Autore Topic: Candreva: "Volevo essere un punto di riferimento per la Lazio, ma..."  (Letto 528 volte)

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Candreva: "Volevo essere un punto di riferimento per la Lazio, ma..."
« : Martedì 13 Settembre 2016, 14:38:27 »
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Dalla Lazio all'Inter, Antonio Candreva ha cambiato maglia nell'ultima sessione di mercato. Ma rimarrà sempre nei cuori dei tifosi della Lazio. Tanti gli argomenti toccati dall'esterno della Nazionale ai microfoni di Radiosei: dall'arrivo alla Lazio all'addio.  Tra aneddoti, racconti e qualche sassolino dalla scarpa che finalmente è riuscito a togliersi. Soprattutto parlando di quella fascia da capitano mai arrivata. Di seguito l'intervista integrale.

Il trasferimento alla Lazio
Ero in partenza con il Cesena per Napoli, era il giorno prima della partita. Mi chiamò Pastorello che avevano chiuso con la Lazio. Presi un treno regionale con tutte le fermate da Napoli a Termini: mi ricordo tutte le fermate. Il giorno seguente feci le visite con la Lazio. Mi ricordo che salì in macchina con Maurizio Manzini, mi insultavano tutti per radio, ma non cambiava stazione. Diciamo che è servito per prepararmi.

I primi giorni a Formello
I primi giorni avevo un po’ di difficoltà, ma c’erano tante persone che mi hanno aiutato all’interno dello spogliatoio. Mi hanno tranquillizzato. Mister Reja è stato determinante, ho un rapporto particolare con lui, mi trattava benissimo. Mi ha fatto sentire un punto di riferimento. Non lo volevo deludere mai.

Il gol contro il Napoli e la corsa sotto la Nord
È stato un gesto istintivo, non avevo promesso esultanze particolari. Rivedendolo avrei preferito andare più nel cuore della Curva, sono andato un po’ più di lato. Mi mancava il fiato per l’emozione. Mi sono tranquillizzato

Il legame con i tifosi
Nelle partite seguenti ho capito che potevo rimanere, la società mi ha detto che aveva preso l’altro 50% del cartellino. Più andavo avanti e più capivo cosa voleva dire indossare la maglia della Lazio

Sul derby...
Il derby era un casino, durante la settimana c’era tanta tensione, bella e positiva. Soprattutto per i tifosi.

Su Vladimir Petkovic
Il rapporto con Petkovic è stato buono. È stata una grande stagione e tutti ci ricordiamo come è andata a finire.

Sul 26 maggio
Abbiamo vinto la partita più importante della storia della Lazio. Tirava un’aria non positiva nei giorni precedenti. Siamo andati a Norcia per prepararla, ricordo che ero in camera con Marchetti. Non abbiamo dormito praticamente, sapevamo che non potevamo perdere. Mi ricordo che alle 6 di mattina Federico lasciò la stanza perché non prendeva sonno. Non fu una bella partita, zero occasioni. Noi l’unica l’abbiamo buttata dentro. Poi loro presero la traversa tre minuti dopo. Io mi sono fatto il quadro della maglietta, la vedo tutti i giorni.

Sulla cessione e la fascia da capitano
Io sono una persona umile e leale. Fino all’anno scorso ero incedibile, da quest’anno non lo ero. Sono arrivate delle proposte e la Lazio mi ha venduto. Negli anni sono sempre arrivate delle richieste e non le hanno mai prese in considerazione. Io volevo diventare un punto di riferimento ma non me lo hanno mai permesso. Non ho mai nascosto di esserci rimasto male per la fascia, pensavo di meritarmela. C’erano delle altre persone per anzianità, ma quando mi hanno detto che era Biglia il capitano ho rifiutato il ruolo del vicecapitano. Non voglio far polemica, il mister ha pensato di fare bene dando la fascia a Lucas e lo spogliatoio non ha avuto niente da ridire.

La decisione di Pioli
Eravamo in ritiro in Germania, mi prese da parte dicendo che voleva che facessi il vicecapitano, ma io non me la sono sentita e mi sono rifiutato. Magari non è stata una scelta solo del mister, forse ha scelto qualcun altro e lui si è preso tutta la responsabilità.

Un altro Candreva da lì in poi
Ero un po’ moscio, lo ammetto. Avevo perso qualcosa a livello inconscio, non ero più io. Ho capito che c’era qualcosa che non andava. Io della società posso solo parlare bene: non dimentico dov’ero prima della Lazio e dove mi ha portato.

La pagina comprata sul Corriere dello Sport
Un gesto che veniva dal cuore perché ci tenevo tanto a ringraziare i tifosi che mi hanno sempre sostenuto.

L’esonero di Mancini appena arrivato all'Inter
Sono rimasto un attimo spiazzato dalla situazione, adesso ci stiamo riorganizzando.

Cosa ti manca della Lazio
Mi manca andare al campo prima, scherzare con i magazzinieri. Era un ambiente positivo dove si cazzeggiava in continuazione. Sono stato fortunato che in 4 anni e mezzo sono stati più alti che bassi.

La notte di Napoli
Ricorderò sempre il ritorno a Formello con tantissimi tifosi, esattamente come era successo nella semifinale di Coppa Italia.

I compagni di squadra con i quali ha legato di più
Federico Marchetti e Stefan Radu, anche tanti che sono andati via: Biava e Zauri su tutti.

Gli allenatori con cui ha avuto un rapporto migliore
Ottimo rapporto con Reja e Petkovic, Pioli un po’ meno (ride ndr.). Non posso non menzionare il mitico cuoco Giocondo, quando tornavamo alle 3 di notte dopo una vittoria ci faceva la cacio e pepe.

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