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di Daniele Rocca
La Lazio acciuffa il pareggio a cinque minuti dalla fine. Brava a crederci fino alla fine, meno durante l'arco dei novanta minuti: distratta in difesa, poco lucida in fase offensiva, non pervenuta in mediana. Solo cuore, non basta a superare un Latina assatanato, a tratti incontenibile. I biancocelesti salgono a quota 8 in classifica, a meno 5 dalla Roma capolista. Un punto a partita in meno rispetto ai giallorossi, troppo poco per sperare di lottare fino alla fine per la vetta del Girone C.
FORMAZIONI - Confusione con le distinte. Cardelli sì, Germoni no. Anzi, il contrario. Difesa completata dalla coppia di terzini Manoni-Germoni e da capitan Mattia. Rokavec dimentica il documento a Formello, solo panchina per lui. In mediana spazio a Folourunsho, insieme a Borecki e Murgia. Palombi alle spalle di Calì e Rossi.
PRIMO TEMPO - Giornata di sole ma non è certo una Lazio illuminata quella arrivata a Latina: poche idee, ancor meno esperienza. I pontini la mettono sul fisico, i biancocelesti soffrono. Il vantaggio siglato da Taider suggella la superiorità territoriale dei ragazzi di Ghirotto. Le giovani aquile si aggrappano a uno schema su punizione per tornare in partita. Ottimo l'uno/due tra Dovidio e Murgia con quest'ultimo che trova la conclusione vincente. Ininfluente la deviazione di un avversario. Evidentemente le critiche gli fanno bene. Alessandro prende la squadra per mano quando c'è più bisogno di lui. I suoi calci piazzati mettono sempre in difficoltà la difesa pontina. La fine del primo tempo interrompe i biancocelesti nel loro momento migliore.
SECONDO TEMPO - Ricomincia nel peggiore dei modi la seconda frazione per la squadra di Inzaghi. Atiagli è bravo a sfruttare un'incertezza della difesa laziale. Latina di nuovo avanti. Il tecnico di Piacenza si affida agli uomini in panchina per risollevare le sorti della sua formazione: Borecki e Folourunsho lasciano il posto a Beqiri e Rokavec. Cambia poco o niente. Calì spreca un contropiede promettente, Murgia una punizione da posizione favorevole. Il bel gioco latita: troppi lanci, poco fraseggio. Ma è una Lazio che non molla mai. Gettare il cuore oltre l'ostacolo, la miglior qualità della Primavera 2016. Altra palla inattiva, ancora pareggio: prontissimo Calì a sfruttare un pallone vagante nell'area nerazzurra. Il 2-2 che ne scaturisce fotografa una battaglia, più fisica che tecnica, tra due squadre che ancora devono scoprire la loro vera identità.
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