Autore Topic: “Ambaradan”, quando una parola nasce da un genocidio  (Letto 1310 volte)

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Offline AlenBoksic

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“Ambaradan”, quando una parola nasce da un genocidio
« : Mercoledì 15 Febbraio 2017, 10:05:10 »
«Tutto l’ambaradan». Probabilmente vi sarà capitato di sentire questa parola, o magari di pronunciarla, almeno una volta. Nel corso degli anni sono nate anche pizzerie, case editrici, negozi di articoli da regalo o di antiquariato con questo nome. Ma che cos’è l’ambaradan? 

Deriva da un massacro consumatosi 81 anni fa. Nel febbraio del 1936 l’esercito italiano, in piena fase di espansionismo coloniale, è in guerra contro quello d’Etiopia. Il territorio è ricco di risorse e Mussolini pensa che l’Italia possa far valere la sua presunta superiorità, culturale ma soprattutto tecnologica, in poco tempo. La realtà è un’altra. Quello etiope è un impero millenario, ricco di storia, e il suo esercito riesce a dar filo da torcere agli invasori. Così, le truppe di Badoglio fanno ricorso alle armi chimiche. 

È il 15 febbraio del 1936 quando l’esercito italiano, nei pressi del massiccio montuoso dell’Amba Aradam, prova a piegare la resistenza locale una volta per tutte. Si rivolge anche delle tribù mercenarie, che però passano da una fazione all’altra a seconda della cifra offerta. Nei fatti, non si riesce a capire contro chi si stia combattendo. Insomma, «è tutto un ambaradan».
 
L’espressione nasce alla fine della guerra, quando i reduci la usano per descrivere situazioni di confusione durante una battaglia. «Proprio come ad Amba Radam». Da lì, per crasi, è diventata una parola unica. E per dei difetti di pronuncia, protrattisi negli anni, la “m” finale si è trasformata in “n”.

CRONACA DI UN GENOCIDIO: L’USO DELL’IPRITE 
La battaglia dell’Amba Radam si risolve grazie al gas iprite rilasciato a bassa quota dall’aviazione. Anche sui civili. A terra, i soldati sparano proiettili all’arsina e al fosgene, fortemente tossici. Di fatto, si tratta di una evidente, ma rinnegata per decenni, v iolazione della Convenzione di Ginevra del 1928. L’iprite attacca le cellule con cui entra in contatto, distruggendole completamente. Causa infiammazioni, vesciche e piaghe, agisce anche sulle mucose oculari e sulle vie polmonari. La sofferenza è disumana. Nel luglio del 1936 l’imperatore deposto, Hailé Selassié, denuncia tutto all’assemblea della Società delle Nazioni, la mamma dell’Onu. L’Italia riconoscerà le sue colpe solo nel 1996, ammettendo l’utilizzo di armi chimiche in Etiopia, grazie alla desecretazione degli archivi voluta dal ministro della Difesa, il torinese Domenico Corcione.
 
Prove di genocidio anche nell’aprile del 1939, quando vengono chiuse le vie d’uscite delle grotte dell’Amba Aradam. All’interno vengono localizzati alcuni partigiani etiopi. La loro resistenza si sgretola sotto le bombe al veleno. Muoiono soldati e civili, donne e bambini. Chi sopravvive all’iprite è arso vivo con i lanciafiamme. Le sofferenze continuano fino al 1941, quando gli inglesi prendono il controllo della colonia italiana. Sono cinque anni di violenza indiscriminata, nascosta dal fumo dei gas: esecuzioni, stupri, campi di concentramento, torture. Nessuno ha pagato per aver violato i diritti umani. Uno dei responsabili, il governatore fascista dell’Etiopia Rodolfo Graziani, è stato inserito nella lista dei criminali di guerra senza venire mai processato. 
Voglio 11 Scaloni

Offline MagoMerlino

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Re: “Ambaradan”, quando una parola nasce da un genocidio
« Risposta #1 : Giovedì 16 Febbraio 2017, 19:20:22 »
A Roma c'è anche una via Amba Aradam.
Come altre vie dedicate a battaglie avvenute durante le guerre.
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#liberalaLazio

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Offline Er Matador

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Re: “Ambaradan”, quando una parola nasce da un genocidio
« Risposta #2 : Lunedì 6 Marzo 2017, 17:13:38 »
Leggo solo ora...
Lo statuto di crimine di guerra, relativamente all'uso dell'iprite, non credo sia in discussione: ma neppure un macellaio come Graziani, a quanto mi risulta, concepì un piano per l'annientamento all'ultimo uomo dei popoli etiopi.
Quindi l'uso del termine "genocidio" è fuori luogo.

Offline Arch

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Re: “Ambaradan”, quando una parola nasce da un genocidio
« Risposta #3 : Lunedì 6 Marzo 2017, 18:11:07 »
Del Boca i crimini commessi da Graziani in AOI li chiama "tecniche per un genocidio".