www.calciomercato.comdi Luca Capriotti
Il punto non è che la
Lazio ne abbia presi 5 in Danimarca, che si sia fatta sommergere dal fango degli olè dell’incredulo pubblico di casa, che è stato abituato ad un inizio di stagione manco buono.
Non è tanto il calo di tensione, o i gol subiti scioccamente. Non è crollare poi,
in maniera rovinosa ed umiliante. Il punto è l’essere vittima in una partita fino al primo gol controllata serenamente o quasi.
È il ruolo di vittima il problema. È il germe che ha denunciato in conferenza Sarri a provocarlo. E il fatto che non si capisca niente, pure, è un bel problema.
VITTIMA DEGLI EVENTI - La Lazio di Sarri si fa investire dai danesi del Midtyjlland in maniera assurdamente naturale, come sotto una slavina.
Il ruolo di vittima è la cosa più insopportabile. La Lazio non è stata in grado di volgere a proprio favore nulla.
Nulla, dai momenti negativi, ai rigorini, alle folate offensive di un ottimo Isaksen. La versione biancocelesti del Bodo Glimt corre, è una buona squadra ma spezzetta letteralmente la Lazio. E la Lazio muta: reagisce poco, male, non sfrutta le occasioni, perde i principi di gioco e si fa sbeffeggiare.
Una vergogna, sarebbe il commento tecnico più sintetico. Ma non è un problema tecnico, questo è un dramma strutturale.
Tra i senatori, tra le mura dello spogliatoio, qualcosa si annida, come una muffa.
Ma nessuno ha scoperto cosa ci avvelena. E pure questo è grave.
LE COLPE - Sarebbe ingeneroso parlare di colpe,
dello scivolone di Gila o dei terzini impresentabili (diciamolo) o di una manovra sterile, pulita ma mai davvero cattiva. Appena i danesi hanno alzato il tiro, hanno segnato e segnato e segnato. Q
ui il problema è pensare di potersi permettere scampagnate europee, come se fosse plausibile andarsene in trasferta con questi atteggiamenti, questo trascinarsi, questo lasciarsi trascinare.
Uno spettacolo indegno. Sarri ha detto che dopo la partita non si parla, beh, noi che dobbiamo diciamolo:
non sono 10 passi indietro, è sempre la stessa personalità loffa, vacua, la stessa piaggeria di. sempre, dei soliti blackout di questo gruppo. La colpa non sarà mai dei Gila, ma di chi non si prende questo gruppo sulla spalle davvero, di alcune lacune risapute ( i terzini ce li porteremo dietro così fino a gennaio)
e in generale di una leadership Intermittente e vanitosa ed egoista. Qualcuno dei big dovrà un giorno spiegarci questi cali di mentalità.
Sono loro i primi responsabili morali. Non è solo questione di mentalità, ma mi sembra un difetto genetico di questo gruppo, una muffa atavica. Si divertono, stanno bene, si scordano di giocare a calcio, vivacchiano senza riuscire a trovare ambizione di continuità. Colpa di Sarri? Forse no, in parte sì.
Parla di questo germe, è un messaggio? Se lo è, è criptato. IL GERME - Sarri lo ha chiamato un germe, forse involontario.
Un germe di superficialità, di presunzione, un germe che Sarri non sa diagnosticare prima, non ha individuato. Forse è questa la cosa più inquietante.
Si può correggere? Dovrebbe dircelo Sarri, ma sembra non averne cognizione. La partita storta ci sta, orrida no. La sconfitta ci sta, l’umiliazione no.
Questo è un gruppo, uno spogliatoio che queste notti, queste partite le vive, e da anni.
La colpa sarebbe di Sarri, da prima dell'arrivo di Sarri? Forse è l’ignoranza della cura l’unica colpa di Sarri. Ma se c’è un germe, in questo spogliatoio, va fermato, stoppato, sradicato. Fosse anche il nostro giocatore preferito.
Se quello di Sarri è un messaggio, poco chiaro a noi, ma più chiaro internamente, allora che sia recepito. Se invece è uno sparacchiare a caso, ci ha regalato un buon titolo, ma non aiuta a diradare uno scenario su cui è calata la notte, da che sembrava intriso di ottimismo e speranzoso.
Andava tutto bene, poi la solita, ennesima mazzata. Storia della nostra vita?
Farsi una serata da incubo ci sta, ma anche solo ipotizzare che si possa ripetere una sola altra volta non è solo masochismo puro, ma altrettanta pura follia.
Non capire perché, è un problema. Più di qualsiasi altro, il gioco, gli interpreti, i singoli, gli errori. Mai più, se questo gruppo, al di là del gioco, della tecnica, dei valori umani, ce la fa a livello caratteriale.
Mai più, ma per i mai servono uomini a cui girano tanto. E bisognerebbe capire il problema.