Autore Topic: Perche' e' tornata la curva nord?  (Letto 936 volte)

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Perche' e' tornata la curva nord?
« : Sabato 11 Dicembre 2010, 04:17:27 »
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Si era sciolta nella calura di luglio con un comunicato fiume, è tornata in una cupa giornata di novembre, esponendo i vessilli e le ideologie di sempre: la Curva Nord è tornata a sostenere la Lazio con il suo incitamento e a giubilare Lotito, con cori ed insulti sicuramente non addebitabili alle prestazioni sportive della Lazio.

La notizia è di quelle che suscitano clamore e che fanno discutere: ad onor del vero, in entrambe le occasioni, forse è sfuggito ai più il senso delle decisioni adottate, ma tant’è: lo scioglimento aveva colpito tutti, tifosi e non, a causa della repentinità del provvedimento, una accorata protesta contro il “sistema”, reo di "controllare" i giovani negli stadi e "circoscrivere" la loro voglia di ribellione. Allo stesso “sistema” si imputava la scomparsa delle aggregazioni giovanili di massa nelle città, il senso di comunità, di una sede, di una sezione, di un circolo o più semplicemente di un bar. La protesta riguardava anche oggetti ludici come Play Station, Xbox e forme di comunicazione quali i social network, le tv a pagamento e i film in 3D (?), colpevoli di annebbiare le menti dei “poveri” giovani che potevano permetterseli. Indebolite le difese neuronali delle imberbi vittime minate da tanta grazia, la censura, per mezzo della celebre tessera del tifoso, aveva colpito l’unica forma sana e libera di aggregazione giovanile sul territorio... le curve degli stadi popolate dagli Ultras.

Il condivisibile principio di evitare che "qualcuno" decidesse per qualcun altro era certamente rispettabile, ma circoscritto in uno stadio, quando tutt’intorno alla struttura “pochi” decidono per “molti”, sembrava alquanto pretestuoso. Chi ha sottoscritto un abbonamento (e relativa tessera del tifoso) non risulta che si sia sottomesso a qualche misura censoria: semplicemente ha ricevuto una carta prepagata che, se non attivata, rimane un tesserino per l’accesso allo stadio, la cui unica facoltà, come peraltro avviene per il biglietto, è di localizzarne il possessore. Stop. Non c’è nessuna schedatura preventiva differente da quelle già in vigore, come gli accrediti semi obbligatori dei salari su conti correnti di istituti creditizi che perseguono con ogni mezzo il profitto, le loro carte di credito, la tessera del metrebus, della piscina o quella a punti della pizzeria!

Giova nell’occasione rammentare che spesso, a margine di un evento sportivo, il comportamento rabbioso e spesso irresponsabile di alcune figure ha causato l’adozione di misure straordinarie come i tornelli, le telecamere a circuito chiuso, i microfoni direzionali. Insomma, se al tifoso che entra allo stadio viene impedito di portare ombrelli, bottiglie d’acqua o altri fluidi, non sarà mica colpa del prefetto o del povero poliziotto in servizio, cui piacerebbe sicuramente trovarsi in altro loco piuttosto che fare il cerbero in una manifestazione sportiva?

Se da una parte era condivisibile il punto di vista degli Ultras legato al decremento delle presenze allo stadio per le tv a pagamento, per il caro-biglietti o per gli stadi inadeguati e privi di parcheggi, appariva alquanto grottesca la motivazione legata alla schedatura promulgata da chi legifera sul calcio e sui tifosi, mai entrato in uno stadio con una sciarpa al collo, una bandiera da sventolare, un fumogeno da accendere o un petardo da esplodere (magari in mezzo a famiglie con bambini).

Il comunicato si concludeva con la frase assolutista: “Non spariremo, perchè la Lazio siamo Noi! Semplicemente non saremo più lì!”

A questo punto la domanda nasce spontanea: perché siete ancora lì?

Cittaceleste

Francesco Di Cicco

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