www.lalaziosiamonoi.itdi Daniele Rocca
Non si può sempre vincere. E invece. La squadra di Inzaghi non conosce stanchezza. Ma soprattutto, non conosce il significato della parola sconfitta. Terzo derby vinto su cinque in stagione. Ormai ci hanno fatto il callo le giovani aquile: quando vedono rosso si scatenano. Metamorfosi da rapace a toro furioso. La Roma invece, quando vede Rossi, si piega. Lazio in finale per la terza volta in cinque anni, il sogno triplete prende forma. La Biancoceleste attende la vincente tra Fiorentina e Bari per conoscere la sua avversaria per lo scudetto. Sarà l’ennesima battaglia.
PRIMO TEMPO – Il sogno biancoceleste, la voglia di vendetta giallorossa. L’umidità di Savona il fattore imponderabile. Inizia con queste premesse la semifinale delle Final Eight scudetto tra Roma e Lazio. La squadra di Inzaghi approccia molto meglio al match: il primo quarto d’ora è tutto di marca laziale. Le due conclusioni di Murgia e le due di Tounkara la certificazione di tale supremazia. Ma gli undici di De Rossi non si demoralizzano, puntano tutto sulla fisicità e sui lanci per Vestenicky. Capita proprio sui piedi dello slovacco la prima chance giallorossa che anticipa di poco Guerrieri. Stesso esito per il colpo di testa di Calabresi qualche istante dopo. L’umidità si tramuta in pioggia e il terreno del Bacigalupo sembra risentirne. Aumentano i contrasti e le spallate, il bel gioco latita. Basterebbe un lampo per spostare i pesi sulla bilancia. Il pallone della svolta arriva a pochi minuti dall’intervallo: doppia magia di Fiore che crea la superiorità numerica sulla trequarti, il filtrante per Palombi è perfetto, ma il capocannoniere del girone C pecca di cinismo. Marchegiani tiene in piedi la Roma, la prima frazione si chiude in parità.
SECONDO TEMPO – Moto di orgoglio della squadra di De Rossi che esce dagli spogliatoi con maggior piglio. Ma è un fuoco di paglia: dopo pochi minuti è la Lazio che ritorna a prendere in mano il gioco. Pace stoico, Murgia ispirato. Prce prima e Tounkara poi sfiorano il gol del vantaggio. Il colpo di testa del croato deficita di forza, il destro del senegalese di precisione. La parità resiste. I due tecnici provano a scuotere i propri giocatori con le sostituzioni. Meno benefici del previsto. Le squadre si piegano sulle gambe, più di qualcuno rimane a terra per elemosinare qualche boccata di ossigeno. La Roma aspetta nella propria metà campo, sperando di sfruttare i contropiede. La Lazio ci prova più sull’onda dell’entusiasmo che su azioni ragionate. Un acquazzone si abbatte su Savona, i tre minuti di recupero non bastano per trovare il guizzo vincente.
SUPPLEMENTARI – La paura di perdere è maggiore della voglia di vincere. I rigori sembrano il finale già scritto di un romanzo dal copione sempre uguale. Terza volta consecutiva ai supplementari. Ma quando puoi schierare l’uomo della provvidenza, tutto sembra tutto più facile. Rinvio sbagliato da Marchegiani, Tounkara lancia al volo Rossi: il centravanti biancoceleste è glaciale di fronte al figlio d’arte. Nel secondo tempo supplementare si invertono i ruoli: De Rossi sfrutta anche l’ultimo cambio e punta tutto sulla fisicità di Soleri. Gli sforzi dei giallorossi si concretizzano grazie al colpo di testa di Calabresi, Guerrieri è battuto. Ma in soccorso della Lazio arriva la chiamata del guardalinee: fuorigioco, gol annullato. C’è ancora da soffrire, i palloni piovono copiosi nell’area biancoceleste.
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