Autore Topic: Lazio, dott. Lovati: "Immobile? Il fisico prima o poi chiede il conto"  (Letto 226 volte)

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di Niccolò Di Leo

Il rapporto tra la Lazio e Stefano Lovati è indubbiamente speciale. Un rapporto che spazia dal familiare, al romantico, al passionale, fino a sfociare nel lavorativo. Figlio della bandiera biancoceleste Bob Lovati, nella sua attività da osteopata ha avuto il piacere e l'onore di proseguire la tradizione iniziata dal padre, diventando medico della Lazio dal 2007 al 2016: "È stata un'opportunità che mi ha permesso di unire le mie due più grandi passioni: il calcio e la mia attività di ortopedico. Farlo poi anche per la prima squadra della Lazio per me è stato il connubio massimo: lavorare all'interno di una società. Sono stato sempre molto contento di questo mio ruolo, poi chiaramente le cose finiscono perché devono finire e, a dire la verità, io avevo poco tempo per poter seguire una squadra di Serie A come va realmente seguita. In accordo con il presidente Lotito, che ringrazio per l'opportunità che mi ha dato insieme a Walter Sabatini che ha contribuito a portarmi alla Lazio, la cosa è finita in maniera naturale e siamo rimasti in ottimi rapporti".

LAVORO, PASSIONE E...TIFO - Nessun rammarico dunque, è stato chiaro su questo. Il suo periodo come responsabile ortopedico biancoceleste rappresenta una parte importante della sua vita dal punto di vista lavorativo, ma anche da quello di tifoso: "Quando c'era la Lazio di Maestrelli, con mio padre come secondo, vedevo la squadra con gli occhi di un bambino, essendo così giovane. Provavo divertimento e grossa eccitazione il giorno della partita, quando con la squadra andavamo in ritiro all'Hotel Americana e con il pullman dall'hotel ci trasferivamo  poi allo stadio. Io lo vivevo come sogno di un bambino. Crescendo le cose sono cambiate. Sono transitato nell'epoca di Cragnotti come il vero tifoso: seguivo la Lazio in maniera molto più assidua, anche in trasferta. Poi l'ho vissuta da medico, unendo tifo e lavoro. Sono state tre fasi vissute in maniera diversa".

PAPA' BOB - Una passione, è inevitabile, nata guardando papà Bob, quella figura che per i laziali è leggenda, per lui qualcosa in più: "Ho vissuto anni straordinari e bellissimi vicino a mio padre, perché si viveva un calcio diverso da quello attuale. Io andavo spessissimo agli allenamenti, entravo nel campo giocavo con i calciatori. Cose oggi impensabili. Vivere con papà mi ha condizionato nel senso che non vedevo l'ora di andare al campo Maestrelli e passare lì tutto il pomeriggio, a scapito degli studi".

IMMOBILE - Nel 2016, durante il suo ultimo periodo alla Lazio, il dottor Lovati ha avuto il piacere di dare il benvenuto a Ciro Immobile, seguendolo nella visita d'idoneità. Un calciatore integro che, però, in questa stagione sta incontrando molte difficoltà dal punto di vista fisico: "Ciro ha superato i 30 anni. Ricordo quando è entrato alla Lazio era un giocatore sanissimo. Il calcio è uno sport che impone stress molto grossi: dal punto di vista mentale, ma anche fisico. Immobile è un giocatore che ha preso botte su botte e il fisico a un certo punto chiede il conto. La speranza è che non si sia innescato un loop, un circolo vizioso in cui ogni tot di partite si deve fermare. Fisicamente, però, un giocatore della sua età, che ha subito tanti traumi e ha giocato tante partite, a un certo punto dal punto di vista tendineo, muscolare e anche cartilagineo è biologico che qualche partita la dovrà saltare".

La domanda sorge spontanea, Immobile rappresenta un punto di riferimento troppo importante per la Lazio, dunque come preservarlo? "Limitare il minutaggio è una forma di prevenzione, per quanto sia complicato con un giocatore così. Da qui nasce la necessità di avere un sostituto degno. Sulle metodiche di allenamento penso sia stato fatto sempre un buon lavoro con lui. Penso sia ancora sano, necessita di giocare meno".

FELIPE ANDERSON - Da Immobile, in grossa difficoltà dal punto di vista fisico, a Felipe Anderson il più integro della rosa. Da più di un anno e mezzo il brasiliano non salta una partita, questo dato stupisce anche il dottor Lovati, che lo conobbe nel 2013: "Penso che Felipe abbia trovato il giusto equilibrio per quel che concerne allenamento e preparazione, forse anche da un punto di vista dietetico. Il suo gesto atletico, rispetto a prima, mi sembra meno irruento e questo gli potrebbe permettere di dosare i movimenti in maniera più armonica. È stata una grossa scoperta, non avrei mai pensato che in questi due anni potesse avere questa continuità che prima non aveva. A volte capita che dei giocatori, che fisicamente si sentono forti essendo giovani, fanno degli strappi che portano alla lunga ad avere squilibri posturali e muscolari. Lui adesso ha trovato un giusto equilibrio. Giocatori come lui migliorano molto tecnicamente e di gestualità atletica a scapito di forza fisica".

ZARATE - Dalla Lazio di oggi, a quella del passato. Mauro Zarate e il dottor Lovati si sono conosciuti in biancoceleste e di recente è stato proprio lui, insieme al dottor Salvatori (altro ex Lazio) a operarlo dopo la lesione del crociato subita con il Cosenza: "Abbiamo fatto quest’intervento in Paideia, insieme al dottor Salvatori. Zarate l’ho trovato bene, fisicamente molto preparato. È chiaro che anche lui ha superato i trent’anni. L’ho trovato tonico, aveva una lesione molto importante. Parliamo di un giocatore tecnico su cui i difensori hanno fatto il loro lavoro. Dal punto di vista cartilagineo, che è quello che ci interessa quando un calciatore supera i trent’anni, dato il deterioramento dovuto al tempo, la rottura del crociato è una rottura traumatica. Speriamo si riprenda il più presto possibile, sta facendo un bel lavoro con Novello, osteopata che ha transitato per la Lazio. Tempi di recupero? Si è operato 1 mese e mezzo fa, noi aspettiamo di solito 6 o 7 mesi”.

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