Autore Topic: Gonzalez incanta, Reja saluta la curva: è una Lazio perfetta  (Letto 947 volte)

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Offline Daniela

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Gonzalez incanta, Reja saluta la curva: è una Lazio perfetta
« : Giovedì 28 Ottobre 2010, 09:25:53 »
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La Lazio avanza al 4° turno: primo gol per Gonzalez e Bresciano

di Federico Farcomeni - lalaziosiamonoi.it

ROMA – Nella serata delle prime (prima di Reja contro il suo pupillo Viviani, primo gettone in stagione per Berni, Garrido e Scaloni, prima del Portogruaro all’Olimpico e prima della Lazio in diretta su Sportitalia), non poteva mancare il primo gol per il “Tata” Gonzalez. L’Olimpico lo aspettava: non ha deluso le attese. Gol e incursioni nel primo tempo, tacco-assist al volo nella ripresa. Nella serata delle prime non delude neanche Mark Bresciano che vince il duello con il connazionale Madaschi e segna il primo gol con la maglia della Lazio. Una partita che fila liscia come l'olio. L'unica vera "sorpresa"? Il 7,50 con cui i bookmakers offrivano il 3-0 della Lazio.

LE FORMAZIONI – Spazio alle seconde linee per Reja, che propone una formazione completamente inedita. Prime presenze per Berni, Garrido e Scaloni. Viviani non si copre e conferma il 4-3-1-2 (da buon alunno), ovvero il modulo più visto in stagione. Con il senno di poi, non è andata bene.

LA CHIAVE – Reja fa come il pianista Lang Lang: il suo pianoforte impone il proprio timbro all’intera orchestra. Dopo aver assistito al concerto del giovane musicista cinese, Edy avrà sicuramente preso spunto: cambia 11/11 dello spartito e riesce a vincere. Segno che quelli che lavorano “dietro le quinte” stanno davvero facendo un lavoro importante.

LA LAZIO – La squadra di mastro Edy parte subito bene e Gonzalez gonfia la rete alla prima occasione: punizione di Foggia e testa vincente dell’uruguayano dopo soli 8 minuti. Bresciano dimostra visione di gioco e fa vedere giocate rapide ed intelligenti (solo Rossi gli nega il raddoppio verso la mezzora da conclusione ravvicinata). Scaloni e Garrido (che nei minuti finali prova il sinistro alla Mihajlovic) si alternano nell’aggredire la fascia. Diakité a volte è troppo isolato davanti a Berni: sembrano tornati i tempi dell’antico sweeper. Unico neo un’uscita a vuoto di Berni che rischia di compromettere psicologicamente la gara: Stendardo si immola mentre Bocalon è pronto a battere a rete dopo 7 minuti dal gol del “Tata”. A dieci minuti dall’intervallo, Kozak (secondo gol in 3 partite) in spaccata su assist dal vertice dell’area di Bresciano realizza il gol del raddoppio, anticipando Madaschi. C’è ancora la psicologia di mezzo, perché è il gol che in realtà uccide la gara. Ad inizio ripresa, l’Aquila non è sazia: Kozak fa partire Rocchi in contropiede con una sponda di testa; il capitano serve l’accorrente Bresciano con la difesa veneta sbilanciata e il tris è servito. Cinque minuti dopo i due si scambiano il favore: Rocchi di tacco serve Kozak che da posizione ravvicinata colpisce la traversa. Accademia per Gonzalez (standing ovation quando esce a 10’ dalla fine) che continua a farsi vedere e servire i compagni con qualche finezza. Sussulto per Berni che al 72’ si esalta su una conclusione ravvicinata di Bocalon, l’ultimo a mollare. Nel finale Reja risponde all’invito della curva e saluta la Nord per la prima volta: un altro segno della coesione ritrovata.

IL PORTOGRUARO – Il “Porto”, come lo incitano i pochi sostenitori giunti da Venezia. Solo il nome suscita brutti ricordi. La semifinale Uefa del 2003, i quattro gol del Das Antas. Invece è solo il terzo turno di Coppa Italia, un freddo invernale e umido divora gli spettatori, e il colore delle maglie del Porto fa pensare al liquore e ad una sana bevuta. I ragazzi di Viviani però non sono così convinti di dover fare la scampagnata con fiasco al seguito e vanno vicini al gol in due circostanze ad inizio di gara: dopo un quarto d’ora solo un intervento da kamikaze di Stendardo evita il gol del pareggio; trecento secondi dopo, il bomber Altinier (4 gol in campionato) sfiora il gol da raccontare ai nipotini su lancio spiovente di Scozzarella. Nella ripresa Viviani manda in campo D’Elia che si dimostra subito tonico, ma non è abbastanza. Se il tecnico ritiene opportuno tenere in panchina gente come Tarana, Espinal e Schiavon, ovvero qualità, esperienza e quantità, significa che più di tanto non ci tiene neanche lui.

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