antognoni, Vierchowood, Massaro Galli e Graziani, quest'ultimo da considerare però più del Torino, diciamo). Del piccolo Milan dell'epoca solo Collovati e Baresi + l'udinese/juventino Causio.
Sotto Firenze, mettiamola così, solo brunoconti e Selvaggi del Cagliari.

Era una Nazionale molto "nordica".
Sotto Torino/Milano solo un fiorentino ed un romano negll'undici titolare.

Per quanto riguarda gli altri, va detto che Pruzzo e Giordano (all'epoca squalificato) in nazionale non fecero mai bene.
Come Mancini più avanti. Càpita ad alcuni calciatori di non rendere al meglio in nazionale.
D'Amico giocava con noi in B (e si era già "bruciato" con il Torino), quindi era fuori considerazione, Beccalossi...troppo discontinuo per il Vecio.
La mia impressione era che per Bearzot, contassero molto, oltre alle qualità calcistiche, quelle "morali".
Inteso come serietà nei comportamenti, negli allenamenti, per riassumere "buona educazione".
Cosa che forse mancava all'epoca ai vari Giordano, Manfredonia ecc

TD

Re:E' morto Enzo Bearzot
« Risposta #46 : Giovedì 23 Dicembre 2010, 19:21:16 »
Aveva i suoi sistemi per escludere chi non gradiva.
Per esempio, Pruzzo (incredibile che non abbia giocato in nazionale quasi per niente) fu schierato a furor di popolo nell'amichevole persa seccamente al Parco dei Principi contro Platini & co.
Ci presero a pallate, Pruzzo non la strusciò mai, Bearzot disse "visto"?
Analoga esclusione toccò più tardi a Giordano.
Piuttosto, l'Italia perse l'Europeo dell'80, andato a una grande Germania, per colpa del calcioscommesse: si presentò senza punte e non riuscì a battere il Belgio, la formula la inchiodò. Quel giorno ero allo stadio, l'Italia meritava nettamente di passare. Chissà come sarebbe finita contro Schuster e Hrubesch...

Offline Rupert

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Re:E' morto Enzo Bearzot
« Risposta #47 : Giovedì 23 Dicembre 2010, 20:10:03 »
Del piccolo Milan dell'epoca solo Collovati e Baresi + l'udinese/juventino Causio.

Per quanto riguarda gli altri, va detto che Pruzzo e Giordano (all'epoca squalificato) in nazionale non fecero mai bene.


Collovati non era dell'inter?

Giordano avrebbe meritato sicuramente la nazionale nel biennio 1983/85.
Invece giocò poco. E non venne portato nemmeno in Messico 86 (l'anno dopo vinse lo scudetto a Napoli).

"...e gente giusta che rifiuti di esser preda
di facili entusiasmi e ideologie alla moda!"

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Mazzola

Re:E' morto Enzo Bearzot
« Risposta #48 : Giovedì 23 Dicembre 2010, 20:40:06 »
Collovati passò all'Inter proprio nell'estate 1982.

Gli attaccanti di Bearzot erano Rossi, Bettega (i preferiti), Graziani ed un gradino sotto Altobelli.
Nel 1978 la coppia era (doveva essere) Graziani/Bettega invece fu Rossi/Bettega.
Nel 1980 sarebbe dovuto essere ancora Rossi/Bettega (dubito che avrebbe giocato Giordano) invece fu Graziani/Bettega. Nel 1982 doveva essere Rossi/Bettega invece fu Rossi/Graziani.
Dopo i Mondiali uscirono di scena per limiti di età Graziani e Bettega, convocò Giordano, tornato in A, provandolo in coppia con Rossi.
Dopo il gol all'esordio contro la Grecia, Giordano fece poco nelle altre partite prima dell'infortunio.
Credo che Bearzot lo "vedesse bene" ma non poteva schierare la coppia Rossi/Giordano. Non credo fosse bene assortita. Se ci fossimo qualificati per gli Europei credo avrebbe fatto giocare Rossi/Altobelli.
Giordano lo riconvocò quando tornò dall'infortunio per una tourneè in USA, per provarlo in coppia con Spillo, ma mi sembra di ricordare che ci furono dei comportamenti "sopra le righe" da parte sua e di un giovanissimo Mancio.
Credo che invece che Pruzzo non lo vedesse proprio. La partita ricordata da TD fu l'ultima di Pruzzo in nazionale ed era nel 1982. Non lo prese più in considerazione.


