Autore Topic: Immobile e le solite critiche: 4 gol in Champions, il fratello lo difende  (Letto 152 volte)

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Delusione per l’occasione fallita contro il Bayern, ma le sue reti pesano nel cammino europeo biancoceleste

Non è più calcio e neppure il bar dello sport, dove forse le analisi di trent’anni fa erano più profonde. E’ un gioco al massacro, inaccettabile e irrispettoso, a cui partecipano persino diversi tifosi della Lazio, deboli di memoria, mica solo gli haters del mondo social o alcuni commentatori. Si consiglia un ripasso dei numeri e non serve tornare troppo indietro nel tempo. Basta la stagione in corso: un gol al Feyenoord (1-0) e due al Celtic (2-0) per superare la fase a gironi, un altro al Bayern (1-0) nella partita di andata per presentarsi all’Allianz Arena sognando l’ingresso ai quarti Champions. Se il popolo della Lazio si era illuso (non esistevano o quasi chances anche dopo il risultato dell’Olimpico) di eliminare i tedeschi, si può sottolineare con assoluta certezza un dato: senza i 4 gol di Ciro, nessuno avrebbe prenotato l’aereo o l’albergo per andare in Baviera. Neppure abbiamo bisogno di ricordare i 200 gol realizzati dal centravanti della Lazio, criticato alle latitudini romane (sinora eravamo abituati da Coverciano in su) per l’errore su cui è girata la partita dell’Allianz. Colpo di testa fuori dallo specchio e un minuto dopo l’ha sbloccata Kane, un cecchino micidiale, di quattro anni più giovane e ora avviato a conquistare la Scarpa d’Oro (Immobile l’ha vinta nel 2020, ma c’era anche chi riteneva che gli ultimi italiani a imporsi fossero stati Totti e Toni: è successo pochi giorni fa). In Nazionale spesso ha stentato, è vero. Certo, l’altra sera ha sbagliato davanti a Neuer, ma il livello europeo non si discute: i numeri non mentono, 13 gol in 23 partite di Champions che poi sarebbero 19 con le maglie di Borussia Dt e Lazio in tre edizioni, al netto delle fugaci apparizioni con Juve e Siviglia. Altri 16 in Europa League (capocannoniere nel 2018): di che parliamo?

Le opinioni, si dice, sono rispettabili. Le cattiverie gratuite meno. Ciro ieri era amareggiato, deluso. Non si dava pace. Lo sa benissimo, se avesse messo dentro di testa quel pallone forse la storia sarebbe cambiata. Neppure si può torturare l’anima. Ha fatto tanto, trascinando la Lazio agli ottavi, era stato incontenibile all’Olimpico il 14 febbraio (ricordate il contropiede da cui è nato il rigore per l’intervento di Upamecano?). E’ bastato lo 0-3 per farlo finire dentro il vortice di attacchi, polemiche e accuse. Un bersaglio Immobile, ma sarebbe il caso di usare l’iniziale minuscola. Così è troppo facile e anche nel tifo dovrebbe esistere la gratitudine. Il fratello Luigi lo ha difeso. «Sempre con te sino alla fine», ha scritto su Instagram. I soliti tormenti e un certo tipo di stanchezza lo indurranno alle riflessioni. A fine stagione, Ciro prenderà le sue decisioni. Da otto anni i tifosi della Lazio godono con i gol di Immobile e noi raccontiamo le sue imprese. Un solo step dovrebbe imporsi: gestirsi meglio, calcolando gli allenamenti. A fine gennaio, saltando Lazio-Napoli per squalifica, aveva lavorato due settimane. Non per caso il miglior Ciro lo abbiamo visto a Cagliari, con il Bayern all’andata e con il Bologna. Poi, giocando ogni tre o quattro giorni, non si è più ripetuto a quei livelli. Una delusione, però, non può cancellare tutto il resto. Risorgerà, come sempre.


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