Autore Topic: Il paradosso del sorite 2.0 e Mathias Almeyda, il suo possibile inverso.  (Letto 544 volte)

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Offline Frusta

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Il Mercoledì 6 Giugno 2012 alle ore 19:55:20 aprii un topic intitolato:

Lotito, Eubulide di Mileto e il paradosso del sorite.
Ovvero
Boris Vian e fino a che punto un insieme può reggere una sottrazione.


Che partiva da questa (lunga) premessa:

Verso la metà del IV secolo avanti Cristo Eubulide di Mileto constatò che un mucchio di sabbia poteva essere ancora considerato un “mucchio” anche dopo averne asportato un granello.
Anche dopo averne asportati due.
Anche dopo averne asportati tre.
Anche dopo averne asportati quattro…
Poi continuò ad asportarne altri chiedendosi quanti ne avrebbe dovuti asportare perché quell’ insieme di granelli potesse ancora essere definito mucchio.
Siccome soròs in greco significa mucchio, chiamò paradosso del sorite il quesito che si stava ponendo e lo diede da risolvere agli allievi della scuola magarica che in quel momento dirigeva.

Poi continuò beatissimamente a coltivare la sua unica ragione di vita, e cioè quella di provare ad estromettere Zenone dal trono di re dei paradossi ponendosi nuove ed sensatissime domande.

Come, tanto per riportarne qualcuna, se sia attendibile un bugiardo che afferma di mentire. Oppure se chi ritiene di possedere quello che non ha perso, può continuare ancora a ritenerlo anche dopo che gli si è fatto notare, ad esempio, che non possiede nè la coda nè le corna pur non potendo affermare di averle mai perse...

Cose così, insomma. E fin qui nulla di strano: chi ha una vaga conoscenza dei filosofi greci sa che erano capaci di campare facendo anche di peggio

Qualche anno dopo, diciamo un paio di millenni abbondanti, Boris Vian, un ingegnere anomalo che sosteneva che jazz e poesia potessero essere considerate branche della matematica, decise che l’unico modo per dare una risposta sensata al paradosso del sorite fosse quello di scrivere una poesia intitolata:

"Il sorite è un caso di un fenomeno più generale secondo cui a variazioni fisiche sufficientemente piccole (comunque misurabili) non sempre corrisponde una “reazione” distinta da parte di un agente che le rilevi".

Poi si accorse che non era un titolo abbastanza jazzistico e lo cambiò in:
"Io non vorrei crepare".

Fin qui nulla di strano, chi ha una vaga conoscenza di Boris Vian sa che sarebbe stato capace di tutto pur di campare all’infinito. Riporto qui i primi versi della poesia, gli altri potete cercarveli su gugle.
Eccola:
Io non vorrei crepare
senza aver visto almeno una volta quei piccoli cani
messicani
neri che senza sognare
dormono a ciel sereno. Senza aver conosciuto ai tropici le voraci
scimmie divoratrici
con il sedere nudo. O anche i ragni argentati
dai serici nidi felici di spruzzi traforati.
Io non vorrei crepare ignorando...
E continua togliendo UNA cosa da fare per volta alla vita che gli rimane prima dell'ultimo secondo, quello che, una volta tolto, fa si che la parola vita cambi nome.


Per approdare a questa domanda:

"Claudio Lotito, quante cose ci devi togliere, una ad una, fino a quando La Lazio diventerà una cosa diversa?"

Giustamente mi si faceva notare nei commenti che Lotito molte cose aveva aggiunto alla Lazio e che nessuno, e lui men che meno, avrebbe mai potuto toglierci la lazialità; però, però.
Parlo per me che ero lì sugli spalti "quel" 21 giugno e "quel" 27 agosto del secolo passato e per chiunque stia come me con le ruote sgonfie qui ora davanti alla tv in attesa che RAI3 ci colleghi con l'Olimpico, e quindi si ritenga assolto da tutti gli dei del calcio chiunque mi stia leggendo, però: prendendo il gol di Fiorini al Vicenza e quello di Salas al Manchester come le facce opposte della stessa meravigliosa medaglia, che per passione sarebbe rimasta meravigliosa allo stesso modo pure se fossimo caduti in C o se fossimo tornati delusi dal principato di Monaco, possiamo dirci che stiamo ribollendo di passione allo stesso modo e con la medesima intensità?
Però, da zero, il sorite dell'entusiasmo, granello dopo granello può ridiventare mucchio attraverso l' unica cosa di cui Lotito si è dimostrato incapace: la capacità di accendere l'entusiasmo.
Fiorini non era Messi, però chi di voi, potendo tornare indietro nel tempo, cambierebbe il poter assistere dagli spalti a tutti i gol di Messi con un solo gol di Fiorini?
Se Lotito avesse il pathos che non ha penserebbe ad Almeyda come primo granello per riformare il mucchio, ma appunto: non lo ha.
Ed io, stancamente (con qualche stupido brivido come l'uscita di Berisha su un rertropassaggio scellerato di Mauricio) lo vedo in attesa di qualcosa che torni ad infiammarlo.
Come la discesa di Candreva ed il tiro sul primo palo in questo momento. 

E sempre forza Lazio!

Ma per rifare il mucchio bisognerebbe rifare Lotito.



Lazio, ti amo con tutta la feniletilamina, l’ossitocina, la dopamina e la serotonina che mi circolano nel cervello, che rendono il mio pensiero poco logico e che mi procurano strane sensazioni in tutta l’anatomia e battiti sconclusionati nell’organo principale del mio apparato circolatorio.