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Re:E' morto Enzo Bearzot
« Risposta #49 : Venerdì 24 Dicembre 2010, 08:45:40 »
A proposito di Pruzzo ho letto recentemente di questo retroscena.
Ritiro di Alassio 1982 per i mondiali di Spagna. Bettega è convocato ma i suoi problemi al ginocchio non sono risolvibili in tempi brevi, per cui Bearzot deve pensare a qualcun altro.
Viene chiamato Pruzzo in limine mortis ma il romanista rifiuta sdegnosamente. Allora si ripiega per Selvaggi.
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Offline AlenBoksic

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Re:E' morto Enzo Bearzot
« Risposta #50 : Venerdì 24 Dicembre 2010, 16:49:31 »
Molte partite brutte e giocate male, personalmente ne ricordo quattro: contro la Jugoslavia (tripletta di Susic), a Napoli con il già citato Lussemburgo (esordio di Marocchino), la sconfitta contro la Germania Est (esordio di Marangon) e quella contro la Norvegia 2 a 1 nel 1985.
Ma quando contava, l'Italia c'era.

Mancano quelle veramente oscene prima del mondiale '78 a Roma contro la Jugo e quella terribile col Deportivo La Coruna prima del mondiale spagnolo.

In Argentina credo sia pacifico che sciorinammo un calcio eccezionale.
Credo più che l'appagamento e l'uso dei titolari contro i padroni di casa fu proprio impostato un lavoro diverso: il girone era terribile e la squadra partì forte,
nel 1982 si fece l'esatto contrario e i frutti si videro.
Voglio 11 Scaloni

zorba

Re:E' morto Enzo Bearzot
« Risposta #51 : Domenica 26 Dicembre 2010, 09:29:40 »
(Il Fatto Quotidiano 24.12.2010)

Io e Bearzot, amici veri


(di Gianni Minà)

Aveva una faccia da boxeur, ma come i vecchi eroi del ring era un romantico. Enzo Bearzot, il Commissario tecnico della Nazionale di calcio che vinse il Mondiale quasi mezzo secolo dopo i trionfi degli anni '30, quelli di Vittorio Pozzo, era un uomo per nulla vicino all'immagine che, secondo la retorica, ha l'italiano vincente in un contesto internazionale. Era rigoroso, schivo, intransigente, schietto (come tutti i tifosi del Torino) duro, generoso nella vittoria e per nulla vittimista nella sconfitta. Un tipo come Enzo Ferrari, che proprio come il drake non aveva tenerezza con i modi del giornalismo moderno, spesso incline a partigianerie e che molte volte esige l'ossequio, ritenendosi assurdamente l'artefice del successo di alcuni protagonisti del nostro tempo. Ho avuto la fortuna di lavorare, nel mio ruolo di giornalista televisivo, in sintonia con questi due giganti di un mondo sportivo che non c'è più e per questo sono convinto che l'accostamento non è azzardato. Bearzot come Ferrari era diffidente verso il mezzo televisivo, che considerava impudico, sguaiato. Ma con il tempo lo convinsi.

LA NOSTRA amicizia nacque praticamente alla vigilia del Mondiale argentino del '78, quello disputato sotto la cappa della feroce dittatura militare. L'anno prima, inviato in Argentina per girare un documentario sul folklore del paese, da vecchio cronista di sport, non avevo resistito alla tentazione di andare alla conferenza stampa dell'ammiraglio Lacoste, “patron” della manifestazione. Avevo posto anche una domanda che era risultata, però, azzardata: avevo chiesto, infatti, se era vero che nel paese erano cominciati a sparire dei cittadini, in particolare sindacalisti, studenti, artisti. La risposta era stata gelida ed io avevo dovuto lasciare rapidamente il paese. Così la Rai, per cautela, non mi aveva iscritto successivamente fra gli inviati ad Argentina '78 ma Bearzot, che a quel Mondiale avrebbe lanciato Cabrini, Rossi e Scirea, e avrebbe fatto giocare alla nostra Nazionale il più bel calcio del torneo, mi aveva tenuto due intere sere prima della partenza per farmi raccontare l'Argentina ferita di quella tremenda stagione e perfino i significati di una cultura che abbracciava anche il tango. Enzo, infatti, era un uomo maniacalmente attento a tutte le evoluzioni non solo tecniche ma anche sociali del calcio, e memore dei suoi interessi culturali coltivati nel suo liceo in Friuli, amava talvolta citare Ovidio e Calvino. Ricordo intere serate negli hotel della Nazionale a parlare di letteratura con Riccardo Corato, sociologo prima ancora che inventore del marketing della ditta di abbigliamento sportivo che sponsorizzava gli azzurri. Corato, sapendolo cattolico anche se tendente al laicismo, lo affascinava con i suoi racconti sulla teologia della liberazione, allora speranza dei credenti latinoamericani: “Cristo e San Francesco erano comunisti” provocava il sociologo ed Enzo, dopo ore di confronto, tagliava corto come avrebbe fatto il suo amico Nereo Rocco, “Taci mona”.

