Il Messaggero
LAZIO: La UEFA apre un'inchiesta sui buu La società è sotto accusa per comportamento razzista cori proibiti e striscione illecito. Il verdetto il 22 marzo.
ROMA Comportamento razzista, cori proibiti e striscione illecito questo è quanto si legge sugli atti consegnati dalla Uefa nel pomeriggio di ieri alla Lazio. Capi d’accusa che fanno temere il peggio, soprattutto per il background dei biancocelesti. La tifoseria laziale era stata più volte avvertita nel corso del tempo, ma tali ammonizioni non sono servite a molto e così ora sale l’apprensione per quello che decideranno gli organi di giustizia federale.
GLI ULULATI
Accade tutto al minuto 24 del primo tempo dell’ottavo d’andata di Europa League giocato giovedì a Praga. Dal settore riservato ai tifosi biancocelesti si sentono dei buu razzisti. Il destinatario è il difensore dello Zimbawe, Costa. Il calciatore richiama immediatamente l’attenzione dell’arbitro che però ammette di non aver sentito direttamente. Il giudice di gara Mallenco a quel punto decide d’interrompere per qualche istante la partita e si confronta a bordocampo con il delegato della Uefa. Immediato l’annuncio dello speaker che avverte: «Al prossimo coro razzista la gara verrà sospesa». Annuncio tradotto in italiano e in polacco, questo perché insieme ai laziali erano presenti i sostenitori del Wisla Cracovia. Le due tifoserie sono gemellate da tempo.
RETROSCENA
A proposito dei tifosi polacchi, il traduttore presente alla Generali Area a fine gara, nella piccola sala stampa del Letna Stadium, rivela che secondo alcune indiscrezioni i buu razzisti sarebbero stati fatti proprio dai supporter del Wisla. Situazione che ha creato più di qualche interrogativo. La responsabilità resta comunque della Lazio, tanto che gli atti ieri sono arrivati direttamente all’avvocato biancoceleste, Gentile. Un plico molto sostanzioso contenente circa quattro relazioni differenti in una delle quali è sottolineato come a più riprese si sia udito anche il coro Uefa mafia. Poi ci sono delle fotografie che ritraggono alcuni simboli discriminatori e uno stendardo inneggiante a Paolo Di Canio fatto rimuovere dal segretario generale Armando Calveri sotto pressione del delegato Uefa. Un grosso calderone che rischia di trasformarsi in una pentola d’olio bollente per la Lazio. Adesso il club biancoceleste ha 5 giorni, ossia entro il 16 marzo, per presentare una memoria difensiva. Il 17, giorno del ritorno degli ottavi di finale, il direttivo della Uefa si riunirà e leggerà quanto consegnato dalla Lazio. Successivamente ci saranno altri 5 giorni per le controdeduzioni e il 22 marzo si conoscerà la punizione che verrà inflitta al club del presidente Lotito.
RECIDIVA E RISCHI
L’unica notizia positiva di questa situazione è che la gara di ritorno contro lo Sparta si giocherà a porte aperte. Per quanto riguarda quello che sarà prevale un sentimento di pessimismo. Nonostante le dichiarazioni serene di facciata c’è molta apprensione, non fosse altro perché per la Uefa il curriculum conta tantissimo. Non solo quello a livello internazionale, ma anche quello nei confini nazionali. Il precedente più recente è legato ai buu in campionato rivolti al giocatore del Napoli, Koulibaly che sono costati due turni di squalifica alla curva Nord e uno ai distinti. In Europa poi ce ne sono tanti altri: la Lazio giocò a porte chiuse contro Lo Stoccarda e il Fenerbahce nella primavera del 2013. Scontò il turno con la condizionale inferto dopo i cori razzisti contro il Tottenham e il turno preso dopo il saluto romano di 300 tifosi nella gara contro il Borussia Moenchengladbach. Qualche mese dopo (novembre 2013) fu squalificata la curva Nord per la gara con l’Apollon Limassol dopo i cori razzisti in Lazio-Legia Varsavia. Con questi precedenti di sicuro la decisione non sarà certo soft. I biancocelesti vanno incontro ad uno o più turni a porte chiuse, quasi sicuramente saranno due in linea con l’ultima sanzione comminata dalla Uefa. A questi poi bisognerà aggiungere una multa salatissima.
Emiliano Bernardini
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