«Ho scelto la Lazio perché è la squadra che più mi ha cercato. E mi hanno convinto le parole di Tare». Erano i primi di agosto e così Hernanes spiegava le ragioni del trasferimento in biancoceleste. Il diesse della Lazio, a un mese di distanza, ripensa con orgoglio a quell'operazione.
Direttore, quali sono state queste famose parole? «Sono stato semplicemente molto chiaro. Gli ho fatto capire quanto fosse voluto dal presidente e dall'allenatore. Non è stata un'operazione facile, ma è rimasto molto sorpreso dalla nostra determinazione».
Cosa può dare Hernanes a questa squadra? «Tanto. Ha i mezzi per diventare la sorpresa del campionato. Ma mi ha colpito soprattutto la sua umiltà. È un professionista vero che darà tanto anche dal punto di vista umano».
L'ambientamento sarà difficile? «Ci vorrà tempo, perché il calcio italiano e quello brasiliano sono diversi. Io so bene quanto è difficile passare da un campionato all'altro, ci sono passato. L'importante è non caricare il ragazzo di troppa pressione, è umano anche lui».
Soddisfatto del mercato? «Di più, sono fiero. Abbiamo preso giocatori importanti, in grado di costiutuire un valore aggiunto. Siamo partiti dalle criticità della scorsa stagione e abbiamo costruito una rosa di qualità e in grado di giocare in tanti modi diversi».
La punta non è arrivata. «Sappiamo che ci manca un giocatore con quelle caratteristiche, ma considerando che non abbiamo le coppe europee e vista l'esplosione di Kozak abbiamo preferito aspettare. A gennaio vedremo se è il caso di fare un'operazione».
Santa Cruz? «Eventualmente anche lui. Stesso discorso per la difesa. Potremmo intervenire, ma io spero non ce ne sia bisogno».
Ci sono alcune perplessità su Garrido. «Io non nutro nessun dubbio sul valore del giocatore. Ma deve smaltire ancora i problemi muscolari che ha patito nell'ultimo periodo in Inghilterra. In questa settimana tornerà ad allenarsi coi compagni».
Nel mercato in uscita si poteva fare di più? «Abbiamo fatto di tutto per accontentare i giocatori in "esubero". Loro hanno quasi sempre rifiutato e non è stato positivo. Avranno comunque il trattamento migliore e a gennaio cercheremo di sistemarli».
Certe situazioni potevano essere risolte prima. «Quando sono arrivato c'erano 57 giocatori. Ne abbiamo sistemati 24, una squadra intera. Certo, si può sempre fare meglio».
Si aspettava le difficoltà dell'anno scorso? «Sì, l'avevo confidato ai miei più stretti collaboratori dopo la vittoria della Supercoppa. Al di là dei casi Pandev e Ledesma abbiamo avuto una serie di lunghi infortuni, Brocchi, Matuzalem e Dabo, che giocando su tre fronti ci hanno danneggiato. Ma il vero valore della Lazio è quello che si è visto da febbraio».
In cosa ha sbagliato Ballardini? «È un ottimo allenatore, ma forse non ha retto la pressione a cui sottopone una piazza come Roma».
Torniamo al presente. Sarà finalmente l'anno del riscatto per Zarate? «Di lui si parla solo per i presunti cattivi rapporti con i tecnici, ma è un ragazzo serio con grandi qualità umane. Deve imparare a essere più utile alla squadra e diventerà devastante».
Su chi scommette quest'anno? «Matuzalem. Quando sta bene è di un'altra categoria, sa fare cose incredibili. Quest'anno è riuscito finalmente ad allenarsi in tutto il ritiro senza problemi»
In definitiva con quale risultato si riterrebbe soddisfatto? «Abbiamo tutti i mezzi per arrivare tra le prime sei sette posizioni».
È così difficile lavorare con Lotito? «Dall'esterno può sembrarlo, ma io gli posso solo essere grato. È il presidente ideale per un allenatore, non mette mai bocca sulle questioni tecniche. È curioso di tutto ma non invadente».
Presto lo incontrerà per il rinnovo. «Quando sarà il momento ci siederemo al tavolo e discuteremo. Tra noi i rapporti sono limpidi».
Ma lei vorrebbe restare alla Lazio? «È un onore lavorare per questa società. Ma nella mia vita sono partito da zero e non ho certo paura di rimanere disoccupato».