Autore Topic: E' morto Cossiga  (Letto 6572 volte)

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zorba

Re:E' morto Cossiga
« Risposta #40 : Giovedì 19 Agosto 2010, 06:56:27 »
Qui a Sassari già da quest'ora è stato predisposta una specie di 'zona rossa' negli isolati tutt'intorno alla chiesa di San Giuseppe. Vigili urbani già girano armati di fischietto e blocchetto delle multe per evitare che si parcheggi nei pressi della chiesa (e per chi come noi deve trovare uno straccio di posto non a pagamento per poter andare a lavorare sono rotture.........).

E per fortuna che il fu presidente 'Franzischinu' (come lo chiamavano qui a Sassari) non ha voluto solenni funerali di stato.......  ::) ::) ::) ::)

zorba

Re:E' morto Cossiga
« Risposta #41 : Giovedì 19 Agosto 2010, 07:26:12 »
(Il Fatto Quotidiano 19.08.2010)


PICCONATE AL PICCONATORE

Centinaia di post su il  Fattoquotidiano.it   dedicati alla morte di Cossiga: attacchi e polemiche per il suo ruolo

(di Luca Telese)

Il fenomeno è iniziato, prima ancora della morte, sul sito de la Repubblica. Poi è proseguito su quello de Il Manifesto, de l’Unità, e ovviamente sul nostro: seicento commenti solo ieri, in calce al mio articolo sulla biografia di Francesco Cossiga la maggior parte critici. Toni forti, duri, spesso polemici, per rivendicare (talvolta) anche il diritto all’ingiuria, per criticare il mio ritratto, accusato – più o meno rudemente di agiografia o benevolenza: “Dico si agli insulti a CoSSiga – si leggeva in uno dei più teneri con tanto di doppia runa – se li merita ampiamente, anzi, meritava di morire in galera” (Danilo). Oppure: “Tutti gli omicidi fatti da Gladio e Servizi segreti in Germania all’october fest, in Francia in Italia, gridano vendetta” (Piero). Quali omicidi, e commessi da chi?

QUESTO GIORNALE invece di nascondere la polvere sotto il tappeto questo dibattito lo vuole aprire. Si può o si deve ingiuriare “l’avversario politico” (che per alcuni diventa senza mediazioni “il nemico”). Cosa, in una lunga biografia, lascia il segno? “Ricordo solo – scrive Bruno Ct - che Cossiga disse: ‘Massacrare i manifestanti senza pietà!’. Non insulto nessuno, riporto FATTI! Un uomo vergognoso!”. Molti hanno citato queste frasi, che da sole però non sono e non spiegano tutta una biografia (ma che andavano e abbiamo ricordato). Il nodo è: elencate le tante contraddizioni di Cossiga (dagli anni di piombo alle rivelazioni sulle stragi) si può provare a consegnare alla storia anche un giudizio più sereno e meno ideologico? Si può leggere anche nella sua contraddittorietà una nota di grandezza rispetto al tempo dei nani che viviamo? Io ne sono convinto. Qualcuno ci ha scritto con beffarda ironia: “Me lo vedo nell’inferno dantesco preso a calci nel sedere da Stalin e Lenin ma tenuto fermo da Moro mentre lo insultano in coro le vittime di Piazza Fontana e della stazione di Bologna!!”, scrive Gpaolo58. E ancora: “Cossiga stava da una parte del Muro e Gladio – ci ha scritto Indipendente - ne era il braccio armato nascosto”. Io ho un’opinione: si intuisce in questi giudizi ipersemplificati e trancianti una visione quasi demonologia dell’avversario (o presunto tale), in cui Cossiga diventa la caricatura di Cossiga: “piduista” (cosa che non fu mai), “gladiatore”, “fascista”, “stragista”….

SI ARRIVA a categorie fumettistiche o manichee: buono o cattivo, bianco o nero, bene o male. Ha senso? Secondo me no. Aiuta a capire? Figuriamoci. Quando muore un personaggio controverso, ci si esercita per comprendere il senso della sua storia, non nel tiro a segno per rafforzare la propria identità. Non si fanno apologie, ma non si confezionano nemmeno stereotipi auto-rassicuranti. Vale per Cossiga, non solo per lui.

