www.corrieredellosport.itdi Fabrizio Patania
Leggende metropolitane e precedenti che inchiodano il club: solo 5 tiri in porta contro il Bologna ROMA - Non c’è Lazio senza Ciro. Se non hai il centravanti, non entri in area e non arrivi in porta, come è successo a Bologna: appena 5 tiri in 90 minuti, di cui solo 2 nello specchio, di Luis Alberto e Felipe nel primo tempo, quando Skorupski ha risposto con una doppia parata. Per il resto assalto sterile e condotto per settanta-ottanta metri. Mancavano gli ultimi venti o trenta, al solito decisivi. «Ho tre attaccanti che vanno incontro alla palla, così si segna solo entrando in porta» l’analisi fedele di Sarri alludendo alle caratteristiche di Pedro, Felipe e Zaccagni. Un tridente abituato a ricevere il pallone sul piede, quasi mai a dettare il passaggio scattando nello spazio e in profondità, come fa Immobile, incappato a causa dei ripetuti infortuni nella sua stagione peggiore. Per sette anni, è bene ricordarlo, aveva garantito una media superiore al 30% del fatturato offensivo della Lazio in campionato. Inzaghi si piazzò al quarto posto nell’anno in cui Ciro superò la soglia del 40% realizzando 36 gol sui 79 totali. Solo questo dato basterebbe per comprendere quale differenza produca l’assenza del capitano e quanto abbia pesato nei risultati raccolti nel quinquennio di Simone e sotto l’attuale gestione. Altra sfumatura significativa: nel 2019/20, chiuso con la qualificazione Champions, Caicedo firmò 9 gol. La Lazio aveva il cambio ideale di Immobile e decise di venderlo quando stava arrivando Sarri con l’idea di puntare su Muriqi, a sua volta ceduto dopo un anno e mai sostituito. Un errore di valutazione clamoroso, a cui Lotito non ha posto rimedio neppure a gennaio, forse illuso da Felipe.
Carestia
Dopo la goleada al Milan, favorita dalle sbandate di Pioli, la squadra biancoceleste ha smesso di segnare. Solo 8 gol nelle ultime 11 partite ufficiali, comprese Conference e Coppa Italia. Nel conto entrano le 3 reti di Immobile (doppietta a Salerno e girata volante con il Cluj), poi sofferenza continua. Le invenzioni di Luis Alberto e Vecino hanno prodotto 6 punti con Samp e Napoli. Il guizzo di Pedro e la zampata di Casale per strappare due pari con Verona e Fiorentina. Non è complicata l’analisi. Mancano munizioni e alternative al bomber, soprattutto quando il campo non si allarga e prevale il tatticismo.
Leggende
La dura legge del gol ha colpito Formello, dove trascurano la storia. Mai cambiata o quasi in diciotto anni di gestione. Reja perse la Champions nel 2012 per uno stiramento che tenne fuori Klose quasi tre mesi nel ritorno, compreso lo spareggio di Udine in volata. Nel 2013, chiuso il girone di andata al secondo posto, Petkovic perse contatto dal vertice per un altro infortunio del tedesco. Tare tentò di rimediare, a mercato chiuso, prendendo lo svincolato Saha: una comparsa. In epoche precedenti era nata la leggenda metropolitana legata a Rocchi che non voleva riserve. Un po’ come adesso, quando dicono che la Lazio non è intervenuta per non turbare gli equilibri dello spogliatoio. Una forzatura. Ci vuole uno giusto e pronto ad accettare la panchina, è ovvio. Ciro e Sarri a inizio estate avevano caldeggiato Caputo, bocciato dalla dirigenza per motivi anagrafici. Costava meno di 2 milioni. Pensate un po’ se Lotito ne avesse impegnati altri 17 (in prestito con riscatto) per Simeone a Ferragosto. Il 30 giugno era stato “condiviso” Cancellieri con Sarri promettendo Casale e Ilic, mai preso. Non è affatto vero che il tecnico abbia bocciato il Cholito.
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