www.calciomercato.comdi Luca Capriotti
Mentre scrivo, scherzo (io scherzo, loro non tanto) con i miei amici della
Roma (tutti ne abbiamo, non mentite) e chiedo con quante giornate di anticipo la Roma vincerà il campionato,
a poche ore dall'annuncio ufficiale di Paulo Dybala alla Roma. Scherzo, sperando che non mi ricaschi addosso, che il calcio è un'alchimia strana, ma nello stesso tempo
rifletto sul paradosso che si vive in casa Lazio. Dopo una campagna acquisti forse unica nel suo genere, abbondante, promettente, interessante, perfino nei tempi giusti,
con tutti i nuovi giocatori già in ritiro con Sarri, i tifosi della Lazio guardano l'entusiasmo – che è un po' una costante estiva dei cugini ok – dei dirimpettai e
scorrono le app di calciomercato. IL GRANDE COLPO – Quasi a voler rispondere, gira un video in cui alcuni tifosi chiedono ad uno
stremato Lotito (con il suo tipico sguardo alla Sordi, a metà tra lo strafottente e lo hybristes) di portare a Roma
Dries Mertens. Gli chiedono di fare uno sforzo. Lo chiedono perché la campagna acquisti è stata, come sopra, funzionale, estremamente pratica, tesa a sostituire i partenti e a ringiovanire tantissimo la rosa. Obiettivi raggiunti: ora c'è come la sensazione che serva la ciliegina sulla torta. Fatta di sogno, per intenderci. U
n nome da spendere nelle conversazioni al bar: non importa se ha una clausola di 20 milioni, se non gioca da 1 anno o se ha 35 anni, purché abbia un suo valore retorico e un suo hype.
Ovviamente è un gioco delle parti: sempre scherzando, è estate, scherziamoci su, riflettevo sull'anno in cui Lotito caccia 50 milioni, e la Roma gli prende Dybala sotto il naso, tipo spigola dopo che ti sei rimpinzato di pur buoni saraghi. La vita a volte è paradossale.
PARADOSSO – Ora, il colpo
Dybala è molto interessante, sportivamente, per hype, per tantissimi motivi, minimizzarlo è sciocco, e altrettanto è stigmatizzare l'entusiasmo, che dovrebbe essere una bella moneta da spendere per il tifoso (purché non diventi una specie di cadenzata illusione), ma credo fortemente che il tifoso della Lazio debba farsi i suoi conti, i Casale suoi.
Non è il momento di farsi tirare per la giacchetta: è luglio cavolo, il mercato sarà ancora lungo, il campionato non è ancora iniziato, le illusioni poi troveranno conferma o smentita sul campo come al solito.
Qui il faro a cui aggrapparsi non è Romagnoli (che a zero è un ottimo acquisto, MA NON E' NESTA FATEVENE UNA RAGIONE E SMETTETELA DI EVOCARLO PER FAVORE SI VEDE CHE NON L'AVETE MAI VISTO GIOCARE) o il Casale di turno, ma sempre quel tizio toscano, un po' burbero, che chiede ai tifosi di non fischiare Acerbi perché che diamine, "stiamo lavorando".
Quello con l'ossessione maniacale per i movimenti e le posizioni, quello che vuole il possesso e gli inserimenti col timing perfetto e tutto il resto, quello degli emoticon fumanti e i Maruzio. Sempre lui, Sarri. Il paradosso è che, al netto di un mercato importante per la dimensione della Lazio, e di un colpo grosso, alla fine quel tizio in panchina è la nostra miglior garanzia. E che il mercato sia stato fatto con lui, non contro di lui. T
utto il resto è bar, pittoresco, ma pur sempre bar.