Autore Topic: LA NASCITA DELLA LAZIO  (Letto 648 volte)

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LA NASCITA DELLA LAZIO
« : Venerdì 9 Gennaio 2015, 13:21:27 »
da "In volo con l'aquila" di Giancarlo Governi 

Inizia il 1900, inizia il secolo nuovo. Inizia con un anno giubilare. Il secolo nuovo si lascia dietro la disfatta militare di Adua, lo scandalo della Banca romana che ha travolto un’intera classe politica. Si lascia dietro i cannoni di Bava Beccaris con cui il governo rispose alle giuste istanze del popolo affamato e che, due anni dopo, nel luglio del 1900 provocheranno il regicidio. Un anarchico, Gaetano Bresci, verrà dall’America per vendicare i morti di Milano.
Si lascerà dietro anche qualcosa di positivo che provoca speranze per il futuro. Nello stesso anno di Adua, il 1896, mentre i giovani italiani erano impegnati nella guerra, in Grecia, ad Atene, con le prime Olimpiadi dell'era moderna rinasceva l'ideale olimpico, che era un ideale di pace e di fratellanza tra i popoli.
I giovani hanno voglia di gareggiare, di misurarsi nelle pratiche sportive. A Roma, sulle rive del Tevere, si pratica il canottaggio, ma è sport per ricchi ed è precluso ai giovani del popolo. Per i giovani del popolo c’è il podismo, lo sport dei poveri che richiede soltanto buone gambe e buone scarpe, ma qualcuno ne fa a meno.
A Piazza della Libertà a Roma c’è un giovane che si chiama Luigi Bigiarelli, un bersagliere che aveva combattuto quattro anni prima ad Adua, in quell'esercito italiano che aveva subito una dura disfatta, per opera delle truppe abissine e che era stato costretto ad una lunga ed estenuante ritirata sulle alture del Tigrai. Lì Luigi forse ha imparato a correre. Ma lì Luigi che aveva conosciuto la barbarie della guerra, capì che lo sport poteva essere portatore di pace e di fratellanza fra gli uomini e fra i popoli. Ai suoi compagni, sono otto e sono più giovani di lui, Luigi propone, proprio sulle panchine di Piazza della Libertà, un nome beneaugurante e programmatico, di fondare una società podistica che consenta loro di gareggiare sotto lo stesso nome e con la stessa maglia. I compagni accettano con entusiasmo. Ora c’è soltanto da scegliere un nome e i colori della maglia e della bandiera. Ci vuole un nome più grande, più universale che si richiami agli ideali di universalità perseguiti dai giochi olimpici. Italia andrebbe bene, ma non è possibile. Quindi viene scelto Lazio, il nome più antico, che ovviamente comprende anche Roma. Il simbolo è l’aquila ad ali spiegate, l’aquila dell’impero romano quella che volò idealmente su tutto il mondo conosciuto. E i colori non potevano che essere i colori del paese delle Olimpiadi: il bianco e il celeste.
Il calcio arrivò poco dopo, portato da un ragazzo che lo aveva imparato a Parigi ma Bigiarelli non c’era più. Quando la società era cresciuta i suoi compagni gli proposero di assumere la carica di presidente. Ma Bigiarelli rifiutò: io ho fondato una società di eguali, disse, e lasciò l’Italia, ed emigrò nei Paesi Bassi. Uno dei primi italiani, pare che siano stati venti milioni, che lasciarono come emigranti il Paese nel secolo ventesimo. Cominciò così la grande avventura.

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