Una vicenda che può essere letta da diversi punti di vista:
1) gli abbuono sputi e tutto il resto che non proponeva appena arrivato a trigoria - dove ha imparato anche a simulare, e proprio da un tentativo di simulazione degno del suo capitano nasce l'infortunio che ha dato inizio al suo calvario - e non proporrebbe altrove: puzza perché è stato nella merda due anni, non perché non si lava
2) Come sportivo mi rammarico per il probabile addio di un centrocampista dalle qualità non comuni
3) Come laziale prendo atto - non esulto, si tratta pur sempre di un infortunio - della situazione, che toglie loro il giocatore più forte e l'unico in grado di garantire quadratura del cerchio e salto di qualità al tempo stesso
4) Capisco umanamente la posizione di eaglefly1978, ma non mi convince.
In primo luogo bisogna considerare il mondo mentale dei giocatori, che dai 10-11 anni in poi conoscono solo il pallone: togliere loro il calcio giocato - quindi l'unico riferimento a loro noto in termini di regole e stile di vita - lasciandoli con parecchi soldi in mano rischia di avviarli a un percorso pericoloso come persone.
In secondo luogo, di fronte a casi del genere mi viene in mente la tristezza negli occhi di Van Basten da quando non ha più potuto realizzare opere d'arte sul terreno di gioco: si tratta pur sempre di persone costrette precocemente, e senza colpe proprie, a non poter più svolgere il lavoro per cui si sentivano portate.
Certo, si può anche pensare che la vita sia solo essere giovani, con un po' di salute e pieni di soldi.
Basta non lamentarsi, poi, per l'edonismo e il materialismo dilaganti
5) Sulla mancanza di solidarietà e fair play: avanti di questo passo si esulterà anche per Castán, la strada è quella