E QUI SI APRE un altro problema: questa è la mia opinione, altri, anche in redazione, la pensano diversamente e lo hanno scritto su queste stesse pagine. Un giornale come Il Fatto deve avere forse un punto di vista univoco sulle cose? Ne abbiamo parlato anche ieri, in riunione, e la risposta a questa domanda è che siamo quotidiano laico, non confessionale, plurale (e talvolta persino controversiale) nel suo modo di vedere e raccontare le cose: altre testate preferiscono suonare spartiti intonati, noi no. Su queste pagine troverete sempre sapori forti, spesso diversi. Tre articoli, diversissimi fra di loro per taglio e scrittura (e sul sito una intervista di Giuseppe De Lutiis che rileggeva criticamente il suo rapporto con la memoria della Stragi) ieri ricostruivano le diverse sfaccettature della figura di Cossiga. L’uomo da cui Nando Dalla Chiesa si sentiva offeso, ma anche quello che Gioacchino Genchi ricorda nel suo blog: “Presidente, lei mi ha difeso, ma io scriverò male di lei nel mio libro”. Sorriso: “Lei può farlo” (Guascone? Cavalleresco? Furbo? Tutte queste cose). C’è il rischio di ricostruzioni acritiche? Leggendo questo messaggio (in origine tutto in maiuscolo) sembra il contrario: “Dopo la morte di Benito Mussolini si è detto e si dice che ha dovuto fare certe scelte ma sai in fondo era un uomo daiiiii non spariamo cazzate era un uomo, speriamo che il nostro giornale si ricordi bene il vero Cossiga” (Nurce Gjergj) scrive. Alcuni, meno ultimativi, hanno detto cose più acute. Ad esempio Moreno: “Era un abile costruttore di labirinti…forse, alla fine, ci si è perso anche lui”. Già. Altri lo hanno, a loro modo, difeso: “Era una destra da rispettare, verace e a volte feroce, mai becera se non quanto lo è il potere. Rispetto e rimpianto oggi, anche per via di tutta quella miseria che abbiamo sotto gli occhi: uomini di potere senza alcuna qualità” (Barbablù).

Ma su una cosa in questo giornale siamo d’accordo tutti: non si odia, non si brinda alla morte, non si augura il male a nessuno. Non agli avversari, e nemmeno ai nemici. Dovrebbe essere scontato, purtroppo non lo è: ma si scrive per raccontare notizie, storie e idee, non per collezionare consensi. Anche questa è una picconata (postuma).

Offline AlenBoksic

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Re:E' morto Cossiga
« Risposta #42 : Giovedì 19 Agosto 2010, 09:09:06 »
La macabra «gaffe» di Libero: «Sta bene, alla faccia dei gufi»Francesco Cossiga moriva nel suo letto nel reparto di rianimazione dell’ospedale Gemelli e nelle stesse ore Libero andava in edicola con un articolo di Giampiero Mughini in cui si celebrava «lo sberleffo a gufi e cretini». Dopo le notizie di lunedì che facevano illudere un miglioramento delle condizioni del presidente emerito, infatti, Libero scriveva che «lo avevano dato per spacciato e su internet i soliti imbecilli inneggiavano alla sua morte. Ma il presidente vincerà anche questa sfida». «Ben tornato presidente Francesco - scriveva Mughini in prima pagina - siamo felici che le sue condizioni di salute siano tornate buone».

