116 anni di storia.
I primi 90 circa, una vitaccia. Tanta storia dalla nostra parte ma una vita nella terra di mezzo. Grandi giocatori, tante sofferenze, drammi atroci, una fede incrollabile e la speranza di poter volare alto. Più in alto di quello che abbiamo fatto finora perché c'è lo meritiamo.
Nel periodo cragnottiano pensavo di aver finalmente raggiunto il posto che realmente mi competeva, la scoperta successiva di aver vissuto un periodo dopato mi ha avvilito. Poi mi dicevo:"in fondo la storia ha sempre detto questo, perché sei affranto, questa è la Lazio".
Aver assaporato la Gloria, quella vera, quella che provi quando vinci davvero e sei consapevole della tua grandezza è incomparabile. Ti senti inebriAto, felice. La mia Lazio era finalmente famosa come avevo sempre sognato. Fare a meno di quelle emozioni mi ha pesato assai, più di quello che avrei mai pensato . Poi ho ricominciato a starle vicino, cercando di trasmettere ai miei figli quella passione irrazionale e palesemente masochista che mi aveva colpito da bambino. Bambino Laziale negli 80 era difficile più di oggi. Anni complicati davvero. Rapporto vero 10 a 1. Io però ero quello che credeva davvero che Claudio Vagheggi fosse più forte di Bruno Conti . La fede calcistica ti rende miope...
Oggi mi sento svuotato. In fondo penso: " questa è la Lazio, 116 anni di storia lo dicono..." ma non riesco più a trovare quella forza che mi ha accompagnato per 46 anni.
Vorrei che anche i miei figli godessero dei momenti che ho vissuto io, li meritano loro e tutti quei loro coetanei che hanon fatto quella scelta così difficile e così straordinaria di tifare Lazio!