Il problema era che, specie alla vigilia degli incontri, Bearzot era insonne come Conti e Tardelli e come lo stesso Corato e, alla fine, per sedarli il dott. Vecchiet ricorreva al roipnol che finalmente regalava loro qualche ora di riposo. Anche la mia prima intervista con Pertini la devo a Bearzot, dopo un'Italia-Danimarca finita 2-0 all'Olimpico di Roma nel novembre dell'80, quando il compagno presidente scese sul terreno di gioco per confrontarsi con Enzo, più che sulla partita sulla qualità di certe pipe. Pertini aveva voluto pubblicamente sostenere Bearzot che, qualche mese prima, dopo essere stato privato per il “caso scommesse” tanto di Paolo Rossi quanto di Giordano, non era riuscito ad aggiudicarsi gli Europei che si svolgevano in Italia, ed era stato aspramente attaccato da una critica più prona ai grandi club che alla Nazionale. La vittoria con la Danimarca, che seguiva quella con il Lussemburgo, ci rimetteva in marcia verso il Mondiale spagnolo che avremmo vinto nell'82. A quel successo pochi credevano, tanto che Giovanni Minoli, in un sondaggio di Mixer, aveva trovato solo me propenso a controbattere Enrico Ameri, mitica voce della radio e portavoce della sfiducia che la stampa sportiva italiana aveva. Io, che ormai ero il conduttore di Blitz, la maratona spettacolo domenicale di Raidue, anche in quella occasione il Mondiale lo vissi a casa, a Roma. Spesso parlavo al telefono con Enzo che, dopo l'inizio stentato dell'Italia con tre pareggi contro Polonia, Perù e Camerun, era l'unico, ormai, a credere nel riscatto dei suoi ragazzi, anche se non nascondeva la preoccupazione. In quel momento di dubbio gli strappai la promessa che il giorno dopo l'eventuale vittoria avrebbe festeggiato in uno studio televisivo con noi di Blitz. A questo progetto la notte del trionfo si associarono Rossi e Tardelli. L'indomani arrivarono tutti con l'aereo di Pertini. Alle sette del pomeriggio andai all'albergo per prendere i miei ospiti. Rossi e Tardelli erano pronti, ma Bearzot non appariva. Salimmo e l'inserviente, poiché non rispondeva al telefono, ci aprì la sua stanza.

Enzo era supino sul letto con le braccia aperte, completamente snervato.
Tardelli mi spiegò che non dormiva da tre giorni e mi chiese di lasciarlo tranquillo: “Tanto quelli che hanno vinto ci saranno tutti nel tuo studio...” mi borbottò ironico. La trasmissione, con uno studio pieno di protagonisti dello spettacolo e di vip di tutte le provenienze, la facemmo con Rossi e Tardelli collegati in diretta con Torino dove, presentati da Claudio Gentile, c'erano i Rolling Stones. 

SOLO DODICI anni dopo quella notte, per il Mondiale di Usa '94, Bearzot, che con i potentati del calcio non aveva mai avuto un gran feeling, era a New York come collaboratore di una produzione di Rai Corporation che io presentavo.
Le due volte che era andato a vedere l'Italia allo stadio nel New Jersey, era entrato con il lasciapassare del regista Ruggero Miti. La Federcalcio di allora non lo aveva accreditato. Ma Enzo non si era dispiaciuto più di tanto. La volta dopo si era consolato andando ad ascoltare il gospel nella chiesa etiope di Harlem.