Adesso sappiamo chi è il gufo...
tornando seri qualche articolo di ieri dedicato a Carpelo  ;)

http://cerca.unita.it/data/PDF0115/PDF0115/text13/fork/ref/10230ih1.HTM?key=zanda&first=1&orderby=1

http://cerca.unita.it/data/PDF0115/PDF0115/text13/fork/ref/10230ihn.HTM?key=segni&first=1&orderby=1

http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2010/08/18/un-personaggio-pirandelliano.html

http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2010/08/18/le-metamorfosi-di-un-presidente-doroteo.html
Voglio 11 Scaloni

bak

Re:E' morto Cossiga
« Risposta #43 : Giovedì 19 Agosto 2010, 19:53:33 »
E pure io una discussione serie sul Cossiga politico la intavolerei ancora, anche con Skorpius e Boks che hanno contestato l'intervento di Carpelo.
Nel merito, di Cossiga, cosa ne pensate ?

no ... diciamo che, in generale, non siamo ancora maturi per affrontare tematiche "delicate" senza accapigliarci ... tutto qui

No, non credo, carpelo ha sbagliato per sua stessa ammissione, ma quì credo, alberghino persone ancora in grado di intavolare una discussione franca, a volte aspra, ma scevra da lucchetti o bannazioni di ogni tipo. Sta a noi, a ciascuno di noi, fare un piccolo sforzo per il futuro, senza voltarci a vedere passati che non ci sono più.
Se ognuno di noi tiene alla crescita di questo forum, non sarà così difficile.

Skorpius, nun fà strunzate. T'aspettiamo, magari anche per discutere di Lazio o tdt, ma ti aspettiamo.

zorba

Re:E' morto Cossiga
« Risposta #44 : Venerdì 20 Agosto 2010, 07:31:47 »

zorba

Re:E' morto Cossiga
« Risposta #45 : Lunedì 23 Agosto 2010, 08:28:22 »

Offline Sol Invictus

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Re:E' morto Cossiga
« Risposta #46 : Lunedì 23 Agosto 2010, 13:34:12 »
(Il Fatto Quotidiano 19.08.2010)

Ma su una cosa in questo giornale siamo d’accordo tutti: non si odia, non si brinda alla morte, non si augura il male a nessuno. Non agli avversari, e nemmeno ai nemici. Dovrebbe essere scontato, purtroppo non lo è: ma si scrive per raccontare notizie, storie e idee, non per collezionare consensi. Anche questa è una picconata (postuma).

E detto da una parte non terza, acquista ancora più valore.

Rileggevo le pagine passate. Il problema sta nell'esultare per una morte: non nel criticare, anche in morte, l'operato del defunto, attività del tutto lecita.

Trovo comunque molto interessante come il topic si sia automoderato: altra dimostrazione di maturità degli utenti; questo, secondo me, apre ulteriore possibilità alla trattazione di temi anche politicamente scabrosi.

zorba

Re:E' morto Cossiga
« Risposta #47 : Mercoledì 25 Agosto 2010, 19:19:44 »
(Il Fatto Quotidiano 25.08.2010)

Io e Cossiga, non solo lontani

(di Adriana Faranda)

Politico controverso, Francesco Cossiga. Come i miei sentimenti per lui. Non ho scoperto mai chi era l’uomo. La sua storia e il suo ruolo, che ricoprì fino alla fine, nei nostri incontri lo offuscarono sempre. E forse anch’io, la donna che aveva dismesso gli abiti rivoluzionari per l’anonimato di una vita normale, restai per lui nell’ignoto. In me, rispettava e cercava l’ex-combattente, che aveva impugnato le armi per abbattere quello Stato a cui lui aveva sacrificato tutto. Mentre io andavo in cerca della persona che si celava dietro il fumo dei lacrimogeni e dell’intransigente linea della fermezza. Non so dire esattamente cosa mi unisse a lui. Credo sia stata la percezione limpida del dolore che si portava dentro, così diverso e così simile al mio. Tutto il resto sembrava separarci. Lui, uomo d’ordine e delle istituzioni, deciso a difenderle a qualunque prezzo, profondamente conservatore al di là delle apparenze come si addice a un vero “gattosardo”, fervido estimatore delle forze armate, forte delle sue certezze. Dall’altra parte io, un tempo convinta della necessità della violenza rivoluzionaria, da scagliare contro quel sistema che tanto orgogliosamente lui sosteneva e difendeva, forte soltanto dei miei poliedrici dubbi. Eravamo stati su trincee contrapposte, che si appellavano a una diversità radicale. Eppure, mio malgrado, vedevo tratti comuni. Io portatrice di un manicheismo un po’ demodé, agganciato alle tradizionali opposizioni buono/cattivo, giusto ed ingiusto. Lui di un manicheismo ”funzionale”, obbediente/disobbediente, affidabile e sovversivo.

