Per me il problema è il numero delle squadre, che toglie al torneo la propria identità.
Rispetto al Mondiale, mancavano il fascino della manifestazione, le sudamericane e le sensazioni esotiche dai continenti con meno tradizione.
Ma l'Europeo poteva vantare una maggiore densità tecnica, grazie al livello omogeneo delle partecipanti e all'assenza di squadre materasso: quindi nessun Francia-Kuwait ma, in confronto alla ex Coppa Rimet, partite mai scontate e che potevano essere definite tutte finali.
Così è stato nell'epoca aurea della manifestazione, che può essere identificata con le due edizioni interne agli anni '80.
Del 1984 rimane il Platini-show, culminato nella semifinale col Portogallo, con l'altra finalista designata da uno scontro non meno incerto e avvincente.
L'edizione del 1988 segnò l'apice sul piano tecnico, con la sola matricola Eire - peraltro rivelatasi ampiamente all'altezza, al di là delle aspettative - in mezzo ai giganti del calcio continentale.
Ne uscì una finale stellare, resa affascinante anche dal contrasto di stili, fra Olanda e URSS.
La formula a 16, introdotta con Inghilterra '96, lasciò strascichi non banali fra gironi dall'esito scontato e altri decisi da "biscotti" più o meno spudorati.
Si ricordano il 3-3 del ceco Šmicer contro una Russia ormai eliminata e il gol della bandiera concesso sul 4-0 - a mo' di elemosina - dall'Inghilterra all'Olanda, che eliminarono rispettivamente Italia e Scozia.
Non un grande spettacolo, francamente, soprattutto se paragonato alle edizioni dei Mondiali disputate - fino al 1978 - con quel numero di partecipanti.
La scarsa credibilità della manifestazione venne confermata dall'eccessiva concentrazione di sorprese nell'albo d'oro: nel 1992 vinse la Danimarca ripescata, nel 1996 andò in finale la sorpresa Rep. Ceca con un catenaccio da filmati in bianco e nero, nel 2004 trionfò la Grecia.
Prese una per una, bellissime storie di calcio: ma se si verificano in un arco di tempo così ristretto, con tutta la simpatia per le rappresentative citate, forse è il caso di porsi qualche domanda.
E ai vertici se la sono posta, dopo due edizioni vinte dalla squadra indiscutibilmente più forte, ma solo per allungare ulteriormente il brodo con la follia delle 24 squadre modello Mundial anni '80.
Unico fattore di incertezza, fra troppe partite di scarso interesse, il ripescaggio delle terze sui cui pregi e difetti si è già discusso altrove.
Da cui, per venire al dunque, la mia proposta: Europei a 12 squadre divise in tre gironi, qualificando per i quarti le prime due classificate, la migliore terza e la vincitrice dello spareggio fra le altre due terze.
Ma so che non si farà, anzi: l'ottusa bulimia di vertici sportivi, Tv, sponsor e compagnia - incapace persino di comprendere che, aumentando all'infinito il numero di partite, l'interesse del pubblico viene diluito, non moltiplicato - porta piuttosto a una futuribile formula a 32.
Col Mondiale a quel punto esteso - già se n'è parlato - a 36 se non a 40 squadre.