www.corrieredellosport.itdi Fabrizio Patania
Il numero uno biancoceleste ha parlato alla squadra: niente sfuriate, ma bonus finiti. All’Olimpico lungo colloquio a tre con Sarri e Tare. Cosa è successoTare e Sarri a colloquio, nello spogliatoio dell’Olimpico, dopo il ko con Gasp. S’è aggiunto Lotito e il confronto è diventato a tre. Dirigenza e tecnico, a cui si chiedono analisi e ragioni della flessione di rendimento testimoniata dai numeri: 9 punti nelle ultime 7 giornate di campionato più l’eliminazione ai quarti di Coppa Italia con la Juve a partire da gennaio. Il presidente non si è accontentato dei colloqui a caldo e ieri mattina è tornato a Formello, che ormai frequenta solo nel week-end. La partita della Lazio Women e anche l’ingresso nello spogliatoio per parlare con la squadra, reduce dai fischi dell’Olimpico e dalla dimostrazione di superiorità dell’Atalanta. Niente sfuriate, nessuna ramanzina. Almeno così filtra da Formello, non è detto sia andata in questa maniera, ma non ci sono prove contrarie. «Restiamo sereni» il messaggio inviato da Lotito, che reclama pazienza e tranquillità, l’unico modo per tentare di uscire dal vortice della crisi, spezzata appena dai successi con Sassuolo e Milan. Tare, dopo la partita, è entrato nello spogliatoio e ha stretto la mano a tutti i giocatori. Gesto distensivo, di fiducia e di incoraggiamento. Dentro c’è anche la testimonianza di come si sia riappropriato di un ruolo centrale.
Lazio, i bonus sono finiti
Lotito ha cercato di allentare la pressione sul gruppo, a cui però ha ricordato la classifica: se è vero che il divario dalla zona Champions resta di sole due lunghezze, la Lazio non può permettersi di perdere altro terreno e nuove occasioni, altrimenti la corsa finirà in anticipo. Le riflessioni e le valutazioni scaturite dal confronto con Sarri restano segrete. Si conosce il pensiero dell’allenatore e basterebbe aprire gli occhi per capire quanto sia fondato. L’Atalanta sabato sera forse avrebbe schiantato chiunque. Gasp non aveva Muriel e Pasalic e sul 2-0, negli ultimi minuti, ha fatto entrare Zapata e Boga. Hojlund e Lookman erano imprendibili. La Lazio, dietro a Immobile, non ha nessuno. Di che parliamo? Sarebbe ora che a Formello si prendessero certe responsabilità invece di lasciare solo l’allenatore, come è accaduto tante volte in passato. Reja e Petkovic non avevano perso la Champions per gli stiramenti di Klose o qualcuno ha dimenticato? La storia è risaputa e non è quasi mai cambiata in quindici anni, a maggior ragione se per la prima volta (e può capitare) Ciro non segna con la solita impressionante frequenza.
L’obiettivo della Lazio
Sarri sta provando da un anno e mezzo a dare la sua impronta, ha espresso le sue opinioni, invocando un percorso di costruzione, e sul più bello s’è visto stampare un comunicato societario mai visto in precedenza con l’obiettivo Champions dichiarato. Un boomerang. Una mossa sbagliatissima che ha finito solo per indebolirlo e delegittimarlo di fronte al gruppo, restituendo forza al ds con cui non va d’accordo. Si è messo dalla parte dei giocatori, ha cominciato a parlare in modo diverso e anche le scelte sono cambiate. Volevano tutti in campo Luis Alberto e Milinkovic, anche a Formello. Sono più usciti? No. E l’altra sera come hanno giocato? Lo spagnolo camminava, il serbo ha tentato invano i suoi colpi di tacco. A Verona due cambi, chissà perché. E quali giocatori avrebbero dovuto cambiare la partita? Il tecnico ne ha solo 13-14 per tentare l’impresa miracolosa. Nel 2018/19, l’anno in cui è arrivato ottavo e ha vinto la Coppa Italia, Inzaghi dietro a Leiva aveva Badelj e Cataldi (inutilizzato). Più Caicedo vice Ciro senza contare Parolo, Lulic e Radu ancora in carriera. Ora ci sono Marcos Antonio e Cancellieri, un’ala. Ha ragione Lotito, bisogna parlare di calcio e non di pallone.