Autore Topic: Chinaglia  (Letto 2561 volte)

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Offline seminuovo

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Re:Chinaglia
« Risposta #20 : Giovedì 6 Ottobre 2011, 12:31:12 »
E' tornato a parlare.
peccato non possa tornare a giocare.

Giglic

Re:Chinaglia
« Risposta #21 : Giovedì 6 Ottobre 2011, 12:34:12 »
E'’ tornato

Ne ero felice, finalmente si costituisce, ho pensato. Poi ho finito di leggere.

Offline NoSurrender

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Re:Chinaglia
« Risposta #22 : Giovedì 6 Ottobre 2011, 13:17:02 »
"No retreat, baby, no surrender"


Offline Dija

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Re:Chinaglia
« Risposta #23 : Giovedì 6 Ottobre 2011, 13:46:11 »
Sto andando a vomitare....
Sono i sogni a fare la realtà

Offline giangoverni

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Re:Chinaglia
« Risposta #24 : Giovedì 6 Ottobre 2011, 18:13:18 »
Nell'ottobre del 2006 pubblicai sul Messaggero questo articolo su Chinaglia.

Di coloro che gli hanno fatto per un paio di mesi (fra conferenze stampa, arrivi e partenze, annunci e contro annunci) da cassa di risonanza, non voglio parlare perché ci sono quattro persone in prigione su cui pendono accuse pesanti e che, secondo il dettato costituzionale, sono da considerare innocenti fino alla condanna definitiva. Voglio parlare, invece, di Giorgio Chinaglia che si è fatto promotore e garante di una operazione che è risultata nella migliore delle ipotesi fasulla e nella peggiore criminosa, ma che comunque ha avuto un effetto destabilizzante nei confronti della Lazio.
Le ricordiamo bene le parole pronunciate da Chinaglia nell’aprile scorso a una radio locale romana: "In un modo o nell'altro arriveremo al nostro obiettivo. La prossima settimana sarò a Roma per proseguire il lavoro. Ora è il momento di concretizzare". E poi a chi non credeva alla “bontà delle intenzioni del gruppo” di cui era portavoce rispondeva perentorio: "so che c'è gente scettica, ma quando sapranno di chi si tratta dovranno scappare da Roma". E invece è lui che ora deve stare alla larga da Roma.
Quanti laziali si saranno fatti convincere dalle parole di Long John e hanno sperato di vedere il “messia” materializzarsi attraverso bonifici bancari milionari con cui far capitolare il “perfido” Lotito che invece se ne stava ben abbarbicato alla sua proprietà . Eppure, dopo poco più di sei mesi, Chinaglia ora casca dalla nuvole, dice di non conoscere questi signori, che sì li aveva visti una volta a una cena dove lo avevano invitato per proporgli l’affare Lazio. Come compenso avrebbe avuto la vice presidenza. “Quantum mutatus ab illo” direbbero i laziali che si ricordano un po' di latino e soprattutto ricordano un Chinaglia diverso, quello che incedeva con l’indice alzato verso la curva della Roma, quello che portava la Lazio alla conquista dello scudetto, quello che prendeva a calci nel sedere il giovane D’Amico, reo di non impegnarsi abbastanza.
Ma, dice Chinaglia, l’ho fatto per amore della Lazio. Qualcuno potrebbe chiedergli se in passato era stato mosso dall’amore per il Foggia, il Lanciano, il Marsala, la Triestina quando si parlò di lui come uomo immagine di cordate che volevano mettere le mani su queste società. Ma non glie lo chiederemo perché noi laziali abbiamo una debolezza nei confronti di Long John perché siamo portati a perdonargli tutto, nel ricordo di quella foto con il dito alzato. A questo punto non possiamo che sperare che anche lui senta il bisogno di rispettare quella vecchia immagine di trenta anni fa.
Come dobbiamo ringraziare Claudio Lotito per aver resistito a tante pressioni, a tanti reiterati tentativi di condizionamento e, soprattutto, per non essersi messo al tavolo a cui lo invitava così perentoriamente Chinaglia. La Lazio, piaccia o non piaccia, resta saldamente nelle sue mani ed ora spetta a lui, a Lotito, il compito indilazionabile di ricostruire l’ambiente così profondamente diviso. Sta a lui il compito di ridare alla gente l’orgoglio di essere laziali, insieme alla voglia di ritornare allo stadio. Di consigli in questo senso ne ha avuti tanti, forse troppi, e non sarò io ad allungare la lista. Lui sa che oggi ai laziali manca il senso di appartenenza e a colmare questa lacuna dovrà lavorare.
In questa opera sarà aiutato sicuramente da Delio Rossi che è pronto ad assumere responsabilità sempre più vaste. E sarà aiutato, ne sono sicuro, dal risultato dell’arbitrato che toglierà tanti punti di penalizzazione, forse tutti. Infatti, se il compito degli arbitri è quello di giudicare della congruità delle pene in relazione alle colpe, non potranno fingere di non vedere l’enormità della sanzione inflitta alla Lazio, dimostrata da un semplice ragionamento matematico.
Il punto debole delle sentenze, lo ripeto, è la pena inflitta alla Reggina di fronte alla quale quella inflitta alla Lazio deve essere fortemente ridimensionata.

Giancarlo Governi