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Le linee di febbre non l’hanno intaccato. Anzi. Antonio Candreva, treno biancoceleste e della Nazionale azzurra, sulle linee ci corre. E anche veloce. Ventisette anni e ventisei partite in azzurro. Ieri sera finalmente la sua prima gioia. Dopo aver cambiato 8 maglie, sempre intrise di sudore in giro per l’Italia, alla Lazio si è fatto eleggere top player a forza di grandi prestazioni e gol. La febbre l’ha dribblata come un difensore avversario. “Era ora, ci voleva proprio. Stavolta il tiro mi è uscito proprio bene”, le sue parole ai compagni negli spogliatoi, come riporta la Gazzetta dello Sport. E per un Antonio che segna e gioca bene in campo, ce ne è un altro in panchina che sorride. Amaro per la prestazione, non ancora all’altezza, a trentadue denti quando vede che Candreva ripaga la fiducia e che presto potrebbe diventare il ‘suo’ Vidal nazionale. Qualità tecniche e carattere sono stati sempre gli attributi che lo hanno distinto, fin da piccolo, quando nei campetti romani gli altri ragazzini lo chiamavano 'Er puzza', classico nomignolo affibbiato a chi non riesce di perdere e che magari ‘rosica’ anche un po’. "Non accettava gli errori arbitrali e i falli cattivi degli avversari. Certo, non era il tipo che reagiva in modo scomposto, ma il suo modo di vendicarsi era quello di prenderti, puntarti e fare gol”, le parole di uno dei suoi primi allenatori, Streccioni. Adesso Antonio Candreva è cresciuto è ha una doppio mestiere. Di far volare in alto la Lazio e la Nazionale.
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