Corriere dello Sport
Pioli ha riscoperto il doppio regista
Con Biglia più Cataldi la Lazio lo scorso anno esplose ROMA - Fabrizio Patania
Una manita per cancellare il digiuno lungo tre partite. Biglia più Cataldi interno (complice la squalifica di Parolo) per riscoprire la formula del doppio regista, la stessa che nella passata stagione aveva consentito alla Lazio di Pioli di decollare. Non può essere un caso perché lo raccontano il campo e lo sviluppo delle partite. La squadra biancoceleste nelle ultime settimane era diventata prevedibile, attaccava solo sulle corsie, cercando di sfruttare le qualità dei suoi esterni offensivi, di solito abituati a muoversi dopo aver ricevuto palla. Un’infinità di cross, il centravanti circondato dai difensori, senza sfondare il muro. Con il Verona, Pioli ha scelto l’attacco alla profondità di Matri, più incisivo in area di rigore di Klose e Djordjevic, si è affidato al movimento e all’intelligenza di Mauri, abituato a muoversi a ridosso della punta centrale, ha soprattutto puntato su un centrocampo più tecnico. Non cambiava l’assetto a tre con il vertice basso, ma davanti a Biglia si muoveva Cataldi, più a suo agio nel ruolo di interno alla Marchisio. Un regista e mezzo nell’avvio dell’azione, fondamentale per concedere alla linea difensiva un’alternativa al passaggio scontato verso l’argentino, ma soprattutto idee e assist per l’attacco.
CARATTERISTICHE.Non può essere un caso che dai piedi di Danilo Cataldi, ex capitano della Primavera scudettata di Bollini, siano arrivati gli assist per i primi due gol di Matri e Mauri. Nel primo caso è andato addirittura a recuperare il pallone, lo ha protetto e poi ha indovinato il corridoio preciso per l’attaccante preso in prestito dal Milan. Nel secondo caso si è inserito in area di rigore con un movimento senza palla e ha appoggiato indietro la palla per Mauri, bravo a seguire l’azione. Cataldi ha un futuro da regista, ma un passato recente da trequartista. Ha un repertorio completo, eccelle nel tiro e nell’ultimo passaggio, sa verticalizzare. Portato in posizione più avanzato ha minori responsabilità e può sfruttare le sue qualità tecniche. Se giochi con tre centrocampisti centrali, almeno uno deve possedere inventiva, altrimenti diventa un reparto monotono e prevedibile, un po’ quello che sta succedendo all’Inter di Felipe Melo, Kondogbia e Medel. Ti possono schiacciare con il fisico, ma dal punto di vista calcistico non sono brillanti e neppure imprevedibili. E non è casuale che la Lazio abbia giocato le sue partite migliori in trasferta sfruttando la fisicità e la stazza di Parolo e Milinkovic sui mediani avversari a San Siro con l’Inter e al Franchi con la Fiorentina, proteggendo la regia di Biglia. Ma nelle partite in cui bisogna creare occasioni e movimento, come quella con il Verona, le caratteristiche di Cataldi (da interno) sono decisamente più adatte.
CONFRONTO. Dopo due infortuni muscolari, nella passata stagione Danilo aveva debuttato il 14 gennaio in Coppa Italia con il Torino e pochi giorni dopo, subentrando, con il Napoli. Era l’ultima del girone d’andata. Titolare con il Milan alla prima di ritorno e poi titolare in 5 partite su 8 della striscia di vittorie aperta a Udine a metà febbraio e conclusa dalla Lazio a metà aprile con l’Empoli. Verso la fine di quel periodo Pioli decise di virare dal punto di vista tattico passando dal 4-3-3 al 4-2-3-1 per sfruttare in pieno il potenziale offensivo formato da Mauri (trequartista), Felipe e Candreva. Ma il centrocampo che gli aveva consentito di spiccare il volo in campionato e di eliminare il Napoli nella doppia semifinale di Coppa Italia era formato (a tre) da Biglia, Cataldi e Parolo. Una formula capace di coniugare l’equilibrio tattico con la capacità di produrre manovra offensiva, inserimenti in area e creare alternative al gioco sulle fasce. Non a caso impiegare la mezz’ala di costruzione (Cataldi) o il trequartista (Mauri) liberava molto di più e concedeva spazio agli esterni. Con il Verona è andata proprio così. Meglio Felipe, bene (quando sono entrati) anche Keita e Candreva. Tutto torna nel calcio.