Autore Topic: Pioli bacchetta la sua Lazio: troppi approcci sbagliati e poche rimonte  (Letto 439 volte)

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Pioli mastica amaro, non gli è andato giù l'ennesimo approccio alla gara sbagliato dei suoi. L'ennesimo di questo pazzo campionato laziale. Un altro primo tempo regalato agli avversari che, alla faccia delle distrazioni biancocelesti, ringraziano e mettono la freccia. Non si fanno pregare gli altri quando davanti si trovano davanti un'aquila pigra, senza voglia di volare. Questa volta, almeno questa volta, ecco la reazione nella ripresa, i cambi hanno fatto la differenza, Lulic e Klose hanno fatto cambiare marcia alla Lazio, confermando le difficoltà di Parolo e Djordjevic. I biancocelesti, a Bologna, hanno mostrato i loro due volti, il pareggio è logica conseguenza della schizofrenia che sembra affliggerli in questa stagione. La scalata all'Europa è complicata, impensabile se gli approcci alle gare continueranno a essere quelli che hanno caratterizzato la prima parte di campionato della Lazio. Biglia e compagni hanno chiuso in svantaggio la metà dei primi tempi giocati finora in campionato. Dieci volte sotto nella prima frazione su venti gare giocate. Un dato sul quale lavorare a fondo. La Lazio fatica a entrare mentalmente in partita, si schiaccia, non riesce a prendere in mano le redini del gioco, lascia campo agli avversari, si fa colpire alla prima occasione. La squadra di Pioli ha subito ben sette gol nei primi 15' di gara, numero che si raddoppia se a essere presi in esame sono i primi 45'. Quindici gol subiti nei primi tempi sono un'infinità, più della metà di quanti ne ha subiti in totale la Lazio. Manca cattiveria alla Lazio, manca la personalità per fare sua la gara sin dal primo minuto, è un problema sul quale si deve lavorare, ma al quale si poteva sopperire in estate rintracciando sul mercato giocatori di personalità ed esperienza. E' una Lazio pazza, a Bologna ha ripreso per i capelli una partita che sembrava persa, ha rischiato di vincerla a due passi dal gong, le è mancato il guizzo decisivo nel finale, anche se la stanchezza ha tolto lucidità e la difesa del Bologna ha retto all'urto.

POCHE RIMONTE - Voleva vincere Pioli, avrebbe significato porre un mattone importante per dare continuità al successo di Firenze, sarebbe stata un'iniezione di fiducia incredibile ribaltare completamente il risultato del "Dall'Ara". C'è riuscita solo in parte la Lazio ed è già un passo avanti rispetto al passato. I biancocelesti faticano a risalire la china una volta in svantaggio, quella di Bologna è stata la settima rimonta riuscita da quando Pioli siede in panchina, sette sconfitte evitate su 24 gare nelle quali si era andati sotto. Meno di un terzo delle volte in cui gli avversari sono passati in vantaggio la Lazio è riuscita a riprendere in mano la partita. Sette volte, tre in questa stagione e una solo una volta la rimonta è stata da tre punti. A Verona contro l'Hellas, quando Biglia e Parolo cancellarono il gol di Helander.
La rimonta di oggi, invece, fa il paio con quella riuscita all'Olimpico contro il Palermo quando Candreva replicò alla rete di Goldaniga. Le altre quattro rimonte sono storia del passato campionato: allora la Lazio vinse dopo essere passata in svantaggio contro Parma, Milan e Palermo. A Bergamo, al gol di Biava rispose Parolo nel finale e quella rimonta a metà pesò poi sulla corsa al secondo posto. Rimonta poco la Lazio e solo quattro volte su ventiquattro si è presa i tre punti dopo la partenza ad handicap. Nelle altre occasioni nelle quali è andata sotto è arrivato un punto. Come accaduto oggi a Bologna, quando a venti minuti dalla fine la gara sembrava segnata, persa, buttata alle ortiche dopo un primo tempo molle e passivo. E' servita la scossa dei veterani, l'esperienza di Klose e il brio di Lulic per riparare all'ennesimo approccio da incubo. E' caduta e si è rialzata la Lazio, si è ritrovata quando la nona sconfitta in campionato si stava per materializzare. Pioli non può sorridere. Però. I suoi allievi continuano a essere lunatici, privi di quella continuità di rendimento che serve per arrivare all'eccellenza. Il campionato non aspetta chi si sveglia tardi, non lascia spazio ai pigri. Per questo il professor Stefano dovrà sbattere i pugni sulla cattedra per evitare altri ritardi all'appuntamento con la campanella che segna l'inizio delle lezioni. Quelle che portano alla promozione in Europa.

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