www.calciomercato.comdi Luca Capriotti
Non so se ci rendiamo conto di cosa ha fatto la Lazio,
di cosa ha fatto Sarri. La Lazio chiude in bellezza un campionato nel nome della bellezza. Doveva essere l’anno della svolta, l’abbiamo implorato, richiesto, desiderato. Ed è arrivato: Maurizio Sarri dopo un primo assestamento, nell’anno degli assurdi Mondiali invernali riesce comunque a portare a casa uno splendido secondo posto (il record della gestione Lotito), la crescita esponenziale di gioco, individualità, convinzione dell’ambiente. Sarri ha fatto Sarri, i giocatori sono diventati fedeli, i tifosi hanno predicato calma quando serviva e accompagnato la squadra ovunque.
E si torna in Champions, carichi di bellezza.OPERAZIONE DIFESA - Chiaro che, se dovessimo mettere in fila i meriti di Maurizio Sarri, dovremmo partire da come ha sistemato la difesa. Contro un Empoli poco motivato la retroguardia non è stata molto sollecitata, ma ogni volta che è sembrata un pochino sotto pressione ne è uscita benissimo.
Provedel si porta a casa il premio come miglior portiere della Serie A, ha dominato questo campionato e ieri si è tolto la soddisfazione del record di clean sheet di questo campionato, coronato da una parata bellissima nel finale.
La fase difensiva parte dal primo tocco del portiere avversario, da Immobile che scherma il difensore, dagli esterni di attacco, dalle mezzale che attaccano i difensori. La difesa della Lazio è la Lazio stessa, ma i due centrali,
Casale e Romagnoli, hanno dimostrato affidabilità, qualità, forza. Se ne sono accorti tutti, tranne
Roberto Mancini, che chissà dove guardava. Forse era troppo impegnato a scegliersi la sciarpina.
MATURAZIONE - La cosa che colpisce di più di Sarri, ribadita pure ieri da Romagnoli, è che questo mister fa ancora crescere. Credevamo, ad esempio tra gli altri, di aver visto il miglior
Patric con Inzaghi, e che questo giocatore non potesse fare meglio, anzi già insperati sembravano i suoi upgrade. Con Sarri l’ennesimo salto in avanti. E non è l’unico. Lazzari sembrava fuori dai radar: fa bellissime partite.
Hysaj era dato per bollito: ha giocato a destra, a sinistra, ha fatto benissimo.
Cataldi: da essere un buon giocatore, è diventato un giocatore fondamentale, cruciale, e ogni volta che è mancato si è sentito tantissimo. Danilo è un fulcro di questa Lazio, ed è un prodotto del nostro settore giovanile, e vederlo là è solo un vanto. In generale, sono pochi ad essere opachi.
Vecino magari non avrà fatto 10 gol, ma segna quella rete di Napoli che ci toglie lo sfizio di aver battuto tutte le big almeno una volta, e i campioni d’Italia nel loro stadio.
Forse le uniche note poco liete sono legate a Pellegrini, Cancellieri, e se volete Romero. I primi due non hanno inciso, e in generale hanno dato idea di non essere ben integrati. Se per Pellegrini può essere normale (ieri però da titolare sbaglia molto, normale, giocando poco, ma è un fatto), Cancellieri ha fatto troppo poco. Romero ha evidentemente pagato un rinnovo mancato, forse l’unico neo di una stagione sfavillante.
RIVOLUZIONE SARRI MA POCA EUROPA - L’ho detto, e l’euforia del secondo posto non me lo fa dimenticare: se i piazzamenti di tutte le semifinaliste europee ci dicono che bisogna scegliere tra le competizioni, io comunque lo trovo un concetto aberrante. La Lazio a conti fatti ha 13-14 giocatori, e li ha avuti pur sapendo di doversi giocare Europa League.
Con 13-14 giocatori non ti giochi niente. E infatti è andata così: l’Europa League è sfuggita malissimo, e peggio ancora la Conference. In Champions League, per passare il girone serviranno giocatori da Champions, e ricambi adeguati in grado di giocarsela in campionato. Altrimenti il rischio è di farsi spernacchiare in Europa e di perdere una tonnellata di punti in campionato. L’obiettivo deve essere fare una bella Champions divertente, e bissarla in campionato. Se la Lazio dovesse riuscire a centrare più volte di seguito la Champions,
allora sarebbe l’upgrade vero della nostra società.TIFOSI - Lasciatemi spendere una parola sui tifosi. Non faranno i fantomatici sold-out, non avranno biglietti regalati e manco le coccole della società, ma in trasferta hanno costantemente riempito i settori, dimostrando che la parte più forte del tifo esiste e resiste, e non è composta solo da vecchi squali degli anni ‘80, ma da tantissimi ragazze e ragazzi che non assaltano autogrill o arbitri ma cantano dall’inizio alla fine. Sono stati uno spettacolo, un metaspettacolo dentro lo spettacolo di questa stagione, di questa Lazio. Si dice sempre 12esimo uomo in campo:
queste ragazze e ragazzi lo sono stati, senza nemmeno bisogno di dirlo.
INCERTEZZE - Per finire, non so se ci rendiamo conto di chi abbiamo avuto in questi anni. Luis Alberto e Milinkovic Savic di certo agiteranno il mercato. Il serbo rischia di andare a scadenza, lo spagnolo non ha mai nascosto di voler tornare a casa. Ma non so se ci rendiamo conto di chi ci siamo goduti. Nell’anno in cui è stato spremuto dai Mondiali, Milinkovic Savic mette sul tavolo 9 gol e 8 assist. Si tratta di un talento colossale, dalle caratteristiche gioiello. Sarri non potrà sostituirlo. Servirà gente pronta per la Champions e giovani funzionali (che bello Fazzini e Cambiaghi dell’Empoli). Ma questo Sergente non è solo il più grande bomber straniero che abbiamo avuto, è uno che per anni valeva da solo il prezzo del biglietto, dell’abbonamento, di DAZN e di qualsiasi sbronza vi siate presi in suo onore. Milinkovic Savic è stato per anni il nostro vanto: una supernova di così grande luminosità difficilmente passerà a breve nel nostro cielo. E su Luis Alberto, sul mago, ho scritto tanto. Questo giocatore pazzo, antico come le montagne, un 10 classico ma irreale, sempre a cavalcare un’onda colossale di talento, spilloni verbali, palloni spillati da un’inesauribile botte di tecnica e raffinata poesia, mi ha fatto credere in questo sport. Che questo sport, questo calcio ammalato e avido, potesse ancora nascondere dei giocatori fuori dal tempo, dallo spazio, incredibili metaversi concreti, tangibili, seducenti. Di questo giocatore mi sono innamorato, e molto del gioco di questa Lazio, pendolare, divino in grammatica e geometria, mi ha ricordato e mi ricorda cosa può essere questo ragazzetto a volte torvo, a volte esaltante, sempre puro nelle sue manifestazioni. Come la bellezza, come questa Lazio, così Luis Alberto per me.