questo è un appello/supplica per i giudici di calciopoli in relazione a ciò:
Il presidente Juve: «Prima la fine del processo a Napoli, poi andremo fino in fondo»
MASSIMILIANO NEROZZI
TORINO
Prima che agli azionisti della Juve, Andrea Agnelli si rivolge ai tifosi, che in questa sala del Lingotto sono i due fenotipi di ogni presente: «Una volta accertata la correttezza della società in quegli anni potremmo avanzare la richiesta di riassegnazione dei titoli», attacca il presidente nell'intervento che apre l'assemblea. La Juve «guarda al futuro», ripeterà Agnelli, ma Calciopoli resta una ferita mai rimarginata, e forse la tribù bianconera aveva bisogno di «quell'orgoglio gobbo che arriva da 113 anni di storia».
Anche se uno s'è elevato a «spartiacque», l'anno di disgrazia 2006: «Il procedimento giudiziario al Tribunale di Napoli - aggiunge - è uno dei due aperti. L'altro riguarda l'esposto che abbiamo presentato per la revoca dello scudetto 2006. Abbiamo avuto dalla Federcalcio sufficienti garanzie che a breve avremo una risposta a questo esposto. Attendiamo con fiducia». Applausi. Ad ascoltarlo c'è anche John Elkann, presidente di Exor, l'azionista di riferimento: «Voglio sottolineare - dice Agnelli - la sua cortesia di essere venuto anche se non era tenuto a farlo. Con John ho un dialogo continuo e quotidiano e ho condiviso la scelta che la Juve rimanga quella che deve essere e non un'altra. Degna della sua tradizione».
Tra bisticci fra piccoli azionisti, e proteste per i 7' che blindano gli interventi, di Calciopoli si riparla. E così fa Agnelli: «Mi chiedete di andare fino in fondo, e vi dico che faremo tutto quello che è possibile per fare chiarezza. Sappiamo cos'è nei nostri poteri e qualora dai due procedimenti venisse dimostrata l'innocenza dell'operato della società, allora potremmo valutare eventuali azioni di riassegnazione dei titoli». Plurale. Non solo lo scudetto 2006, poi affidato all'Inter, ma pure quello 2005, su cui pesano le intercettazioni. Che il cuore di tanti tifosi risieda ancora lì, lo si intuisce anche dall'affetto dei tifosi per gli antichi capi: da dannazione per la Federcalcio, da ovazione qui. Anche se il presidente chiama subito la fiducia per il nuovo timoniere, Beppe Marotta: «Ho ribadito la mia stima per Moggi - spiega Agnelli - a lui personalmente e anche in maniera pubblica, per il ruolo svolto qui e negli altri club in cui ha lavorato. Noi però ora guardiamo al futuro e oggi la persona di riferimento per l'area sportiva è Beppe Marotta, che ha tutta la mia stima. E mi piacerebbe che avesse quella di tutti i sostenitori». Ovazione. La storia lì resta però, se la domanda era su un'eventuale collaborazione con Lucianone: il futuro ha preso un'altra strada. Nessuno si dimentica, però: «Un discorso analogo - aggiunge Agnelli - vale per Roberto (Bettega, ndr), che siede lassù: è sempre stato e sarà una bandiera e siamo fieri che sia stato con noi quasi tutta la sua vita». Però. «Aveva assunto un ruolo con responsabilità che andavano in conflitto con le scelte che abbiamo fatto, e ne abbiamo parlato. Lo ringrazio per tutto quello che ha fatto per noi da calciatore e da dirigente, ma voglio ribadire la fiducia in Marotta». L'applauso dell'assemblea, quasi un minuto, imbarazza Bettega, che con le mani chiede di smettere.
Dietro la scrivania con vista campo c'è ormai Marotta («la fiducia in Beppe è totale»), che entra in cda, insieme a Pavel Nedved, un altro in cima all'indice di gradimento. Evita la conferenza stampa, non chi l'assedia in sala: «Sono molto contento - dice l'ex Pallone d'oro - è stata una bella emozione. La gente mi ha dimostrato tanto affetto». Nel consiglio, riunitosi subito dopo, sono entrati anche Aldo Mazzia, alto manager di Exor, e l'avvocato Michele Briamonte, dello studio Grande Stevens, da tempo consulente bianconero, e già apprezzato dal presidente: «Il suo ingresso mi fa piacere, sta facendo al mio fianco un lavoro di egregio supporto in Lega». Nel caso, l'aspetterà l'impresa per la riassegnazione degli scudetti, passando dall'articolo 39 del codice di giustizia sportiva che disciplina revocazione e revisione. Mai è stato utilizzato per maneggiare titoli, ma ha già funzionato, dando ragione a Pep Guardiola, condannato per doping nel 2001: forte di un'assoluzione penale, corresse la sentenza sportiva. Alla Juve non resta che vedere Napoli: magari stavolta non muori.Oltre ad approvare il bilancio al 30 giugno (perdita netta di 11 milioni), l'assemblea degli azionisti della Juve ha integrato la composizione del cda, ora a 11 membri. Nominati Andrea Agnelli, Michele Briamonte, Giuseppe Marotta (nella foto), Aldo Mazzia e Pavel Nedved. Agnelli confermato presidente con deleghe operative, mantenute anche per l'ad e dg Jean-Claude Blanc e attribuite al dg dell'area sport Beppe Marotta. Incarico in ambito sportivo e commerciale a Nedved. Il cda ha nominato il Comitato Esecutivo delegandogli parte delle attribuzioni: Agnelli, Blanc, Sant'Albano, Marotta, Mazzia e Briamonte.
ebbene signori togati sappiate che se proposte dell'avvucate agnello verranno accolte, sarete responsabili non solo dell'attribuzione del titolo di campioni d'Italia ma anch di quello più meritorio e regale di campioni morali.
Sappiate che in caso di accoglimento delle sopracitate richieste verrà a mancare un pilastro della loro storia (Storia ? storiella tutt'al più), un caposaldo della loro verginità di fronte ai gomblotti e ai venti del nord.
Non fatelo vi supplico; non vorrei intasamenti davanti al ponte di Ariccia.