La Repubblica ed. Roma
Con la Juve altro ko un punto in sei partite Ora Pioli traballa Il favorito è Yakin
I pochi tifosi contestano Lotito e la squadra Klose & co. in campo con la maglia del GiubileoGIULIO CARDONE MARCO ERCOLE
SERVIVA un miracolo, ma la partita con la Juve non era proprio l’ideale per una resurrezione. Alla Lazio non basta nemmeno la benedizione del Papa e la maglia in onore del Giubileo (con la scritta “Anno Santo della Misericordia”): ad avere la meglio sono i bianconeri, meritatamente e senza nemmeno troppi problemi. Ci pensa addirittura la stessa squadra di Pioli a sbloccare il risultato con l’autorete di Gentiletti al 7’. A livello simbolico, quasi un innalzamento della bandiera bianca. Ma i ragazzi di Allegri hanno fame, non pietà. E già al 37’ raddoppiano con Dybala, libero di palleggiare a pochi metri dall’area, sistemarsi il pallone con la coscia e calciarlo all’angolino. Mentre l’argentino esulta, Pioli si morde il labbro. È preoccupato. All’intervallo prova a cambiare le ali: toglie Candreva e Kishna per Felipe e Keita, ma il risultato è lo stesso.
Perché l’attacco sterile non è il solo problema di questa Lazio, costretta a giocare con la fragile coppia di centrali difensivi Mauricio-Gentiletti. Non proprio il massimo, come spiegato da Tare nel prepartita: «L’infortunio di De Vrij ci ha condannati, ha sconvolto i nostri piani». Chissà che questa sconfitta, la quinta nelle ultime sei di campionato, non alteri anche quello che prevede la conferma di Pioli in panchina: «Vogliamo uscirne insieme a lui», ha confermato il ds. Ma ora la situazione si fa davvero preoccupante e l’ombra dei vari Yakin (in pole), Lippi e Brocchi sempre più ingombrante. Nel dubbio, la tifoseria (perlomeno i pochi presenti) se la prende con Lotito. Ai consueti cori contro il presidente biancoceleste partecipano anche i tifosi della Juve. Visti i rapporti ostili con Agnelli, uno smacco vero e proprio per Lotito. Che, inquadrato dalle telecamere, replica piccato. I laziali non risparmiano nemmeno i giocatori, con impietosi “olè” ad accompagnare ogni passaggio. Finisce con Biglia che, incredulo, si copre il viso per la disperazione e Marchetti che si guarda intorno allibito. Altro che misericordia per il Giubileo, insomma.
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