L’illusione dell’etica

IN ENTRAMBI i casi, due pesi e due misure. Con Macchiavelli, Cossiga mi diceva che le doti etiche nella lotta politica sono pure illusioni. Il dovere di chi governa è vincere e mantenere lo Stato, castigare in modo esemplare. E per un contestatore, un rivoluzionario? “Le norme morali assolute sono del tutto inoperanti. Il giudizio morale è condizionato, come il giudizio politico, dalle necessità interne della lotta” scriveva Trotsky, sintetizzando un principio di quella stessa dottrina che lo avrebbe ucciso. Ragion di stato contro Ragione rivoluzionaria. Questo avvenne in quegli anni. E non soltanto nel caso del sequestro Moro, il cui prezzo terribile fu pagato con la moneta dell’angoscia. Era il clima di una stagione della storia, pervasa dall’ansia di rifondare e trasformare tutto, ma anche da un desiderio malcelato di distruzione e di morte. La lotta, così intesa, non avrebbe potuto che figliare spietatezza, disumanizzazione progressiva, demonizzazione. Cossiga aveva incarnato il nemico perfetto, l’incomunicabilità, la repressione militare, la brutalità del potere. Cosa eravamo stati noi per lui? Cosa quei movimenti che agitavano la società? Forse soltanto una minaccia densa di corpi senza volto, privi di storia, identità irrilevanti. Nemicità assoluta. Chiusi i canali del dialogo, tutto si trasformava in guerra, seguendo le sue leggi di crudeltà, trascinando con sé anche arruolati inconsapevoli. Quante domande avrei voluto ancora fargli. Perché aveva dato quelle disposizioni di sapore pasoliniano: “Se vedete operai, giratevi dall’altra parte, ma se vedete studenti, massacrateli senza pietà.” Frutto del suo sentirsi “di sinistra, dalla parte dei lavoratori” o di una convergenza d’intenti col PCI, che chiedeva con forza il nostro annientamento? Forse entrambe le cose. Sta di fatto che nelle fauci della guerra caddero anche quei ragazzi che al tempo nessuno comprese fino in fondo,e che ponevano questioni vitali come libertà, rivoluzione sessuale, comunicazione, nomadismo, rete orizzontale, tutte in seguito riconvertite come funzione di sviluppo e di riassestamento.

L’ultima beffa

COSSIGA se ne è andato con un’ultima beffa. Nessuna lettera, per la gente comune. Vorrei, come molti altri, che venissero portate alla luce le verità ancora coperte da un segreto di Stato senza alcun senso ormai. Ma credo anche che insistere oggi a inchiodare Francesco Cossiga a simbolo del male, sia ripercorrere la stessa logica che ci ha portati nel baratro. Siamo stati figli dei nostri tempi, io degli anni Sessanta, lui della guerra fredda, ciascuno con i suoi miti, le sue storture, i suoi errori ed orrori. Oggi, è un altro tempo. Dico senza imbarazzo che mi ha addolorata la sua morte, e che ho sempre provato rispetto per lui. Sia pure se le nostre strade, opposte e parallele, mi apparvero separate alla fine da un ultimo filo spinato, levato come uno schiaffo sull’ultima curva, coi suoi “consigli” su come contrastare l’onda. Provocazione o confessione pubblica? Non importa saperlo. Mi ferì l’insostenibile “naturalezza” con cui la porse. L’immagine che ne ebbi fu che, mentre io ero riuscita a saltare giù da un treno di guerra ancora in corsa, sia pure con imperdonabile ritardo, lui si mostrava ancora insediato al suo locomotore. Per questo credo che le invettive postume, gli insulti e gli esorcismi non siano utili a nessuno. Forse molto meglio sarebbe scendere tutti giù da quel treno.