www.corrieredellosport.itDagli sforzi della società alla tifoseria, l'analisi di una stagione da applausidi Fabrizio Patania
ROMA - Non è una sorpresa. La Lazio gioca il calcio più bello d’Italia, segna a raffica, difende bene. Otto vittorie consecutive incassando appena due gol. Pioli ha eguagliato le imprese di Maestrelli e Rossi, sabato può agganciare il record di Eriksson se riuscirà a battere la Juventus a Torino. E’ secondo in classifica, ha appena scavalcato la Roma, viaggia da mesi alle stesse medie di Allegri. Stessi punti (31) dei bianconeri nel 2015, primato nella classifica parziale del girone di ritorno a quota 27, tre lunghezze di vantaggio sulla Signora, a cui ha appena strappato un altro record. Con il poker rifilato all’Empoli, la Lazio ora possiede il miglior attacco del campionato con 58 gol in 30 giornate. Un fenomeno da studiare, da analizzare, da raccontare attraverso diverse chiavi di letture. Ecco i cinque segreti della Lazio.
GLI SFORZI DELLA SOCIETA’ - Niente sarebbe stato possibile senza gli investimenti compiuti da Lotito. Spinto dalla contestazione e dalla necessità di avviare un nuovo ciclo, in estate ha messo sul mercato quasi 30 milioni di euro per riscattare Candreva e per acquistare Basta, Parolo, De Vrij, Djordjevic, Braafheid, Gentiletti. Il ds Tare non ha sbagliato una mossa, a gennaio ha indovinato anche l’acquisto di Mauricio per colmare una lacuna in difesa. Erano stati commessi degli errori (soprattutto da Petkovic) nel semestre successivo alla Coppa Italia, Reja e Bollini lo scorso inverno avevano conquistato 36 punti e aiutato la dirigenza a impostare la rifondazione. Pioli è stato bravissimo, plasmando una squadra già costruita quando è arrivato a Formello. Il suo lavoro ha permesso di rivalutare alcuni acquisti dell’estate precedente. La cessione di Hernanes ha portato 20 milioni, 16 erano stati spesi per prendere Biglia e Felipe Anderson, oggi protagonisti. A giovani come Keita e Cataldi era stato disegnato un percorso. La programmazione, anche con qualche fisiologico errore, esisteva. E alla lunga ha pagato.
PIOLI - Se la Lazio oggi gioca il calcio più bello della serie A e ha ripopolato l’Olimpico, lo deve al suo allenatore. Si batterà con Allegri per la panchina d’oro a Coverciano. Ha lasciato il segno alla prima stagione in una piazza così complicata e prestigiosa. Veniva dal Bologna, in precedenza aveva allenato il Chievo e diversi club in B. S’è dimostrato tecnico di grande profilo. Dal punto di vista tattico, ha trasformato la Lazio. Propone un calcio offensivo, gioca all’attacco, diverte. Ha sgretolato lo scetticismo iniziale e ha soprattutto convinto i giocatori. Lo seguono, accettano le sue scelte. Ha formato il gruppo, acquistando credibilità all’interno dello spogliatoio.
IL GIOCO - La Lazio è l’espressione del calcio più bello praticato oggi in serie A. Ha un’anima italiana nell’ossatura della squadra e olandese nell’interpretazione. Nel girone d’andata aveva sorpreso per possesso palla, pressing, capacità di aggredire. Nei mesi è diventata una squadra matura, capace di gestire le partite, si difende meglio, sa sfruttare gli strappi e le accelerazioni dei suoi top player per ripartire in contropiede. Segna di testa, colpisce dalla distanza, sfrutta gli inserimenti dei centrocampisti, trova ampiezza nella manovra spingendo sulle fasce. Un calcio totale rappresentato dal miglior attacco (58 gol) della serie A e dall’imprevedibilità dei giocatori offensivi. Klose e Felipe hanno segnato 10 gol, Mauri 9, Candreva, Parolo e Djordjevic 7. Nessuno in Europa ha tanti marcatori in squadra.
LE STELLE - Si tende a sottovalutare il valore di alcuni giocatori. La Lazio quest’anno ha allestito un organico super per varietà di alternative e qualità. De Vrij-Biglia-Klose: è questa la spina dorsale della squadra di Pioli. L’olandese è stato eletto miglior difensore al Mondiale in Brasile, dove è arrivato terzo. Biglia era il play aggiunto dell’Argentina di Messi e Aguero, sconfitta in finale dalla Germania. Klose è semplicemente il centravanti che ha segnato più gol nella storia dei Mondiali. Parliamo di questi tre ed è superfluo sottolineare l’esplosione di Felipe Anderson. Gol e assist: è diventato in pochi mesi il giocatore più decisivo della serie A. Si identifica la Lazio nel brasiliano ex Santos. Sarebbe un torto trascurare Candreva e Mauri. E ancora Parolo, Lulic, Cataldi, Keita, Basta, Marchetti, Radu e così via. Una squadra così forte Lotito non l’aveva mai costruita. E’ una Lazio piena di stelle.
IL POPOLO LAZIALE - Un altro segreto è il ritrovato entusiasmo. L’amore della gente e l’energia emotiva che circonda oggi la Lazio, sono diventate il valore aggiunto. Bisogna rendere merito ai tifosi della Curva Nord, come al solito trainanti. Lo sciopero è stato interrotto ad inizio settembre, dopo il mercato, perché non si poteva abbandonare la squadra. Non sono stati fatti gli abbonamenti, ma acquistare ogni settimana il biglietto ha rappresentato uno stimolo forte a Formello. La Lazio “doveva” riprendersi i suoi tifosi, aveva un impegno e una promessa da onorare di partita in partita. L’ambiente, di nuovo compatto, ha garantito un bel sostegno, fondamentale per consentire a Pioli e ai giocatori di lavorare bene e trovare gratificazione. I risultati e il silenzio di Lotito (distratto dalle battaglie federali) hanno fatto il resto. Si sono aggiunti gli altri tifosi, di solito abituati al salotto di casa e alla televisione. L’Olimpico è passato dal deserto al pienone, i cinquantamila per la partita con l’Empoli rappresentano un traguardo impensabile sino a sei mesi fa. Ora i tifosi diventeranno decisivi per sostenere la Lazio sino al 31 maggio. Il secondo posto e la Coppa Italia sono gli obiettivi da raggiungere per rendere indimenticabile una stagione da sogno.